sabato 27 gennaio 2018

Liliana Segre, serenità e lucidità per non dimenticare

Il giorno della memoria. La strage di 6 milioni di ebrei ad opera della Germania nazista di Hitler. Ma anche, purtroppo, con la collaborazione dell'Italia fascista di Mussolini. 
In tempi di revisionismo e negazionismo come quelli attuali, oggi se ne parlerà su tutti i media e poi da domani tornerà l'oblio su un argomento noioso o scomodo, perfino negato nella sua storicità dai gruppi di estrema destra. Non solo, ma chi tirerà fuori a sproposito argomenti su razza bianca e la sua presunta superiorità troverà sempre qualcuno disposto ad acclamarlo e a dargli credito e finirà per raccogliere consensi per le sue uscite razziste (vedasi il recente caso del candidato leghista alla regione Lombardia).
Io vorrei celebrare la giornata della memoria proponendo un'intervista a Liliana Segre, una superstite delle deportazioni fasciste ad Auschwitz. Nel 1938, a seguito delle leggi razziali volute da Mussolini, fu espulsa da scuola. Era una bambina di terza elementare, ma comunque considerata un nemico da isolare ed abbattere.
Il 30 gennaio 1944 venne deportata dal Binario 21 della stazione Centrale di Milano al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Fu separata dal padre, che non rivide mai più e che sarebbe morto il 27 aprile. Anche i suoi nonni paterni furono deportati ad Auschwitz, dove morirono due mesi dopo.
Nei giorni scorsi è stata nominata Senatore a vita della Repubblica dal Presidente Mattarella. Un grande gesto per una grande persona. Se avrete la bontà di ascoltare l'intervista mi darete ragione per la serenità e la lucidità con cui affronta l'argomento della discriminazione razziale nell'Italia fascista di cui è stata vittima e la morte dei suoi famigliari ad Auschwitz. Un esempio per tutti.
Riascolta il podcast Liliana Segre. La bambina cacciata da scuola ora entra in senato
RADIO24.ILSOLE24ORE.COM

domenica 21 gennaio 2018

Contro il suffragio universale (?)

Il punto di domanda vuole esprime dubbio e perplessità. Perché l'argomento è grave, spinoso, anche doloroso e pericoloso. Tuttavia, mi rincresce ammetterlo, non riesco a non essere d'accordo con il contenuto dell'articolo che trovate riportato nel link sottostante e che vi invito a leggere senza pregiudizi. Intorno a me vedo tanta, troppa, gente che non ha la più pallida idea di cosa significhi consapevolezza e conoscenza dei principali fenomeni sociali, che non riesce a distinguere il vero dal palesemente falso, che accetta qualunque cosa gli venga propinata, che concentra i propri interessi solo su certi temi e che al di fuori di questi è assolutamente avulsa dalla realtà. L'esprimersi sempre per luoghi comuni è il primo segno da cogliere per riconoscerli. E' come affidare la gestione del proprio cervello ad altri e nel frattempo chiuderlo sotto chiave a tripla mandata in attesa di utilizzi futuri. Poi un attimo prima di andare a votare decidono a seconda del vento che tira, ascoltando chi strilla di più o dando fiducia a chi le spara più grosse facendo leva sulla "pancia" dei cittadini. Ma credo che sia più probabile veder atterrare un disco volante davanti al Colosseo piuttosto che mettere in discussione il suffragio universale.

(cit) Che la democrazia sia in crisi, è oggettivo. Francis Fukuyama nel 1992 sottolineava come la democrazia liberale avesse raggiunto il suo apice nel XX secolo, per poi crollare in una lenta, inesorabile discesa verso gli abissi. E questa crisi è colpa un po’ di tutti: cittadini disinteressati e ignoranti, politici miopi e disonesti e media che informano poco e male. Il futuro di ogni Paese, almeno lì dove le elezioni sono libere e trasparenti, è però nelle mani del cittadino. È lui che abbocca alle bufale delle scie chimiche, è lui che condivide su Facebook l’opinione del parlamentare secondo cui la soluzione alla crisi economica è stampare più moneta, è sempre lui che inneggia alle ruspe o che ritiene che il male principale d'Italia siano i migranti.

In definitiva, è la massa di quel tipo di cittadini a scegliere. E lo fanno anche per tutti gli altri perchè sono molti, molti, di più...

http://thevision.com/politica/contro-suffragio-universale/ di LUIGI MASTRODONATO

CONTRO IL SUFFRAGIO UNIVERSALE


DI LUIGI MASTRODONATO    16 GENNAIO 2018

venerdì 19 gennaio 2018

Conta solo il colore della pelle

Ormai non resta che ammetterlo. Gli italiani sono un popolo sempre più razzista. I social hanno dato piena voce alla parte peggiore degli italiani, quella ignorante, rozza e retriva, che non prova neppure a usare il cervello. 
Prendiamo il recente caso di Larissa Iapichino. E' figlia d’arte, suo padre è Gianni Iapichino, ex campione italiano di salto con l’asta. Sua madre è Fiona May, campionessa mondiale e atleta olimpionica per la Nazionale italiana. Dal 1994 Fiona May è italiana. Larissa invece, classe 2002, è italiana da sempre. Larissa ha stabilito un record nel suo sport, il salto in lungo.Più esattamente il pentathlon. Finita sulle pagine dei giornali per la sua bella impresa, è stata bersagliata da insulti da parte di quanti non intendono considerarla italiana perché di pelle nera. Evidentemente non basta essere nati in Italia da padre italiano (e madre britannica di nazionalità italiana) e avere da sempre vissuto in Italia, perché a fare la differenza è sempre e solo il colore della pelle. Il pensiero dominante è che la pelle nera non può essere italiana. Cultura, tradizioni, formazione, istruzione, quotidianità, ius sanguinis, relazioni sociali vanno a finire nel cesso. Non contano nulla. 
Conta solo il colore della pelle. Che schifo.

https://www.nextquotidiano.it/commenti-razzisti-figlia-fiona-may/
fiona may figlia insulti - 7

QUASI QUASI RIPRENDO A SCRIVERE SUL BLOG...

Ho smesso di scrivere su questo blog da parecchio tempo. Chissà, forse mi è semplicemente passata la voglia oppure, più probabilmente, ho maturato il convincimento che le mie riflessioni non fossero così interessanti da meritare di essere pubblicate.
Ma l'uomo è un essere volubile e dunque quasi quasi ricomincio a scrivere. Scorrendo i vari post ci sarà un grosso buco temporale. Chissà che il tempo trascorso non sia stato salutare. Chi vivrà, vedrà.