martedì 10 agosto 2010

Siamo tutti dei vigliacchi?

Adriano Sofri, in un articolo pubblicato da Repubblica domenica 8 agosto, pone un problema molto interessante prendendo lo spunto da un triste fatto di cronaca dei giorni scorsi verificatosi a Milano. Quello del pugile ucraino fuori di testa lasciato dalla fidanzata che per sfogare la propria rabbia si è scagliato sulla prima donna che passava fino ad ammazzarla a pugni. Una storiaccia tremenda su cui ho anche scritto qualcosa qui sul blog. La domanda che si poneva Sofri era questa: "cosa avrei fatto io se mi fossi trovato ad essere testimone dell'aggressione"? Ovvero, quando si legge sui giornali che i testimoni di qualche episodio delittuoso sono rimasti impassibili o non sono intervenuti in difesa della vittima, sono da condannare tout court oppure hanno delle attenuanti legittime a giustificazione della loro passività? Articolo completo:
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/08/08/news/noi_uomini_vigliacchi_rileggiamo_cuore-6147135/index.html?ref=search

Bel problema. Di coscienza e non solo di coscienza. Mettersi in mezzo per dividere due che se le danno di santa ragione è sempre un rischio. Di beccarsi qualche pugno per lo meno. Ancora peggio nel caso in questione dove a picchiarsi reciprocamente con inaudita violenza non erano due o più , ma uno solo e, per giunta, l'energumeno/pugile era letteralmente fuori di testa al punto che sarebbe stato un vero suicidio tentare di intervenire. Mi pare che siano occorsi sette otto poliziotti per immobilizzare il pugile. Ma il problema posto è chiaro: in genere, che fare, come comportarsi? Un dilemma che può essere lacerante se affrontato con profondità e magari mettendosi nei panni della vittima o pensando che essa potrebbe essere un proprio famigliare.
A me è successo due volte di trovarmi in situazioni del genere. In entrambi i casi sono intervenuto senza pensarci un attimo, d'impulso. Ma erano altri tempi, quando ero più giovane, ero in forma, allenato (giocavo a rugby o avevo da poco appeso le scarpe al chiodo) e non avevo paura di nulla e di nessuno. Si trattò di uno scippo in motorino di due tossici ai danni di una signora per le vie del centro. Mi piazzai in mezzo alla strada e placcai i due sul motorino facendoli finire a terra. Dopodichè intervennero due poliziotti in borghese che passavano casualmente da quelle parti. Un'altra volta intervenni per difendere un anziano che erano finito sotto le grinfie di un mezzo matto ubriaco che lo stava malmenando sbattendolo contro la vetrina di un negozio per chissà quale motivo. Lo presi e lo immobilizzai, anche con una certa facilità. Ma a ripensarci dopo, sia allora che adesso a distanza di anni, mi chiedo se abbia fatto la cosa giusta o la più saggia. In altre parole se non mi sia comportato da incoscente. Se i due in motorino, una volta placcati si fossero fatti male cadendo, di chi sarebbe stata la colpa? Mia? Che tipo di responsabilità ci si assume in quei casi? Se il bruto che stava malmenando l'anziano fosse stato armato di un coltello come sarebbe finita? Ma anche, di riflesso: come sarebbe finita per l'anziano se non lo avessi difeso io?
Comunque la si guardi, la faccenda presenta angolature contraddittorie e variamente pericolose. Ma con un denominatore comune: per chi interviene c'è il rischio di mettersi nei guai legalmente oltre che farsi del male fisicamente.
Se situazioni simili dovessero ripresentarsi adesso che non sono più quello di una volta, francamente non so davvero come reagirei. Credo che la prudenza e l'istinto di autoconservazione finirebbero per prevalere. E come nel mio caso, così per tante altre persone. Tutti vigliacchi che non accorrono in difesa di chi ne ha bisogno? Che al massimo afferrano il telefonino per chiamare la polizia o i carabinieri? Tutti colpevoli di viltà e insensibilità civile? Il buon senso suggerirebbe di no. Eppure provate a leggere gli articoli dei giornali o ad ascoltare attentamente i servizi dei telegiornali. Ricorre sempre con puntualità la scontata osservazione del cronista che denuncia l'indifferenza dei passanti di fronte all'evento delittuoso. Indifferenza o si dovrebbe piuttosto parlare di impotenza e incapacità di intervenire? Incapacità oggettiva di mettersi in mezzo e usare la forza. Non è che uno sia naturalmente avvezzo a usare la forza in determinati frangenti. Questione di pura forza fisica, ma anche di mentalità, di coraggio, di educazione e di cultura. Come diceva Don Abbondio alle prese con i Bravi dell'Innominato: uno il coraggio se non ce l'ha mica se lo può inventare. E se il coraggio non si improvvisa, figuriamoci la capacità di usare la forza. Ma questo fa di tutti noi dei vigliacchi agli occhi del benpensate politically correct o del ligio giornalista di turno?
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