martedì 27 novembre 2012

Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma

Antoine Lavoisier
La legge della conservazione della massa è una legge fisica della meccanica classica, che prende origine dal cosiddetto postulato fondamentale di Antoine Lavoisier, che è il seguente:
« Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma »
Il postulato, come detto,  è una legge fisica, dunque vale per la natura, il mondo che ci circonda, l'ambiente, il globo terracqueo, l'universo, la materia... Tutto, insomma. Per tutto ciò che abbia qualcosa di concreto, di reale e di tangibile? No, non solo. Vale anche per il mondo di internet.
Volete una prova? Eccola.

Quella che segue è una storiella che circolava in internet una quindicina di anni fa, quando il web era uno strumento di comunicazione poco diffuso, per lo più sconosciuto, sicuramente misterioso. Tanti ne parlavano, pochi ce l'avevano (a disposizione). Sono passati tanti anni, molti di più del loro valore assoluto numerico, è noto che nel mondo informatico una quindicina di anni corrispondano quasi a un'eternità. Eppure ecco che ogni tanto, periodicamente, quasi ciclicamente, la storiellina che segue torna  inesorabile a circolare, quasi fosse rigenerata da una forza occulta della natura. E il bello è che quando viene rispolverata chi la diffonde la propina sempre come fosse una novità assoluta, nuova di zecca e originalissima... Io ci sono incappato proprio oggi per l'ennesima volta. Un tempo viaggiava con le mail, come moderne catene di S.Antonio. Questa volta gira su Facebook. Strumento di comunicazione aggiornato, ma storiella vecchia e rigenerata. Ecco perchè la legge di Lavoisier calza alla perfezione anche nel web, mondo dell'immaterialità.

 Una donna bianca di 50 anni qualcosa si è accomodata al suo posto in aereo e ha visto che il passeggero accanto a lei era un uomo nero.
Visibilmente furiosa, chiamò la hostess.
"Qual è il problema, Signora?" Le chiese la hostess.
"Non lo vedi?" Disse la Signora - "Mi è stato dato un posto accanto ad un uomo nero, non posso sedere affianco a lui! Devi cambiarmi il posto!".
"Per favore, si calmi.." - Disse l'hostess.
"Purtroppo, tutti i posti a sedere sono occupati, ma possiamo verificare se ce ne sono ancora alcuni".
La hostess verifico' e poi ritornò dalla Signora.
"Signora, come vi ho detto, non c'è alcun posto vuoto in questa classe, in economy.
Ma ho parlato con il comandante e mi ha confermato che non ci sono posti vuoti in classe economica. Abbiamo solo posti in prima classe."
E prima che la Signora dicesse qualcosa, la hostess continuò:
"Guarda, è insolito per la nostra azienda consentire ad un passeggero di cambiare la classe economy con la prima classe. Tuttavia, date le circostanze, il comandante pensa che sarebbe uno scandalo far viaggiare un passegero seduto accanto ad una persona sgradevole".
E rivolgendosi al nero, la hostess disse:
"Il che significa, Signore, se lei vuole, può prendere i suoi bagagli, vi abbiamo riservato un posto in prima classe..."
E tutti i passeggeri vicini, scioccati dall'aver visto questo comportamento da parte della Signora, hanno iniziato ad applaudire, alcuni anche in piedi".

domenica 25 novembre 2012

Film visti. Argo, la magia del cinema

 Argo
Regia: Ben Affleck
Con Ben Affleck, John Goodman, Alan Arkin, Bryan Cranston, Kyle Chandler.

Voto: 3,5 su 5

Ed ecco il bel film che non ti aspetti. D'accordo, Ben Affleck è un attore di buon livello, come regista ha già dimostrato di saperci fare (vedi recensione di The Town su questo blog), il cast è interessante, tuttavia Argo è una vera sorpresa per come riesce a tirar fuori due ore di autentica suspence da una vicenda accaduta circa trent'anni fa e che ha tutte le carte in regola per giacere nel dimenticatoio della storia. Già perchè si tratta di verità storica, cioè di fatti realmente accaduti negli anni '70 in medio oriente, quando in Iran salì al potere Komeini abbattendo il sanguinario dittatore-fantoccio degli Usa, lo Scia' di Persia, Reza Pahalevi. E qui siamo di fronte ad uno dei paradossi della storia, quando la si rilegge qualche decennio dopo. Mi ricordo piuttosto bene quegli anni e quegli avvenimenti. Era il 1979, mentre la rivoluzione iraniana raggiungeva l'apice, un gruppo di militanti komeinisti entra nell'Ambasciata USA in Tehran e porta via 52 ostaggi. La potenza politica ed economica, nonchè militare, degli Usa fu tenuta in scacco per oltre un anno dai rivoluzionari. Bloccata tra il dovere morale di salvare gli ostaggi e il bisogno impellente di salvare la faccia di fronte al mondo, l'amministrazione americana aveva letteralmente le mani legate. Finì che in qualche modo, con un blitz delle forze speciali americane, gli ostaggi furono salvati, ma la credibilità degli Usa fu gravemente compromessa. Il paradosso che emerge ripensando ora a quegli avvenimenti di trent'anni fa è che l'opinione pubblica internazionale faceva apertamente il tifo per i rivoluzionari di Komeini che veniva visto come un salvatore della patria, un liberatore del popolo iraniano dall'oppressione dello Scia' di Persia. E invece sappiamo bene come andarono le cose. Il liberatore rivoluzionario si rivelò essere un integralista islamico della peggior specie. Trasformò l'intera nazione iraniana in stato-canaglia, aperto fiancheggiatore e finanziatore di gruppi terroristici sanguinari e spietati. Come dire che l'Iran, ma anche la società civile internazionale, cadde letteralmente dalla padella nella brace. Inutile dire che a rimetterci in queste situazioni è sempre il popolo, la povera gente, che per quanto cambi chi comanda, rimane sempre oppressa e sfruttata.
In mezzo al caos di quei tempi convulsi si sviluppò un'altra vicenda nella vicenda. Sei americani riescono a fuggire dall'ambasciata Usa presa d'assalto dai rivoluzionari e si rifugiano a casa dell'Ambasciatore del Canada. Ben sapendo che si tratta solo di questione di tempo prima che i sei vangano rintracciati e molto probabilmente uccisi, la CIA mette in piedi un piano rischioso per farli scappare dal paese. Un piano così inverosimile che potrebbe accadere solo nei film. E infatti... così fu fatto e così andarono davvero le cose. Argo, il nome in codice dell'operazione di salvataggio, era formalmente il titolo di un film di fantascienza di serie B che si stava progettando a Hollywood (era da poco uscito Guerre stellari di George Lucas). Per la realizzazione degli esterni la produzione aveva necessità di effettuare dei sopralluoghi in alcune location proprio in Iran e per questo motivo aveva inviato sul posto un gruppo di sceneggiatori, tecnici e autori del film. Tutto fasullo, ma funzionale al rientro sotto mentite spoglie (quelle della troupe cinematografica) dei sei ostaggi rifugiati.
La storia stessa ci suggerisce come va a finire l'avventura fanta-spionistica e dunque questo presupposto dovrebbe far cadere interesse per il finale del film. Invece qui sta il merito di Ben Affleck: la suspence, nonostante il finale sia scontatissimo, non manca fino all'ultimo istante e la tensione è in costante crescendo. Lo spettatore è tenuto inchiodato scena dopo scena fino a che non arriva l'epilogo tanto atteso, quanto scontato. Anzi, suggerisco di attendere anche i titoli di coda perchè avrete modi di confrontare i volti dei protagonisti del film con le facce dei veri ostaggi ripresi in immagini dei notiziari dell'epoca. E vi sorprenderete nuovamente, ma questa volta per l'incredibile somiglianza degli attori ai veri protagonisti. Anche questa è la magia del cinema!

mercoledì 21 novembre 2012

Guzzi California 1400 touring... bellissima!

Ok, le Harley Davidson avranno il loro fascino yankee, le Bmw avranno la loro consolidata tradizione teutonica, le Honda e tutte le moto giap saranno tecnologicamente innovative...
Ma la Guzzi California è semplicemente un
MITO A DUE RUOTE!
E una Guzzi si valuta soprattutto col cuore e con gli occhi. Guardate che spettacolo...!


 
 
Eccola finalmente!
La Moto Guzzi California Touring 1400 offre di serie fari supplementari cromati, valigie laterali da 35 litri, parabrezza, kit paramotore e paravaligie. Non mancano ABS, Traction Control e possibilità di selezionare tre differenti mappature per il motore.
Questa volta, e lo dico a costo di essere tacciato di patriottismo (che comunque non è un'offesa...), le aspettative sono state addirittura superate, avendo fatto la conoscenza con una moto tanto coerente nelle forme con gli storici modelli che l'anno preceduta, quanto completamente inedita nella sostanza, dove è evidente il travaso di tecnologia da parte di altri Marchi del Gruppo Piaggio (Aprilia su tutti) ma anche e soprattutto la voglia di proporre una moto capace di segnare un nuovo punto di partenza per Moto Guzzi.

Tradizionale, classica, ma modernissima
Basta una semplice occhiata per capire però il taglio netto col passato, a cominciare dalle finiture eleganti e lussuose fin nel più piccolo dettaglio passando poi per la dotazione ricercata come mai prima d'ora. Un esempio? La raffinata strumentazione circolare, dal design chiaramente "old style" che ingloba un completo riquadro LCD con tutte le informazioni relative ai sistemi elettronici di mappatura del motore e del controllo della trazione. Già perché è proprio l'elettronica, assieme al rinnovato propulsore da 1380 cc, ad impressionare: "mutuata" direttamente dalle maxi sportive del Gruppo, comprende acceleratore ride by wire, Traction Control regolabile su tre differenti livelli e e tre mappe per il motore ("Veloce", "Turismo" e "Pioggia", rigorosamente in italiano). Il tutto è di serie, così come l'ABS e il Cruise Control.
Il motore è incastonato all'interno del telaio in tubi d'acciaio grazie a un nuovo sistema di supporti elasto-cinematici: l'obiettivo è di riproporre la caratteristica oscillazione del propulsore al minimo ma senza l'influenza delle vibrazioni che si trasmettono al pilota, e per ottenere questo i tecnici Guzzi hanno optato per l'impiego di un fissaggio composto da una biella frontale, due biellette laterali e tamponi di gomma. L'interasse è chilometrico: 1.685 mm.
Il grosso twin eroga 96 CV e ben 120 Nm di coppia a soli 2.750 giri/min. Grazie all'adozione di un singolo corpo farfallato da 52 mm e a diverse migliorie alla trasmissione (con cambio a sei marce), la Casa dichiara un abbattimento dei consumi che arriva al 20% rispetto alla più recente versione del conosciuto 1200 cc "Quattrovalvole". 


 
 

Come si guida?
I 337 kg a secco e i volumi "importanti" della California 1400 Touring traggono decisamente in inganno. Appena lasciata la frizione, peraltro morbida e modulabile, la maxi cruiser Moto Guzzi si rivela straordinariamente facile da gestire anche alle basse velocità, e se non fosse per l'ingombro delle valige laterali e l'ampia impugnatura del manubrio a corna di bue ci si potrebbe divincolare nel traffico alla stregua di moto ben più "smilze". Bilanciata e con un baricentro basso da terra, il peso complessivo si avverte solo nelle manovre da fermo, dove comunque la buona distribuzione dei pesi contribuisce a rendere i movimenti sufficientemente agili.
In città e nel traffico poi ci ha convinto il cambio, morbido e preciso negli innesti oltre che dotato del comodo comando a bilanciere, che rivela però qualche limite nei passaggi tra i rapporti alti, sotto forma di qualche piccolo impuntamento tra quarta, quinta e sesta marcia quando il motore lavora a regimi più elevati sul veloce. Poco male comunque, visto che la poderosa coppia del bicilindrico permette di sfruttare un arco di erogazione utile davvero ampio, con la sola accortezza di dover tenere il bicilindrico sopra la soglia dei 2.500 giri, limite sotto il quale si avverte una certa ruvidità nell'erogazione. Oltre questo regime la spinta diventa corposa e costante, seppure mai brusca. Decisamente azzeccate le modalità di mappatura selezionabili, che se nelle opzioni "Veloce" e "Turismo" regalano tutta la cavalleria di cui è capace il motore (con solo una curva di potenza più arrotondata nel secondo caso) nella variante "Pioggia" si dimostra azzeccata per l'uso urbano grazie al taglio avvertibile delle prestazioni e alla conseguente migliore sfruttabilità.


 La ciclistica è un altro mondo rispetto a diversi precedenti modelli Moto Guzzi: facile, precisa ed estremamente maneggevole (in relazione alla stazza), in confronto ad altre protagoniste del settore maxi cruiser la California segna un nuovo standard per quel che riguarda il piacere di guida. Peccato solo per il precoce sfregamento delle pedane sull'asfalto, il quale comunque contribuisce a ricordare al pilota come le caratteristiche da apprezzare di questa moto siano in realtà altre …
La buona protezione aerodinamica e il livello delle vibrazioni praticamente inesistente (si avvertono solo viaggiando a bassa velocità nel traffico) contribuiscono a rendere la nuova California 1400, un'ottima compagna di viaggio per i lunghi spostamenti. 


 
Ovviamente io la nuova Guzzi California 1400 touring non posso che sognarla, visto il prezzo che ha... quasi 20.000 euro! Ma se vinco al superenalotto ve ne accorgerete. Eccome!

Il testo e le foto sono tratti da:
http://www.dueruote.it/anteprime/articolo.cfm?codice=400705


 

 

sabato 17 novembre 2012

Film visti. Red lights, il trucco c'è ma non si vede

Red Lights
Regia di Rodrigo Cortés.
Con Cillian Murphy, Sigourney Weaver, Robert De Niro.

Voto: 1,5 su 5






Regista col botto al tempo del suo esordio con il claustrofobico Buried (quello del tizio sepolto vivo in una bara nel deserto). Red lights offre un bel cast, importante e di grido. Legittime attese per coltivare l'aspettativa di vedere un buon film, su un tema intrigante. Ahimè, una delusione.

La Weaver (azzimata e dall'aria un po' depressa), lasciati i panni dell'eroina di fantascienza alle prese con mostri alieni, è una scienziata di successo che dedica la sua attività allo smascheramento di ciarlatani chiaroveggenti, medium, sensitivi e compagnia bella. La coadiuva in questo lavoro-missione un devoto assistente (Murphy). Implacabili con chiunque vanti doti extrasensoriali, si imbattono in una vecchia conoscenza del settore, Robert De Niro, che campa brillantemente sfoggiando doti paranormali di grande effetto. Organizza veri e propri spettacoli teatrali nel corso dei quali dà sfoggio delle sue abilità. Due particolari a rendere sfidanti per i due ricercatori le sue performances: 1) la recidiva, essendo già stato oggetto di indagine da parte della scienziata in un lontano passato (con svelamento della frode); 2) essere cieco. Un cieco che fa il veggente è un colpo ad effetto, ammettiamolo, ed è proprio questa la sfida che il redivivo De Niro le lancia tornando alla ribalta mediatica che, dimentica dello sbugiardamento pregresso, lo accoglie come un vero fenomeno.
La coppia di scienziati si butta a capofitto nell'indagine fino a quando.... Colpo di scena, anzi due e gran botto finale quando si scopre che....

Detto così forse il film potrebbe sembrare interessante, ma in realtà nessuno scommetterebbe una lira fuori corso su chi vincerà il duello finale tra scienza e chiaroveggenza, ed è proprio per questo che gli autori si inventano il super botto finale a sorpresa. In discussione non è chi vincerà tra gli scienziati e il veggente, ma il come ci si arriverà. Ma nonostante tutto questo lavorio autoriale, il film non decolla mai. Anzi finisce per essere piuttosto noioso e prevedibile. Visto il genere, anche gli effetti speciali risultano essere deludenti. In una parola: bocciato.

domenica 11 novembre 2012

Quella volta che... L'estate di San Martino

L'11 novembre ricorre la festa di San Martino, che è anche il santo patrono di Belluno. Ma è anche il giorno della tradizionale estate di San Martino, ossia di un periodo di tempo mite e soleggiato che si innesta nel mese di novembre che è tradizionalmente il più piovoso dell'anno. Uno spicchio di sole e di temperature tiepida che costituiscono l'ultimo spiraglio di tepore prima dell'arrivo definitivo della brutta stagione. Fin qui la tradizione popolare. Ma naturalmente le tradizioni, le ricorrenze statistiche, i racconti dei nonni sono fatti apposta per essere smentiti dalla realtà. Infatti oggi dalle mie parti, in Veneto, diluvia e tira vento. Ed è così anche per trequarti d'Italia. Effettivamente non fa freddo, siamo intorno ai 15 gradi, ma di tutto si può parlare tranne che di "estate" con o senza riferimenti mediati dall'intercedere del santo protettore.
Quando da bambino andavo a scuola, in questo periodo dell'anno era consuetudine consolidata studiare la poesia di Carducci che si intitola proprio San Martino. La ricorrenza dell'evento e la ripetizione ad ogni anno scolastico della poesia (elementari soprattutto, ma anche alle medie) hanno fatto sì che sia una delle poche poesie che ricordo tuttora a memoria.

La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor dei vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppiettando:
sta il cacciator fischiando
su l'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.


Certo, a ben vedere la tanto decantata poesia carducciana non è che una serie di immaginette edulcorate, di stereotipi tipicamente autunnali in rima, al giorno d'oggi lo vedremmo come uno spottone dell'ente turistico di una qualsiasi regione italiana da utilizzare per fare pubblicità a qualche liquore amaro d'erbe o a qualche azienda agrituristica. Eppure io e la mia generazione siamo cresciuti con queste immagini di donzellette campagnole, di Silvie intente all'opre giovanili, di tini ricolmi di mosto e di cacciatori dediti, come passatempo serotino, ad ammirare stormi d'uccelli tra nuvole rossastre. Tutto sommato immagini serene e rasserenanti, simboli di una natura e di un'Italia contadina concilianti e rassicuranti, come lo può essere uno spicchio d'estate calato nell'umido e grigio autunno novembrino. Ricordi d'infanzia e di altri tempi quando ancora quei provincialotti di italiani non festeggiavano Halloween, anzi "dolcetto o scherzetto" non sapevano nemmeno cosa fosse...

sabato 3 novembre 2012

Film visti. 007, morte e risurrezione di un mito


SKYFALL - 007
Regia: Sam Mendes
Con: Daniel Craig, Javier Bardem, Ralph Fiennes, Berenice Marlohe, Naomie Harris, Albert Finney, Judi Dench.

Voto: 3.5 su 5



Daniel Craig e' tornato a vestire i panni di James Bond 007 in Skyfall, la 23ª avventura della piu' lunga saga cinematografica di tutti i tempi. Ma è anche l'anno del 50° compleanno del Mito, che quasi inevitabilmente comincia a sentire il peso degli anni e l'accumulo delle fatiche di mille battaglie. Succede che M (il capo dell' Intelligence britannica) arriva a decretarne l'eliminazione in nome della ragion di stato. Mica roba da ridere, tuttavia Bond non se la prende più di tanto, consapevole che il ruolo di spia comprende anche l'essere sacrificati. 007 viene messo brutalmente di fronte alla realtà di un mondo contemporaneo che è molto diverso da quello, quasi romantico, degli inizi. E' lo stesso problema su cui va a sbattere la stessa M, al punto che viene messa sotto accusa e spinta con decisione al pensionamento. Bond viene dato per morto con tanto di necrologio ufficiale, quando all'improvviso riappare in circolazione, malconcio ma vivo. Certo un mito come 007 non può certo morire e infatti la reale possibilità della scomparsa di James Bond non dura che il tempo di poche sequenze. Nessuno tra gli spettatori in realtà ci crede. Infatti... ecco profilarsi una nuova oscura minaccia cui bisogna far fronte per salvare la baracca e tutto l'apparato spionistico di Sua Maestà britannica. E chi se non Bond, nonostante gli acciacchi, l'età e la mano malferma che fa cilecca nei test di tiro, può opporsi al cattivo di turno?

In Skyfall, il nemico da abbattere veste i panni di un ex agente dell'MI6 (un inquietante e sublime Xavier Bardem) sacrificato a sua volta da M in nome della ragion di stato, solo che a differenza di 007 la cosa non gli va giù e decide di vendicarsi. Un avversario che conosce quindi tutti i segreti dell'establishement di cui faceva parte. Non la solita Spectre o l'ennesima organizzazione criminale che vuole arricchirsi malvagiamente o domiunare il mondo. Qui c'è in gioco un regolamento di conti e la vendetta per un tradimento subito e questa volta -ohibò-  il traditore (la traditrice) è proprio M.
 Il bello e innovativo di questa ultima avventura di Bond è il cambio degli schemi, la rigenerazione del personaggio, la sua rinascita dopo la morte presunta, l'umanizzazione di un killer al servizio di Sua Maestà. Il regista Sam Mendes gioca tutto su questo rinnovamento che diventa un nuovo inizio per il personaggio e per il mito di 007. Non a caso l'epilogo della vicenda si gioca a Skyfalls, terra natia di Bond nella fredda Scozia, nella casa della sua giovinezza dove sono sepolti i genitori. Che James Bond avesse un passato, degli affetti famigliari, un  vissuto personale che non fossero il Martini extra-dry agitato e non shekerato è la vera novità del film. Ma anche i dettagli cambiano. Per esempio, l'armiere che normalmente riempie Bond di mille ritrovati tecnologici e armi modernissime, questa volta gli fornisce semplicemente una pistola (non la solita Beretta) e una mini radio trasmittente. E con la raccomandazione di riportare indietro la misera dotazione  intatta.
Anche la mitica Aston Martin riveste un ruolo da cimelio storico-nostalgico, che però al momento buono torna utile nonostante l'obsolescenza. Tutto il resto è materia informatica, elettronica, di rete web, di hacker e di super computer. E' il segno che le guerre, anche spionistiche, si combattono ormai schiacciando dei bottoni davanti ad un monitor.
L'unico punto dolente di questa avventura di 007 è a mio avviso la Bond-girl di turno. Berenice Marlohe è francamente una mezza delusione che non riesce a far breccia neanche negli sceneggiatori che le assegnano una particina marginale e la liquidano dopo poche scene e qualche primo piano molto intenso. Troppo poco, quasi a lasciar intendere che anche sotto il profilo di sciupafemmine, Bond segni fatalmente il passo. Segno dei tempi e dell'età che avanza?

Skyfall è tutto questo, con una spolverata di nostalgia che tocca il suo culmine nella scena finale con un ritorno alle origini che, naturalmente, non svelerò. Ma resta il consiglio di andare a vedere questo film, che siate o no dei fans di 007.

giovedì 1 novembre 2012

Amour. Un film che (mi) fa paura


Ho quasi paura di andare a vederlo. Il tema della vecchiaia, della malattia e della fine progressiva di vivere è inquietante (eufemismo...).  I legami con le persone, con gli affetti, con le proprie passioni si sfilacciano e si recidono uno ad uno, lentamente, ma inesorabilmente. E poi è la fine.

Andare o non andare a vederlo? Un conclamato, premiato e bellissimo film d'autore con depressione assicurata all'uscita dal cinema? Rimpiangere di non averlo visto o farsi (probabilmente) del male vedendolo? This is the problem.
No. Francamente di questi tempi ho bisogno di qualcosa di meno cupo. Di depressione ce n'è anche troppa in giro.



Amour è un film di Michael Haneke. Con Isabelle Huppert, Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva. Un grande regista e tre icone del cinema francese ei internazionale. Buona fortuna.