venerdì 20 agosto 2010

Montalbano e la vecchiaglia

La caccia al tesoro
di Andrea Camilleri

Calma piatta a Vigata. Non succede nulla e la noia la fa da padrona. E insieme alla noia prendono vita e si rinforzano anche li brutti pinsieri, ossia la sensazione forte e chiara per il commissario Montalbano di stare invecchiando. Ma sono soltanto 57 gli anni, non è possibile, le sue sono solo fissazioni. E infatti, messo alla prova, alla fine della storia narrata in questo ultimo lavoro di Andrea Camilleri, ne esce brillantemente vittorioso. Una vicenda sui generis, poichè non nasce con la solita ammazzatina su cui indagare, non c'è nessun picciotto da acchiappare. La noia, per l'appunto. A dare una smossa alle acque ci pensa un anonimo sfidante che invita Montalbano a cimentarsi in una caccia al tesoro disseminata di indizi in versi, apparentemente banali e innocui, ma che poi si riveleranno tragici.
La vicenda: due vecchi fanatici religiosi, due bambole gonfiabili, lettere anonime che in giochi enigmistici invitano il commissario ad una strana e poco credibile caccia al tesoro, la scomparsa di una giovane e bella ragazza e l'entrata in scena di un giovane aspirante epistemologo. Elementi sparsi e apparentemente slegati tra loro, ma che alla fine trovano la giusta collocazione. Montalbano rimette a posto con la sottile arguzia che lo contraddistingue tutti i pezzi del puzzle, quando piccoli particolari e labili indizi gli illuminano la mente e la risoluzione del caso prende forma anche senza uno straccio di prova, ma “la mancanza di prove non è prova della mancanza”, (citazione di Rumsfield, ex sottosegretario alla difesa di George W. Bush).
Da un paio di episodi a questa parte, Montalbano sembra accusare e soffrire gli anni che passano. Già in “L’età del dubbio” e poi ne “La danza del gabbiano” il commissario di Vigàta, ora 57enne, s’interroga, si analizza sempre più nel profondo dialogando con Montalbano secondo, la voce della sua coscienza: sì, ripete i suoi rituali legati alla cucina, la pasta 'ncasciata di Adelina o le squisitezze di pesce di Enzo, la passiata al molo fino sutta al faro, l’assittatina supra allo scoglio con relativa sicaretta, le parole che lo fanno arraggiari, il guasto della natura, della politica, dell’animo umano che lo feriscono, l’offendono, ma ad una certa età s’addiventa insofferenti su tutto. Conferme per lui che sta diventando vecchio?  Sullo sfondo i soliti personaggi che ormai ben conosciamo: l'efficiente Fazio, la litigiosa Livia, il pasticcione Catarella, lo svampito Augello, la fresca e brillante Ingrid. Ormai sono icone inamovibili del firmamento che illumina Vigata e a cui ci siamo affezionati irreparabilmente.
Insomma gli elementi per una buona e appassionante lettura ci sono tutti. Il libro si divora in un attimo, senza soste. Buon divertimento.

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