sabato 7 novembre 2009

Povero Cristo. Una risposta ai commenti

Ringrazio Giovanni e Leonardo per i commenti lasciati sul blog. Rispondo qui su un post apposito perchè i loro interventi sono articolati e meritano una risposta più visibile.

Naturalmente rispetto le opinioni diverse dalle mie su questo e sugli altri argomenti, ma dopo aver letto i due commenti citati non posso non osservare che:

- sia un paragone fuori luogo e oltraggioso dire che poichè non si piscia in pubblico nell'androne delle scale allora non si deve esporre in pubblico un crocefisso. Che paragone è? Non posso accettare (nè tantomeno condividere) argomentazioni basate su questi presupposti.
- la coesistenza di diverse religioni (e relativi simboli) non è un'utopia, ma la vera realizzazione della libertà di culto. Perchè escludere a priori che in presenza di fedeli di religioni diverse non possano coesistere anche i simboli appesi ad un muro? Trovo fuori luogo e non calzante l'accostamento della svastica o della falce e martello al crocefisso. Nè il nazismo nè il comunismo sono religioni. Venerare una svastica è semplicemente un'aberrazione. Venerare un crocefisso è un atto di fede in un'entità superiore (a prescindere dall'essere credenti o no). Come poter accostare il nazismo al cristianesimo o all'islamismo (non so se il termine sia corretto, ma non me ne vengono altri) per supportare la tesi di non esporre il crocefisso?
- in che modo la semplice e sola esposizione di un simbolo religioso può essere considerata un'imposizione o una coercizione? Il crocefisso sta lì, se vuoi farci caso ok, altrimenti rimane un oggetto appeso come un calendario o una fotografia. Quando ero bambino all'inizio delle lezioni la mia maestra delle elementari ci faceva alzare tutti in piedi, ci faceva fare il segno della croce e ci faceva recitare una preghiera. Quella sì era una coercizione perchè imponeva d'autorità un comportamento a tutti indistintamente, cristiani o non cristiani, credenti o no. Ma la sola e semplice esposizione di una croce non può essere messa sullo stesso piano. E pretendere di eliminarla per decreto è una imposizione ai milioni di credenti che invece venerano, apprezzano o semplicemente tollerano la sua presenza. Così come non è una croce appesa che fa di me un cristiano è altrettanto vero che la sua sola presenza non impedisce di esercitare il diritto di non essere credenti.

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9 commenti:

Giovanni Sonego ha detto...

Bella discussione. Peccato che non ti sia piaciuto l'esempio della pisciata nell'androne. L'uso di una metafora forte serve a rendere più evidente l'oltraggio commesso da chi vuole imporre il crocifisso. E' un meccanismo retorico che dovrebbe sviluppare la discussione, ma ho capito che la cosa ti irrita al punto da rifiutare la logica sottesa al paragone. Perciò non proseguirò con l'esempio urinario, anche se lo trovo estremamente calzante.

Sulla pluralità dei simboli nelle istituzioni pubbliche non sono d'accordo. La vera pluralità e la vera libertà religiosa di uno stato c'è quando lo stato evita di favorire una religione o l'altra.
Il fatto l'istituzione faccia una scelta di un certo numero di religioni da favorire, è un terreno molto scivoloso, perché fa entrare lo stato in un ambito che non è il suo.

Tu dici che non è calzante l'accostamento della svastica o della falce e martello. Perchè? Perché non sono simboli religiosi? Ma chi decide cos'è una religione? Lo può decidere lo stato? Lo può decidere un'altra religione? Dov'è il limite tra religione e superstizione? Purtroppo è quello che lo stato sta già facendo (e dovrebbe smettere presto di farlo) con il riconoscimento dell'8 per mille ad alcune religioni e non ad altre. Per esempio, non è possibile trovare nel modulo della dichiarazione dei redditi la casellina per le due religioni italiane che dopo il cattolicesimo contano più adepti: i testimoni di Geova e l'Islam. Ma sono moltissime le religioni in Italia. Ci sono i Mormoni, ci sono gli Ortodossi, gli induisti, varie forme di animismo. C'è chi adora Satana e chi pratica il buddismo. Tutte queste religioni sono discriminate economicamente. Mi immagino che, anche a scuola, si potrebbe assistere a discriminazioni simili. Cosa diresti se qualche genitore chiedesse l'apposizione di un'immagine tantrica con due che trombano? Che non è una religione? Ma chi sei per dirlo? Meglio, proprio per la libertà religiosa, non privilegarne qualcuno, ma lasciarle fuori tutte da un ambito che non gli compete. In fondo anche chi segue gli insegnamenti di Cristo dovrebbe saper distinguere ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio.

L'esposizione di un simbolo religioso è una coercizione, perchè nella scelta di appendere quel simbolo (religioso) e non un altro stai dando una connotazione religiosa ad un istituzione pubblica. Come fai non capire che un bambino islamico proveniente da una famiglia credente possa non sentirsi a disagio in una scuola che ostenta in modo così evidnete una preferenza religiosa?

E' stata proprio questa incapacità di vedere l'evidente che ha costretto i coniugi Albertin a ricorrere ad un organismo come la corte europea dei diritti dell'uomo. Adesso non vi è ancora evidente, ma dovrete tenerne conto.

Non voler tenere conto di questa sentenza è solo l'ennesima coercizione religiosa.

Infine concludi il tuo post, riprendendo una cosa già detta, ma sbagliata: chiedere la rimozione dell'esposizione del crocifisso è un'imposizione.

Non è così che sono andate le cose.

Il muro dell'aula in origine è bianco, completamente laico. Poi, i cattolici se ne appropriano esponendo il LORO simbolo religioso, per segnare che anche a scuola riescono ad esercitare la loro influenza culturale. (non lo sostengo io, lo sostengono i fan del crocifisso ovunque).

Sono loro che impongono la loro convinzione religiosa a chi frequenta, per altre ragioni, un luogo non religioso.

Costringerli a riportare il muro allo stato laico, è la risposta ad un atto impositivo.

So che non ti piacerà il paragone, ma è come impedire ad un ladro di rubare.

Leonardo Broseghini ha detto...

Vedo che alla fine dei sei punti, hai mantenuto solo in quinto.
La tua risposta è però molto debole rispetto alla mia critica, che a mia volta non avevo articolato probabilmente in modo abbastanza ampio.
Tu dici che al simbolo dei cristiani si potrebbero affiancare anche quelli di altre religioni.
I problemi che nascono sono tre:
5a) Lo spazio: non c'è abbastanza spazio sui muri per comprendere la fantasia umana (verrebbe da citare Shackespeare...).
Sarebbe facile, per dimostrare quanto dico, fare una ricerca sulle religioni attualmente seguite sulla terra. Per non parlare dei problemi pratici di dimensioni, precedenza, posizione, ecc.. che porrebbe l'apposizione di un pantheon sui muri scolastici.
5b) Chi stabilisce quali siano le religioni, e quali i loro simboli ?
Mi sembra che al momento sia tu a deciderlo, quando sostieni che la svastica non è un simbolo religioso ( http://www.hipponion.net/wp-content/uploads/2008/03/dsc000169.JPG ). D'altra parte alcuni potrebbero sostenere che la croce non è un simbolo religioso, ma solo un antico strumento di tortura...
Insomma, se i diritti delle persone sono gli stessi, non hai modo di sindacare su quello che uno vuole appendere al muro: la scelta della propria religione è prettamente individuale, così come i simboli che questa rappresenta.
Io che non prendo sul serio le religioni, ad esempio vorrei tapezzare di bandiere dell'Inter tutte le aule scolastiche da Bolzano a Palermo, altri potrebbero voler apporre dei poster pornografici gay, non so che simbolo potrebbero adottare i "bambini di Satana", ma immagino che ai più non sarebbe gradito, ecc....
E, ricordati bene, la tua religione non vale più di quella degli altri.
5c) Il crocefisso è solo un simbolo, non fa male a nessuno: se uno non gradisce, basta che non ci faccia caso. E' il classico modo di ragionare di chi, senza accorgersene, è pronto a calpestare la libertà degli altri. Mi spiego: anche la scritta "Dio *orco" solo solo lettere e parole, se uno non gradisce, basta che non ci faccia caso. Ti piacerebbe che, per legge o per decreto ministeriale, fosse obbligatoria l'esposizione in ogni aula scolastica della scritta "Dio *orco" ? Io credo di no.
Come mai in questo caso non varrebbe la regola del "se vuoi farci caso ok, altrimenti rimane un oggetto appeso come un calendario o una fotografia" ? Eppure la semplice esposizione di una bestemmia " non impedirebbe di esercitare il diritto di essere credenti"!
Per alcune religioni iconoclaste la raffigurazione della divinità è tale e quale una bestemmia. Per altre lo è il semplice scriverne il nome. Per altri ancora è il ricordo di sanguinose occupazioni militari.
Ancora, è il singolo individuo che decide cosa trova d'offensivo e di disturbo, non sei tu a poter decidere per lui.
Alla fine, le alternative sono solo due: o si decide che la religione cattolica è la religione di stato, e che i cattolici godono di maggiori diritti rispetto a tutti gli altri italiani, oppure si mette tutti sullo stesso piano, eliminando ogni simbolo pubblico, e lasciando al singolo la libera professione delle proprie idee e della propria fede religiosa.

Unknown ha detto...

Temo che con questo metro di giudizio sia vero tutto e il contrario di tutto, nulla sarebbe certo e tutto sarebbe incerto e il buon senso verrebbe mandato in soffitta per far luogo ad un relativismo assoluto. Mi dissocio.
Quanto alle supposte "risposte deboli", sottolineo che in questo blog non è in corso nessuna gara, nè tantomeno una competizione. Nel gioco del tennis esiste forse una risposta debole che impedisce ai giocatori di concludere a punto uno scambio. Qui no. Grazie.

Leonardo Broseghini ha detto...

Non capisco cosa abbia a che fare il tennis con la solidità o la debolezza delle argomentazioni, quindi tralascio la seconda parte della tua risposta, concentrandomi solo sulla prima.
Io non ho sostenuto alcun relativismo, anzi. E non ho mai detto che sia vero "tutto ed il contrario di tutto".
L'unica cosa che sostengo è che tutti hanno gli stessi identici diritti, indipendentemente dalla religione professata.
Io poi sono personalmente ateo, e un'idea di cosa sia la relatà e di cosa siano le menzogne ce l'ho, altrochè relativisomo assoluto!
Ma il fatto d'avere la mia idea della realtà non m'autorizza ad insultare il prossimo, o a sottometterlo, o a limitare la sua libertà; non vedo perchè in maniera identica non possano comportarsi i cattolici italiani.
L'imposizione del crocefisso è una limitazione della libertà religiosa, e non si capisce per quale motivo dovremmo tollerarla ulteriormente.

goodslaurels ha detto...

Cosa c'è di più sensato, di più certo, di meno relativo dell'affermare che in un luogo pubblico per non ledere la libertà altrui di pensarla diversamente sia più appropriato non ostentare alcun simbolo ?
E' forse più sensato, più certo, meno relativo permettere in un luogo pubblico l'ostentazione di un simbolo (perchè quel simbolo e non quell'altro, tanto non da fastidio, chi decide quali sono i simboli che si possono ostentare e quali no, CHI DECIDE QUALI SONO I SIMBOLI, ...) ?
Ma forse per volpe56 il buon senso, la certezza, appartengono solo ai cattolici.
E forse persino volpe56 si rende conto da che parte stia il buon senso ma è chiaro che chi non riesce a vedere la semplice e sola esposizione di un simbolo IN UN LUOGO PUBBLICO come un'imposizione avrà di CERTO una totale assenza di RELATIVISMO.

Unknown ha detto...

Goodlaurels ha scritto:
"Ma forse per volpe56 il buon senso, la certezza, appartengono solo ai cattolici.
E forse persino volpe56 si rende conto....." ecc. ecc.

Caro amico Goodlaurels,
sarebbe apprezzabile se le critiche e i commenti avvenissero sull'oggetto della discussione e non sulle persone ("persino volpe56..."). Stiamo discutendo sulla sentenza che proibisce di appendere il crocefisso, non su quello di cui si rende conto o non si rende conto volpe56, cioè il sottoscritto. L'inserimento dei commenti è libero ma se si incomincia ad andare sul personale invece di mantenere un rigorosa attinenza ai fatti sarò costretto a porre un filtro.
Grazie.

Anonimo ha detto...

Sono assolutamente d'accordo con chi sostiene che eliminare il crocefisso sia, non una conquista di libertà, ma una sopraffazione che cancella una colonna portante della nostra cultura di italiani e di europei.

Michele L.

Leonardo Broseghini ha detto...

Quindi per Michele un provvedimento che sancisce che tutti i cittadini hanno uguali diritti, e che le religioni da loro professate hanno pari dignità di quella dei cattolici, diventerebbe addirittura una sopraffazione!
Per Volpe voler mettere in pratica la parità dei diritti era "relativismo culturale", per Michele è un voler cancellare la colonna portante della nostra cultura: mi piacerebbe tanto che, una buona volta, qualcuno mi motivasse razionalmente queste sconcertanti affermazioni.
In realtà la colonna portante della nostra cultura è la laicità, che garantendo piena libertà d'espressione (anche religiosa) a *tutti* i cittadini, ci preserva dalle sanguinose lotte di religione che tanto hanno insanguinato la nostra storia.
Gli atei sono molto, molto tolleranti (nel senso più deleterio del termine) e sopportano tutt'ora soprusi ed abusi che altri risolverebbero in maniera molto meno civile che con un ricorso ad un tribunale.
Ma, per favore, non insultateci addirittura venendo a capovolgere i ruoli: gli unici che compiono una sopraffazione sono coloro che vogliono imporre con la forza il proprio simbolo al prossimo, volente o nolente.

Anonimo ha detto...

Il mio commento, arriva in ritardo, ma mi associo alla tua diagnosi sull'argomento. Forse saremo in minoranza al cospetto di tanti illuminati, che danno motivazioni contrarie e a loro dire argomentatissime, beati loro. Di questo passo sarà difficile poter starnutire in pubblico pur con il fazzoletto davanti al naso ed alla bocca, perchè a qualcuno darà fastidio e farà in modo che qualcun altro te lo possa impedire. Questi illuminati, fanno paura, molto di più di qualsiasi simbolo religioso e di qualsiasi altra espressione simbologica. Attila