mercoledì 8 giugno 2011

Le Poste e la dittatura dei computer

Viviamo in schiavitù delle macchine. Dei computer in particolare. Tutta la nostra vita è regolata, organizzata, gestita da macchine costruite dall'uomo. E l'uomo ha finito per esserne dipendente, se non succube. La prova l'abbiamo avuta in questi giorni con il blocco operativo degli uffici postali. Tutto si è fermato, dai bollettini di C/C alle raccomandate, dal pagamento pensioni ai bonifici. La causa di tutto è la dittatura informatica che ci governa. Si è bloccato un server a Roma a causa di un cambio di una piattaforma software che gestisce l'operatività degli sportelli dei 14.000 uffici postali italiani. Consideriamo che in ogni ufficio ce ne possono essere da due-tre a qualche decina e i conti -astronomici- sono presto fatti. SDP si chiama l'infernale e innovativo software che doveva soppiantare il precedente, obsoleto ma ancora funzionante. Qualcosa è andato storto e si è creato una specie di collo di bottiglia dove il flusso di dati si è bloccato. Tanti, troppi e tutti insieme. Il sistema è andato in crash. Eppure, dicono alle Poste, la fase preliminare dei test di fattibilità era durata un paio d'anni ed aveva avuto esiti positivi e rassicuranti, altrimenti non si sarebbero azzardati a passare alle fase operativa, gli uffici pilota che avevano provato e riprovato le varie fasi erano "sopravvissuti" indenni. E invece...


Le macchine, tiranne, hanno incrociato le braccia quasi si trattasse di uno sciopero. Con la differenza che con i lavoratori umani ci si può discutere, trattare e magari convincerli a riprendere a lavorare. Con le macchine no. E l'Italia si è bloccata.
In questi giorni di crisi nera è partita la caccia ai responsabili. Giornali, telegiornali e internet reclamavano a gran voce qualche testa che cadesse. Forse allora si sarebbero sentiti tutti soddisfatti, ma di sicuro la crisi non si sarebbe risolta. Ma, si sa, il popolo vuole sempre il capro espiatorio.

La versione di Poste Italiane è che le aziende fornitrici del nuovo software siano le vere responsabili del disservizio e che Poste stessa sia in realtà la prima vittima del danno informatico. Ha una certa logica. Chissà cosa ne pensano in IBM, perchè di loro si tratta, del colosso informatico americano, partner tecnico e tecnologico di Poste. Finirà a carte bollate e lunghissime cause di risarcimento danni. Ma chi ha vinto esibendo la propria forza è chiaro, anzi chiarissimo: i computer che gestiscono e governano la nostra civiltà informatizzata. E non sono neanche iscritti al sindacato...!

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