domenica 22 luglio 2012

Libri. L'uomo di neve vs Harry Hole

L'UOMO DI NEVE
di Jo Nesbo



Bello, avvincente, ben scritto, protagonista e personaggi ormai familiari cui ci si affeziona come vecchi amici. Della serie "che peccato averlo finito"! Suggersico di leggerlo prima de "Il Leopardo" mantenendo l'ordine di scrittura, perchè contiene richiami utili anche se non indispensabili ai racconti precedenti.
La vicenda qui narrata è quella della caccia ad un serial killer, cosa insolita per la Norvegia, non abituata a delitti del genere, che usa fare un pupazzo di neve sul luogo del delitto. Particolare che in un paese freddo e innevato per parecchi mesi all'anno come quelli scandinavi passa inosservato. Una specie di annuncio della sua azione, ma anche una sfida agli investigatori. La polizia è lontana mille miglia dal subdorare di avere a che fare con un assassino seriale, finchè non entra in scena Harry Hole che intuisce subito che quegli omicidi hanno una storia lunga e sanguinosa. Infatti le indagini lo porteranno a scavare in avvenimenti vecchi di decenni.Un dipanarsi appassionante che porta all'epilogo finale che costerà molto a livello personale ai protagonisti della storia.

Ho letto questo libro di Jo Nesbo subito prima di Una lama di luce di Camilleri, anche se qui sul blog l'ordine di trattazione è invertito. E' stato quasi naturale mettere a confronto i due personaggi principali, Harry Hole e Salvo Montalbano. Un norvegese e un siciliano... quanto di più distante si possa immaginare. E invece hanno qualcosa che li accomuna. Prima di tutto l'ostinato accanimento che ci mettono nel perseguire i criminali che capitano sulla loro strada. Entrambi non amano apparire, quanto piuttosto lavorare nell'ombra. Ma, se serve ai fini dell'indagine, sono anche pronti a usare i mezzi di comunicazione, specie televisivi, per provocare qualche reazione negli indagati. Sia Hole che Montalbano sono contornati da una serie di collaboratori di cui si fidano ciecamente, mentre devono spesso fronteggiare la burocratica insipienza dei superiori gerarchici. I due commissari hanno vite sentimentali alquanto difficili, con relazioni in bilico quanto mai instabili e precarie; hanno un debole per i peccati di gola: Hole è un devoto dell'alcol fino ad esserne dipendente, mentre Montalbano si ingozza di pesce ogni volta che può. Certo un nordico scandivano e un mediterraneo siciliano hanno comunque un DNA diverso, per quanto possano avere segni comuni e il confronto alla ricerca di comunanze potrebbe probabilmente continuare scendendo più nel particolare. Lascio a voi il piacere di scoprirne degli altri, se ne avrete voglia.

Prossimo libro di Jo Nesbo già sul comodino: Lo Spettro (uscito in questi giorni). Nel frattempo però mi libererò la mente da assassini e omicidi prendendomi una pausa rilassante con Andrea Vitali, sempre affidabile con la sua lacustre Bellano degli anni '30.

Per comodità, ecco la bibliografia dei libri di Jo Nesbo editi in Italia (anno di pubblicazione originale/titolo originale/anno di pubblicazione in Italia):
  1. 2000 - Il pettirosso (Rødstrupe / The Redbreast), (2007)
  2. 2002 - Nemesi (Sorgenfri / Nemesis)  (2008)
  3. 2003 - La stella del diavolo (Marekors / The Devil's Star),  (2009)
  4. 2005 - La ragazza senza volto (Frelseren / The Redeemer), (2010)
  5. 2007 - L'uomo di neve (Snømannen / The Snowman), (2010)
  6. 2009 - Il leopardo (Panserhjerte / The Leopard), (2011)
  7. 2011 - Lo spettro (Gjenferd / Phantom), (2012)

venerdì 20 luglio 2012

Libri. Il Maestro Camilleri colpisce ancora

Una lama di luce
di Andrea Camilleri


Ho girato l'ultima pagina del libro con un certo nodo alla gola. Montalbano normalmente non è tipo da suscitare una tale emotività nel leggere le sue avventure. Non questa volta, non in questo ultimo libro di Andrea Camilleri. Il finale è una sciabolata che va diritta al cuore e fa anche piuttosto male. Bisogna però essere fedeli lettori del commissario di Vigata, perchè altrimenti mancherebbero i collegamenti narrativi con i precedenti racconti e i personaggi delle storie che ormai fanno parte consolidata della vicenda. Uno in particolare, Il ladro di merendine (1996). Ma non posso dire di più per ovvi motivi.

Questo episodio si articola su almeno quattro piani narrativi paralleli. Una vicenda di traffico d'armi e di immigrati nordafricani, una rapina con stupro dai dettagli poco convincenti, un innamoramento improvviso e lacerante di Montalbano, una compravendita di quadri di grande valore; sullo sfondo, come negli ultimi racconti, il vecchio e ormai frusto rapporto di Montalbano con Livia, che sembra giunto ad un punto morto anche in virtù della prepotente comparsa della nuova fiamma Marian. Molta carne al fuoco, dunque. Troppa? No, assolutamente. E' la maestria indiscussa di Camilleri che riesce a tenere ogni cosa al suo posto e a legarle insieme.
La mitica verandina di Montalbano
della serie televisiva
(Punta Secca – Ragusa)
Tra le righe della trama poliziesca emerge prepotente il disagio interiore di Montalbano, per la sua precaria situazione sentimentale e l'avanzare impietoso dell'età (Montalbano 1 e Montalbano 2 sono stati accantonati), e per un sogno inquietante che lo ha sconvolto non poco e che sembra presagire qualcosa di negativo nell'aria, come il volteggiare di un avvoltoio su un cadavere. Un disagio avvertito a mille chilometri di distanza anche da Livia, ma senza che appaia un collegamento apparente tra loro.

Una lama di luce conquista di diritto il titolo di uno dei migliori libri usciti dalla fantastica vena letteraria del Maestro. Una volta iniziato sarà difficile smettere prima della fine.

giovedì 19 luglio 2012

Film visti. The way back, uomini nonostante tutto


THE WAY BACK
Regia: Peter Weir
Con: Colin Farrell, Mark Strong, Saoirse Ronan, Ed Harris, Jim Sturgess

[Voto: 3,5 su 5]



Peter Weir, finalmente. Quanti anni sono trascorsi dal suo ultimo film uscito nelle sale? Parecchi, circa nove, dallo splendido Master & Commander con Russel Crowe nei panni del capitano di un vascello di Sua Maestà britannica impegnato in una caccia all'ultimo sangue contro un valoroso e spietato avversario francese. The way back in realtà è del 2010, ma arriva solo ora sugli schermi italiani e per di più nel depresso periodo estivo. Eppure è un bel film, appassionante, coinvolgente, epico, metaforico, come è nello stile di questo grande regista australiano. Relegato però nella calura estiva come un B-movie da quattro soldi. Vai a capire la logica dei distributori italiani. Demenziale.

La vicenda portante del film è presto detta. Siamo nel periodo della II guerra mondiale, Gli eserciti tedeschi e russo si fronteggiano in Europa per farne un solo boccone. La prima a cadere è la povera Polonia, stretta tra i due colossi. A farne le spese sono i poveri cristi che diventano carne da macello o da deportazione. Hitler da una parte e Stalin dall'altra utilizzano lager e gulag per fare piazza pulita di razze inferiori o dissidenti politici e/o presunti nemici del popolo sovietico. La vicenda prende l'avvio da un cittadino polacco accusato di tradimento e spionaggio dalla moglie, costretta a confessare sotto tortura. Il poveretto viene spedito in Siberia a redimersi lavorando in miniera a pane e acqua, con 40° sotto zero. Ma ciò che soprattutto lo preoccupa è di non aver poturo dire a sua moglie che la perdonava per le accuse false che gli aveva rivolto, ben sapendo che sotto tortura si può confessare qualunque cosa. Il suo cruccio maggiore era dunque quello di salvare la pelle, riconquistare la libertà e poter fare ritorno a casa da sua moglie. E qui si delinea da subito quello che è il tema portante del film di Weir. La difesa dell'umanità degli individui, sia pure sottoposti ad ogni genere di sofferenza. Un'umanità che si mantiene ed autoalimenta nonostante tutto e tutti. Il giovane polacco decide quindi di tentare la fuga in compagnia di un manipolo di altri disperati quanto mai eterogenei. Illuminante è la "confessione" di uno dei personaggi, l'americamo Mr. Smith, quando afferma che ciò che lo aiutava e lo spronava a restare vivo nel gulag era comunque il piacere di non darla vinta ai carcerieri. Dopo tentennamenti e defezioni varie, il gruppetto di sei disperati si decide alla fuga ben sapendo che il pericolo maggiore non sono tanto le armi e le recinzioni del gulag, quanto il terribile territorio siberiano. Migliaia di km di neve e di ghiaccio, senza cibo e senza riparo. Ma la meta finale è il sud, verso il lago Bajkal, verso i confini con la Mongolia. Impresa immane, ma che non riesce a scoraggiare i sei disperati che decidono di fuggire comunque. Tanto, morire per morire, meglio farlo da uomini liberi.
Uomini che lottano contro altri uomini; uomini che lottano contro la natura avversa; uomini che lottano per sopravvivere, ma che comunque non perdono la loro umanità. Anche se spesso vacilla, anche se spesso sono esasperati dalla fame, dal freddo o dalla sete. Ma soprattutto uomini, non belve feroci come i loro aguzzini. Questa lotta immane è a mio avviso la chiave (o una delle chiavi) di lettura del film di Weir. E come nel suo stile, la descrizione dei fatti e dei personaggi è fatta in modo asciutto, ma sempre altamente espressivo e misuratamente spettacolare, senza indulgenze a sentimentalismi facili e gratuite.

Benissimo gli attori. Jim Sturgess nel ruolo dell'indomabile giovane polacco, un monumentale Ed Harris nei panni del silenzioso e misterioso americano, la giovanissima e intensa Saoirse Ronan raccolta per strada dal gruppo di fuggitivi, Colin faccia-da-schiaffi Farrel che riesce a impersonare un truce e spietato Urka, ladro e assassino, trasformandolo in una simpatica canaglia. Tutti bravi, tutti all'altezza.

Cosa dire di più per sottolineare il giudizio positivo del film? Niente, bisogna solo andare a vederlo prima che sparisca dalla folle programmazione estiva nei nostri cinema.

martedì 17 luglio 2012

Jon Lord, R.I.P.

1941/1972
Jon Lord è morto. Cancro, come una persona qualsiasi. Non droga, non alcol, non eccessi suicidi. Caso abbastanza insolito per una rockstar. Jon non c'è più, ma la sua musica e quella dei Deep Purple resterà per sempre. R.I.P.

Mitico John... Mitici Deep Purple… Mitici quegli anni…. Quando eravamo giovani e pieni di sogni.
Ormai non sogno quasi più.

Io non sono un intenditore di musica, la divido semplicemente tra quella che mi piace e quella che detesto; tra quella che mi da emozioni e quella che mi da noia; tra quella che mi rapisce e quella che mi infastidisce. Non sono quindi in grado di dare giudizi e pronunciare alti ragionamenti musicali. Mi limito ad ascoltare, pur con parecchi e insindacabili pregiudizi, il jazz, il rock dei miei tempi più verdi, certa musica italiana, la musica classica, quella lirica.
La scomparsa di Jon Lord è stata mirabilmente commentata da chi invece se ne intende. Potete leggere qui un buon articolo: http://www.rollingstonemagazine.it/musica/notizie/ecco-perch-jon-lord-era-un-grande/55781
E se volete deliziarvi con i mitici tre-accordi-tre di Jon in Child in time potete cliccare qui: http://www.youtube.com/watch?v=oovbKFWf9qU&feature=share
Oppure per rispolverare l'altrettanto mitica Smoke in the water: http://www.youtube.com/watch?v=utsT-NFGR_I
 Qui per ammirarlo all'opera con i capelli bianchi (1999): http://www.youtube.com/watch?v=nAUlJdHJa0c&feature=related

In quei tempi andavo al liceo. Inizio anni '70. A farmi conoscere i Deep Purple fu il mio amico e compagno di scuola Gianni, che di musica è sempre stato molto più appassionato e intenditore di me. Anzi, molti dei miei gusti in fatto di musica li devo alla sua influenza. Ho perso il conto delle centinaia di dischi che ci scambiavamo e registravamo su musicassetta. Rastrelliere piene che ancora adesso tappezzano intere pareti di casa. In un certo senso abbiamo fatto la fortuna dei negozi di dischi dell'epoca... anche se certamente qualche negoziante continuava a chiedersi come facessero a sparire certi dischi dagli scaffali senza che nessuno se ne accorgesse.... Cose di gioventù. Tanta incoscienza, tanta passione per la musica e pochi soldi in tasca.


Addio Jon.

sabato 14 luglio 2012

Film visti. (Di nuovo) Spider-Man, il fenomeno



The Amazing Spider-Man

Regia: Marc Webb
Con: Andrew Garfield, Emma Stone, Rhys Ifans, Sally Field, Martin Sheen

[Voto: 2,5 su 5]


Di Spider man (ai miei tempi si chiamava Uomo ragno) sappiamo praticamente tutto. Sotto la sapiente guida di Sam Raimi nel corso degli anni sono usciti ben tre film sul personaggio delle strisce Marvel. Che bisogno c'era di un ulteriore episodio sul fenomeno mascherato? Nessuno. Infatti l'idea guida degli sceneggiatori e del regista è quella di ricominciare daccapo. Nuova storia, nuovo contorno dei personaggi, nuovi attori. Della precedente trilogia ho visto solo il primo, perchè il genere non mi entusiasma, perchè da alcuni decenni ho perso interesse per i fumetti, perchè preferisco conservare i ricordi giovanili di quando l'Uomo ragno era un eroe di carta e non digitale. Ma quando la stagione estiva riduce all'osso le uscite di nuovi film nelle sale bisogna adattarsi a ciò che passa il convento e poi col caldo tanta voglia di vedere film pensosi e impegnati proprio non ce n'è. Ecco perchè la scelta in una torrida giornata domenicale è caduta su questo The amazing Spider man.
Emma Stone
Bisogna dire che il film è meno peggio di quanto ci si potesse aspettare. I due attori esibiscono una freschezza e una disinvoltura non comuni. Il giovane Andrew Garfield sembra fatto apposta per dare al supereroe un connotato diverso dal suo predecessore. Più "normale" per quanto si possa parlare di normalità, visto il tema del film. Questo Uomo ragno è un ragazzo qualsiasi che finisce in una storia complicata di cui subisce tutto il peso fino quasi a vacillare per le responsabilità di cui si sente investito a causa dei suoi poteri inconsapevolmente acquistati. Per non parlare della sua spalla femminile, una deliziosa e super sexy Emma Stone. Non una dark lady, intendiamoci, ma una ragazzina acqua e sapone veramente caruccia. Una giovane attrice che, andando a spulciare la sua biografia, si scopre avere alle spalle già una decina di film, ma uno più sconosciuto dell'altro... Nel ruolo di fidanzata di un fenomeno invece ne esce bene e in maniera convincente. A questo punto che il merito, almeno in parte, ritengo vada ascritto al regista Marc Webb (illustre sconosciuto anche lui...). Certo che Hollywood riesce a sfornare abili professionisti a nastro continuo. Con poco o nulla alle spalle in termini di esperienza, ecco che ti spiattellano dignitosissimi e professionalmente impeccabili film.  Come diavolo facciano è un mistero, specie se guardiamo al mondo del cinema italiano sempre rabberciato alla ricerca di nuovi talenti e sempre, o quasi, a mani vuote. Probabilmente mancano due cose essenziali: i capitali da investire e il coraggio di rischiare su nomi nuovi.
Tornando al nostro film, il racconto riparte da zero, annullando del tutto i precedenti episodi. La storia scorre via piacevolmente con appena qualche minuto di troppo che forse sarebbe stato il caso di tagliare. Il risultato, come detto, non è per nulla da sottovalutare e vale la pena impiegare un pomeriggio estivo al fresco dell'aria condizionata in un cinema. Cosa volete di più in pieno luglio?

lunedì 2 luglio 2012

Libri. Strepitoso Jo Nesbo

Il leopardo
di Jo Nesbo

Sono al secondo libro di Jo Nesbo dopo "Il pettirosso".E non vedo l'ora di incominciare il prossimo. Consiglio chi vorrà cimentarsi con questo bravissimo scrittore scandinavo di seguire l'ordine di uscita dei libri, perchè pur essendo autonomi come struttura delle vicende, sono strettamente connessi tra loro per la comprensione del personaggio Harry Hole e la sua evoluzione nel corso degli anni. Sicuramente prima de "Il leopardo" sarà bene leggere "L'uomo di neve" che viene più volte citato per fatti e personaggi. Tuttavia Il leopardo si legge con grande piacere e passione per la scorrevolezza della scrittura e l'intreccio della trama noir.
Harry Hole è un uomo allo sbando. Rotto nell'anima e nel corpo, dopo anni di indagini nella squadra anticrimine della polizia norvegese come commissario investigativo. Dopo la sua ultima indagine ha tirato i remi in barca ed ha fatto perdere le sue tracce. In realtà si trova a Hong Kong dove fa una vita da emarginato tra ippodromi e fumerie di oppio. Non senza abbandonare la bottiglia di whisky che è ormai sua compagna di vita. Ed è qui che lo rintraccia Kaja Solness, una sua collega che ha il compito (ingrato) di riportarlo in Norvegia. C'è bisogno di lui e della sua esperienza di sbirro implacabile. Ci sono delle vittime che aspettano giustizia. Una giustizia che chi dirige attualmente le indagini non sembra essere in grado di garantire anche per la commistione pesante e ingombrantre con la politica e una smodata voglia di carriera. Delitti efferati, morti atroci, intrecci internazionali, retroscena che affondano le proprie radici nel passato porteranno Hole  dalla fredda Norvegia a indagare nel bollente Congo (e non solo per caratteristiche climatiche). Harry, pur con questo peso da portarsi sulle spalle, ancorchè complicato dalla malattia di suo padre ormai giunto allo stadio terminale e dal cuore spezzato per la lontananza della vecchia fiamma Rakel, riesce a stringere i denti e a fronteggiare tutte le situazioni. Ma a un caro prezzo che pagherà in prima persona. Harry Hole mi piace, forse perchè somaticamente mi assomiglia un po', grande e grosso com'è; un metro e novantatre di altezza e cento "e passa" chili. Se è vero che il lettore è portato naturalmente ad immedesimarsi in un personaggio del libro che sta leggendo, nel mio caso è proprio lui.
Tutto questo e molto di più è "Il leopardo". Un gran bel libro che non è solo un poliziesco coi fiocchi, è anche un cupo viaggio dentro i personaggi che lo popolano, mai banale, mai scontato. Quasi 800 pagine da cui sarà difficile staccarsi fino alla fine.