mercoledì 1 giugno 2011

Libri. Quella volta che il predicatore si prese troppo sul serio....

Il predicatore
di Camilla Läckberg


Che noia, che barba! Dopo aver letto ed apprezzato il precedente libro di esordio di Camilla Läckberg, La principessa di ghiaccio ,  la seconda prova come spesso accade non è all'altezza della prima. E' il caso de Il predicatore, noiosissimo romanzo in atmosfere thrillig che invece sfocia in una melassa incosistente. Ohibò, la suspence poliziesca del libro è inversamente proporzionale alla temperatura meteo della regione svedese dove è ambientato. Freddissimo? Nooo, caldissimo! I personaggi (perennemente sudati e accaldati, neanche fossimo all'equatore) sono quelli del primo libro, Patrick Hedstrom e la sua compagna Erika Falk, ora ritrovati sposati e in attesa di un bimbo. Lui continua a fare il poliziotto brillante e intelligente nella provincia sonnolenta svedese. Lei fa la futura mamma col pancione di nove mesi in attesa dell'erede. Intorno si dipana una storia piuttosto campata in aria che non riesce a decollare mai (con troppi personaggi che si accavallano l'uno sull'altro), neppure verso l'epilogo finale, trascinandosi stancamente in situazioni ripetitive e per nulla interessanti. Il libro mi da la netta sensazione di essere un riempitivo fatto per dovere contrattuale con la casa editrice. Ma nulla più. Ambienti e personaggi sono descritti in maniera superficiale e didascalica senza mai entrare davvero dentro le cose e le situazioni. L'intreccio del thriller è poi impalpabile, come già detto. E anche lentissimo nello sviluppo. Quasi cinquecento pagine, per oltre la metà superflue. Peccato perchè Camilla mi aveva dato una ben migliore impressione con La principessa di ghiaccio. Della trama non dirò nulla nemmeno per sommi capi, perchè leverei anche quel minimo di curiosità ai possibili lettori.
Cara Camilla, spero per lei che sia solo un passo falso e che possa recuperare la giusta vena già dal prossimo lavoro che, ne sono sicuro, arriverà in libreria quanto prima. Dice il saggio: il ferro va battuto finchè è caldo....
Adieu!

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