giovedì 19 luglio 2012

Film visti. The way back, uomini nonostante tutto


THE WAY BACK
Regia: Peter Weir
Con: Colin Farrell, Mark Strong, Saoirse Ronan, Ed Harris, Jim Sturgess

[Voto: 3,5 su 5]



Peter Weir, finalmente. Quanti anni sono trascorsi dal suo ultimo film uscito nelle sale? Parecchi, circa nove, dallo splendido Master & Commander con Russel Crowe nei panni del capitano di un vascello di Sua Maestà britannica impegnato in una caccia all'ultimo sangue contro un valoroso e spietato avversario francese. The way back in realtà è del 2010, ma arriva solo ora sugli schermi italiani e per di più nel depresso periodo estivo. Eppure è un bel film, appassionante, coinvolgente, epico, metaforico, come è nello stile di questo grande regista australiano. Relegato però nella calura estiva come un B-movie da quattro soldi. Vai a capire la logica dei distributori italiani. Demenziale.

La vicenda portante del film è presto detta. Siamo nel periodo della II guerra mondiale, Gli eserciti tedeschi e russo si fronteggiano in Europa per farne un solo boccone. La prima a cadere è la povera Polonia, stretta tra i due colossi. A farne le spese sono i poveri cristi che diventano carne da macello o da deportazione. Hitler da una parte e Stalin dall'altra utilizzano lager e gulag per fare piazza pulita di razze inferiori o dissidenti politici e/o presunti nemici del popolo sovietico. La vicenda prende l'avvio da un cittadino polacco accusato di tradimento e spionaggio dalla moglie, costretta a confessare sotto tortura. Il poveretto viene spedito in Siberia a redimersi lavorando in miniera a pane e acqua, con 40° sotto zero. Ma ciò che soprattutto lo preoccupa è di non aver poturo dire a sua moglie che la perdonava per le accuse false che gli aveva rivolto, ben sapendo che sotto tortura si può confessare qualunque cosa. Il suo cruccio maggiore era dunque quello di salvare la pelle, riconquistare la libertà e poter fare ritorno a casa da sua moglie. E qui si delinea da subito quello che è il tema portante del film di Weir. La difesa dell'umanità degli individui, sia pure sottoposti ad ogni genere di sofferenza. Un'umanità che si mantiene ed autoalimenta nonostante tutto e tutti. Il giovane polacco decide quindi di tentare la fuga in compagnia di un manipolo di altri disperati quanto mai eterogenei. Illuminante è la "confessione" di uno dei personaggi, l'americamo Mr. Smith, quando afferma che ciò che lo aiutava e lo spronava a restare vivo nel gulag era comunque il piacere di non darla vinta ai carcerieri. Dopo tentennamenti e defezioni varie, il gruppetto di sei disperati si decide alla fuga ben sapendo che il pericolo maggiore non sono tanto le armi e le recinzioni del gulag, quanto il terribile territorio siberiano. Migliaia di km di neve e di ghiaccio, senza cibo e senza riparo. Ma la meta finale è il sud, verso il lago Bajkal, verso i confini con la Mongolia. Impresa immane, ma che non riesce a scoraggiare i sei disperati che decidono di fuggire comunque. Tanto, morire per morire, meglio farlo da uomini liberi.
Uomini che lottano contro altri uomini; uomini che lottano contro la natura avversa; uomini che lottano per sopravvivere, ma che comunque non perdono la loro umanità. Anche se spesso vacilla, anche se spesso sono esasperati dalla fame, dal freddo o dalla sete. Ma soprattutto uomini, non belve feroci come i loro aguzzini. Questa lotta immane è a mio avviso la chiave (o una delle chiavi) di lettura del film di Weir. E come nel suo stile, la descrizione dei fatti e dei personaggi è fatta in modo asciutto, ma sempre altamente espressivo e misuratamente spettacolare, senza indulgenze a sentimentalismi facili e gratuite.

Benissimo gli attori. Jim Sturgess nel ruolo dell'indomabile giovane polacco, un monumentale Ed Harris nei panni del silenzioso e misterioso americano, la giovanissima e intensa Saoirse Ronan raccolta per strada dal gruppo di fuggitivi, Colin faccia-da-schiaffi Farrel che riesce a impersonare un truce e spietato Urka, ladro e assassino, trasformandolo in una simpatica canaglia. Tutti bravi, tutti all'altezza.

Cosa dire di più per sottolineare il giudizio positivo del film? Niente, bisogna solo andare a vederlo prima che sparisca dalla folle programmazione estiva nei nostri cinema.

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