martedì 8 dicembre 2009

Che Carmen!



















La Carmen di Georges Bizet, l'opera lirica declinata al femminile per eccellenza, ieri ha debuttato a La Scala nel classico appuntamento del giorno di S. Ambrogio. E, manco a farlo apposta, è stata una edizione della Carmen che ha avuto come punti di riferimento proprio due donne: l'interprete suadente e appassionata Anita Rachvelishvili (georgiana, 25 anni) e la regista Emma Dante. Entrambe esordienti in un mondo che in qualche modo ha un vago sentore prettamente maschile, per non dire lievemente misogino. Tant'è vero che nei 150 anni di rappresentazioni di Carmen la protagonista è quasi sempre stata avvolta da un alone ambiguo e fosco a cavallo tra la disinvolta libertina e la prostituta da strada, pronta a darsi con facilità al primo venuto, soldato, ufficiale o torero che fosse. In passato, agli spettatori della Carmen veniva raccomandato di lasciare a casa mogli e figli, vista la scabrosità della vicenda... La Carmen vista ieri, rivisitata da Emma Dante, al contrario è apparsa come una donna che semplicemente sa ciò che vuole e chi vuole. Una donna che sceglie invece di essere scelta, a dispetto delle opinioni e delle apparenze. Cosa che in un mondo che gronda tradizionalismo è facile immaginare sia un concetto piuttosto difficile da accettare e assimilare.
Accanto alle due donne un personaggio che da solo vale l'Opera: Daniel Baremboim. Un uomo di musica che ha un carisma e un fascino come pochi altri. Una personalità straripante, generosa e dotata di una forza comunicativa coinvolgente e avvincente. Un grande della musica contemporanea. Come già scritto su questo blog, ho avuto modo di scoprirlo e apprezzarlo nello special di Chetempochefa di Fabio Fazio dedicato all'Opera di qualche giorno fa.

Non sono un tecnico conoscitore di musica lirica, ma solo un appassionato, quindi le mie considerazioni sono quelle dello spettatore comune, non certo dell'intenditore. Tuttavia la mia impressione è che la Carmen vista ieri sia stata una grande prova melodrammatica sia dal punto di vista musicale, che vocale e teatrale. Anzi direi proprio che il mix delle tre componenti sia stato vincente e decisamente meritati i quindici minuti di applausi finali dedicati ai cantanti e all'orchestra (Baremboim in testa) e altrettanto immeritati i fischi del loggione che hanno accolto la regista teatrale Emma Dante. La critica principale rivoltale era di una messa in scena scarna con una scenografia "povera" non degna della Scala e soprattutto, nel complesso, troppo audace. Ma a parte che in tempi come questi l'allestimento eccessivamente sontuoso e sfarzoso sarebbe stato un insulto al buon senso, è anche vero che il bisogno di rinnovamento passa anche attraverso la rinuncia alla classicità più retriva. La difesa della classicità e del classicismo finiscono per l'essere il pretesto per l'immobilismo a discapito dell'innovazione e della ricerca.
La regista debutante Emma Dante a mio avviso ha avuto il merito di fare una scelta coraggiosa soprattutto per ciò che rappresenta la prima della Scala nel rinunciare allo sfarzo per privilegiare lo spettacolo. E infatti l'allestimento, le coreografie, i movimenti dei figuranti e del coro sono stati la vera forza dello spettacolo. Un piacere degli occhi affascinati dalla pienezza dinamica della rappresentazione, dalla vivacità della messa in scena e dalla novità delle scelte. Una percezione lontana mille miglia dalla sensazione di muffa stantia di certe opere liriche dove tutto è già scritto, tutto è già visto. Ogni scena di questa Carmen pensata e interpretata da Emma Dante è stata una scoperta. Ogni volta che si è aperto il sipario il pensiero era "e adesso che succede"? Invenzioni sceniche, movimenti, reinterpretazione coraggiosa dei momenti salienti dell'opera sono stati i punti forti dello spettacolo. Il finale, nel IV atto con il clou della morte di Carmen per mano di Don Josè, è stata una delle principali fonti di critica e contestazione alla regista sicuramente perchè forte e ampiamente fuori dal solco della tradizione, con i due interpreti, Jonas Kaufmann (Placido Domingo lo ha definito “il miglior Don José in circolazione”) e Anita Rachvelishvili a dare prova di capacità interpretative attoriali insolite, che vanno al di là del campo prettamente vocale, solitamente imbalsamato.

Il pathos trasmesso da tutti gli interpreti in tutto lo spettacolo è stato il miglior dono possibile che Emma Dante e Daniel Baremboim potessero offrire al pubblico. Personalmente gliene sono grato. La mia gratitudine va anche e soprattutto al canale televisivo tematico "Classica" visibile sulla piattaforma SKY al canale 728. E' un canale pay per view, che quindi necessita di un oneroso canone mensile supplementare oltre all'abbonamento Sky. In questo periodo trasmette in chiaro, cosa che mi ha permesso di seguire la diretta della prima della Scala.
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