venerdì 17 giugno 2011

Morire di sfratto

Sede vescovile - Grosseto
In un paese assurdo dove un Ministro della Repubblica ha la protervia di insultare dei lavoratori precari che osano porgli delle domande sul tema che per loro significa conservazione di un posto di lavoro ("Siete la parte peggiore dell'Italia!"), oggi leggiamo in cronaca una storia assurda e agghiacciante. Una donna incinta perde il bambino all'ottavo mese dopo che da quindici giorni viveva in macchina con suo marito a causa dello sfratto dalla loro precedente abitazione.
Articolo del Corriere della Sera: http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/2011/17-giugno-2011/coppia-vive-auto-15-giorni-donna-incinta-perde-bambino-190887501120.shtml

Ma vogliamo provare a pensare un attimo a cosa significa trovarsi in una situazione del genere? Vogliamo provare a immedesimarci in una coppia di futuri genitori che passano da un'esperienza del genere? Con quali prospettive se non la disperazione più profonda?
Immagino già l'obiezione di qualche sedicente "moderato" che fa due pesi e due misure anche di fronte alla miseria nera e alla morte. "Ma sono una coppia di immigrati egiziani... mica italiani! Potevano starsene a casa loro". Ma questa è l'Italia, dove si può vivere e morire in un auto trasformata in abitazione per sfratto.

Ciliegina sulla torta: la precedente abitazione da cui la coppia ha ricevuto lo sfratto era di proprietà della Curia di Grosseto. Viene da chiedersi quale sia il concetto di Carità quando i due egiziani sono andati a bussare per trovare una sistemazione in attesa della busta paga del marito che aveva trovato lavoro in provincia. Niente da fare. Niente denaro, niente alloggio. E il Signore sia con voi.

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