mercoledì 15 giugno 2011

Libri. Montalbano in pillole

La paura di Montalbano
di Andrea Camilleri


Il libro è del 2003, quindi non recentissimo e fresco di stampa. Nel leggerlo e gustarlo bisogna fare qualche passo indietro rispetto al Montalbano attuale, con qualche anno di più sulle spalle e qualche irrequietezza dovuta al tempo che passa. Inoltre questo libro non è un romanzo unico, ma una raccolta di racconti brevi e brevissimi. Nel leggerlo mi ha dato l'impressione che potessero essere in origine bozze di preparazione per altri romanzi più strutturati e articolati. In effetti sembrano proprio delle idee appena accennate e buttate là per un miglior uso futuro. Che evidentemente non c'è stato. Tuttavia non bisogna pensare che tutto ciò sia riduttivo rispetto alla qualità abituale della produzione di Camilleri. I suoi standard narrativi sono sempre quelli che ben conosciamo e apprezziamo, noi fans "camilleriani".
Voglio citare  in particolare uno dei racconti del libro, quello di apertura, intitolato Giorno di febbre. A Vigata si verifica uno scippo per strada. Un testimone prende l'iniziativa di tirar fuori un revolver e sparare sui malviventi. Ma sbaglia la mira e colpisce una ragazzina che stramazza al suolo gravemente ferita ad una gamba. Montalbano si trova casualmente a passare da lì in tempo per soccorrere la ragazzina ferita, quando tra la folla si fa largo un barbone (nel senso di clochard, un vagabondo senza fissa dimora) che con pochi gesti semplici ma efficaci riesce a fermare l'emorragia e a salvare la vita alla giovane vittima della imprudente revolverata. Una gestualità da medico esperto, quella del barbone da strada, che non sfugge a Montalbano sia pure nella concitazione del momento. Qualche giorno dopo, mentre a Vigata si pensa di dare un riconoscimento ufficiale con tanto di cerimonia all'eroico clochard (Lampiuni il suo nomignolo), succede che Montalbano lo incrocia casualmente al porto, intento ad imbarcarsi su un traghetto che lo porterà lontano da lì per tornare nell'assoluto anonimato. Il barbone si rivolge supplicante a Montalbano pregandolo di ignorarlo e lasciarlo andare andare. Non vuole niente da nessuno, solo essere lasciato in pace. I quesiti a questo punto della storia sono tanti. Chi si celava sotto l'aspetto di un miserabile barbone da strada così abile ed esperto da arrestare una grave emorragia e salvare una vita umana? E perchè?
Beh, di spunti per lo sviluppo di una storia ben più articolata e complessa con diversi personaggi e situazioni interessanti ce ne sono parecchi. Invece il racconto finisce lì, con un disgraziato segnato dalla vita che evidentemente fugge da qualcosa o da qualcuno. Ma non sapremo mai da chi o da che cosa.

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