mercoledì 26 agosto 2009

Come sabbia in un pugno

Ieri sera ospiti a cena. Chiacchiere e ricordi. Sembrava buona l'idea di tirar fuori dall'armadio le vecchie fotografie di parecchi anni addietro. Certo fa sempre molto piacere vedere/rivedere le facce irriconoscibili di familiari e amici com'erano un tempo. Però... il confronto è simpatico e ridanciano quando si fa sull'invecchiamento degli altri, diventa penoso e insopportabile quando lo si fa su se stessi. Mi sono rivisto com'ero una ventina di anni fa. Non sembro neppure la stessa persona, neppure quello in fotografia fosse un mio lontano parente con qualche tratto somatico in comune... Invece ero (e sono) io. Per certi aspetti (estetici) devo dire onestamente che mi piaccio di più adesso, il capello grigio ha sempre un suo fascino particolare e gli anni della maturità fanno la loro porca figura. La linea attuale è snella come mai (o quasi) lo è stata in passato. Per rivedermi con un rapporto peso/altezza abbastanza corretto devo tornare a ritroso ai tempi in cui giocavo a rugby. La mia sensazione di benessere, di forza e di salute di allora dava quasi un senso di onnipotenza e di indistruttibilità difficili da spiegare, se non "per sottrazione" in riferimento allo stato attuale. Non so se ho reso il concetto. Altri tempi..., come dicevo non sembro neanche lo stesso. Perchè adesso sono sì, magro e snello, ma malridotto fisicamente, con il cuore che da i numeri e con un sacco di stramaledetti problemi molto concreti che incidono pesantemente sul mio quotidiano, che neppure mi metto ad elencarli. Sono i segni del tempo che passa, nonostante si vorrebbe fortissimamente che non passasse. Il tempo è tiranno, si dice, e soprattutto se ne fotte di te e della tua volontà di essere come ti sentiresti dentro. Il tempo che passa ha una forza che lo rende invincibile e nulla lo può arrestare o rallentare. Non esistono palliativi, o segreti miracolosi. E' solo fumo negli occhi, una specie di gioco con se stessi in cui ci si convince di sentirsi bene e in forma come una volta, ma in realtà il tempo fa il suo corso. Che si voglia o no. Inesorabile e maledetto. Se dovessi raffigurare il tempo lo vedrei come un mano che stringe in pugno una manciata di sabbia. Attraverso le dita, per quanto forte si possano stringere, c'è sempre un rivoletto di sabbia che sfugge da ogni parte. Anzi più si stringe e più si sembra di avere il controllo della situazione, più la sabbia continua il suo percorso di dispersione. Granello dopo granello. Fino a che ci si accorge che in mano non è rimasto nulla, se non qualche residuo di sabbia. Che magari luccica anche, se colpita dalla luce. Ultimi bagliori e ultimi riflessi di quella che era un tempo la propria vita. Tempus fugit.
Vedersi in fotografia in un tempo passato e fare il confronto con l'oggi è inevitabile. La domanda è: ma sono io? Quello in foto è lo stesso di adesso? E ingenuamente mi sono messo a guardarmi attentamente, per vedere se l'immagine lasciasse trasparire qualche segnale del degrado che si sarebbe manifestato da lì a qualche anno. Ho finito per guardarmi in alcune foto in costume da bagno ad osservare com'ero prima della devastazione delle operazioni chirurgiche e di come sono adesso. Non non sono la stessa persona. Quello nella foto di allora non sono io. Oppure, è il contrario, sono io adesso che non sono quello della foto. Ma è strano, perchè soggettivamente sembra che non sia cambiato niente a livello introspettivo, che vi sia piena continuità del pensare, del riflettere. Invece non è così. Se fosse possibile davvero fare un confronto e mettere uno accanto all'altro i due soggetti, io-adesso e io-allora, chiunque si accorgerebbe che le differenze ci sono, eccome. Il fatto è che la gradualità dei vari passaggi stempera le differenze con il tempo. E' solo quando ci si va a sbattere il muso, per esempio davanti ad una fotografia, che le differenze emergono prepotenti e impietose. Io non vivo male la mia età psicologica. Il confronto con tanti miei coetanei è per me positivo, fatto salvo l'aspetto fisico. Mi piaccio tuttora, mi piace abbastanza il mio modo di ragionare, di essere. Anche se il tempo, oltre che maledetto quando ti fugge dalle mani, è anche maestro e, a voler bene ascoltare, insegna tante cose. E allora ci si rende conto inevitabilmente degli errori commessi, di tutti i percorsi fatti e che si potevano fare meglio o evitare. Peccato che sia impossibile rilevare gli errori che si commetteranno in futuro...

Il tempo, estremizzandone il concetto, significa morte. Per fortuna statisticamente e anagraficamente io sono ben distante da quel punto di arrivo. Ma ciononostante, i miei percorsi di salute mi hanno portato a cominciare a farne la conoscenza. Giusto per dire che in qualche modo non è una Signora del tutto sconosciuta. E' come se l'avessi vista passarmi vicino, giusto il tempo di farle una pernacchietta e salutarla, rimandandola da dove era venuta. Ma è una Signora che non fa paura, almeno a me non ha fatto paura. Certo incute rispetto, non ci si può scherzare troppo, se si incazza sono cavoli amari. Ma non mi ha fatto paura. La Signora rappresenta, -è-, un evento ineluttabile quanto naturale, non dipende da noi. Non esisterebbe la Morte se non esistesse la Vita. E siccome la Vita fa piacere viverla a tutti al meglio possibile, bisogna necessariamente accettare anche l'idea della Morte. Basta tenerla a distanza finchè è possibile, ma senza insistere troppo. Come dicono i saggi, non è importante quanto si vive, ma come si vive. Quando arriva l'ora, c'è poco da piagnucolare o chiedere dilazioni. La Signora è sorda da quell'orecchio...

3 commenti:

Unknown ha detto...

io stempero l'incazzatura che mi prende quando considero l'inesorabilità dello scorrere del tempo, con la considerazione che, se così non fosse, nessuno di noi potrebbe provare la gioia di diventare genitore.
"Consoliamoci con l'aglietto...", dicono a Roma...

Anonimo ha detto...

Si Angelo sei sempre tu. grasso o magro, una volta o adesso sii sei sempre te stesso.
Con affetto ed un abbraccio forte
Maurizio R.

Anonimo ha detto...

Caro Volpe, il tuo nomignolo la dice lunga..he he. La sento la sera la volpe abbaiare e mai penso che possa essere un maschio, ma sempre si dice la volpe e si pensa alle sue fattezze come a una sinuosa morbida coda e in effetti la volpe è tutta coda . Mi riesce perciò difficile applicare questa estetica ad un ex giocatore di rugby della cui estetica ho tutt’altra idea. Certo quando ho affermato che il tuo nomignolo la dice lunga non pensavo alla femminilità della volpe ma piuttosto alla sua furbizia proverbiale. Forse ti chiami volpe perché sei scaltro come lei? O magari ti è rimasto il soprannome di quando eri un rugbista? Un furbo in campo ? A me sembri una persona estremamente positiva, non so nemmeno come ho cominciato a seguire i tuoi scritti, sono una vecchietta rosicona e curiosa che si è semi adattata ai moderni mezzi di comunicazione ma di scarsa memoria ovviamente data l’età. Mi è molto piaciuto ciò che hai scritto sulle fotografie sul tempo e sulla morte. Discorsi e considerazioni piene di vita. Ti riferisci al tuo fisico senza schermi quasi con crudezza ma anche con amore . Hai ragione non è quasi possibile capire dai tratti giovanili delle foto quale linea morbida o soda del nostro viso e del nostro corpo cambierà il suo assetto per diventare ciò che siamo ora che il tempo è passato, come non è possibile fermarci in tempo prima di commettere un errore addirittura pur volendo non si riesce ad evitare di commettere gli stessi errori…
Il tempo ci cambia. Qualche giorno fa guardando in tv un servizio di Minoli, mi sono ritrovata un po’ sconvolta a fare gli stessi tuoi paragoni quando in chiusura del servizio a lui dedicato sono passate le foto da giovane di un amico che non c’è più, i capelli lunghi, la moto, i sorrisi pieni di futuro, l’espressione sempre quella, come se la sua vita si stesse tranquillamente svolgendo e quel tempo mi sembrava così fermo e immutabile un tempo in bianco e nero come tutto sembrava essere in quegli anni. Finito il programma mi sono ritrovata a cercare fra le foto di casa come per assicurarmi quella immobilità e veramente ho trovato altra gente altra da noi. Mio marito capelli lunghi tutti neri allampanato, io una ragazza dalla faccia seria i capelli lunghi divisi a metà attorno al viso i jeans a zampa di elefante e gli altri come noi come sorpresi di trovarsi lì a cambiare il mondo. Ma come è stato che siamo invecchiati? Ce ne siamo accorti? Un paio di quegli amici non ci sono più . Con altri ci siamo persi. I figli sono grandi, a guardare quelle nostre foto sembrano due mondi diversi e sconosciuti tra loro, eppure siamo sempre noi ma si fa fatica a riconoscere i visi ..
Contrariamente a te io non mi sento molto soddisfatta di me: tanti errori, orgoglio, stupidità, egoismo e chi più ne ha più ne metta ma siamo alla ricerca perenne di noi stessi e, forse, lottiamo per diventare semplicemente ciò che siamo. Scusa la lungaggine