Partenza alle ore 8, temperatura 23°, cielo sereno. Perfetto. Il tour prevede una tappa di trasferimento in autostrada fino a Belluno/Longarone, poi Cadore e statale Alemagna fino a Cortina d'Ampezzo, lago di Misurina, Passo Tre Croci, Dobbiaco, San Candido, confine di stato, Sillian, strada regionale 111 per Sankt Jakob im Lesachtal, Kötschach, Passo di Monte Croce Carnico, confine di stato, Paluzza, Palmanova, autostrada per il rientro a Padova. Percorso quindi molto articolato di circa 550 km.
La prima tappa a Longarone è strategica, per una pausa-cappuccino-e-brioche e per un saluto alla mia amica M. Peccato che non ci sia, è in Croazia in ferie. Sarà per un'altra volta. Poco traffico e temperatura gradevole che rendono ancora più piacevole la gita. A Pieve di Cadore mi si intenerisce il cuore, trattandosi della località che è stata la mia prima sede di lavoro nel lontano 1984. Quanti ricordi di giovane neo-assunto... Eravamo in tre, Franco, Alberto e io, tre pivellini alle prime armi, che per "sopravvivere" lassù in mezzo alle montagne (provenivamo tutti dalla città, anche se diverse: Rovigo, Verona e Padova) ci eravamo trovati casa insieme, anche per dividere le spese di soggiorno. La vita in un paesino di montagna ci sembrava soffocante e deprimente. Per di più da quelle parti le giornate di sole sono cosa rara e il cielo è quasi sempre coperto da nuvole. Per il primo mese ricordo che non fummo in grado di vedere le vette dolomitiche della zona, sempre incapucciate di nuvole. Facevamo i pendolari, tornando a casa il sabato pomeriggio per poi fare dietro front alla domenica sera. Uno stress pazzesco, anche perchè all'epoca il percorso era lento e lungo poichè l'autostrada Mestre-Belluno terminava già dopo Vittorio Veneto e la statale Alemagna non era ancora provvista dei viadotti che accorciano drasticamente i tempi di percorrenza. Insomma arrivare a Pieve di Cadore era un'impresa, specie nel periodo della brutta stagione. Altri tempi, mi sembra tutto talmente lontano... In effetti sono passati oltre 27 anni, accidenti. Una mezza vita.
Le Tre Cime di Lavaredo in versione invernale |
Da Cortina si prende verso nord-est deviando per il lago di Misurina, un piccolo gioiello ai piedi delle Tre cime di Lavaredo. Anche qui gli aggettivi superlativi si sprecano. Sono posti che almeno una volta nella vita meriterebbero di essere visti di persona con i propri occhi. Non ci sono parole o immagini che possano rendere appieno tale bellezza. Si prosegue ancora verso Dobbiaco (un lago c'è anche qui) per poi dopo San Candiso passare il confine con l'Austria. Se possibile, conviene fare il pieno di carburante che qui costa 30-40 centesimi in meno dell'Italia. Non che sia regalato, ma insomma un risparmio c'è. Statale 110 fino a Sillian e poi si prende la strada regionale (cioè di classe inferiore) n. 111. Il panorama cambia: prati a non finire e si sale di quota fino ad arrivare intorno ai 1500/1600 metri. La strada è tortuosa in maniera inimmaginabile. Praticamente è impossibile trovare un tratto rettilineo superiore a 2-300 metri. E' tutto un susseguirsi di curve e tornanti. Traffico zer, solo moto. Decine e decine di moto. Una cosa impressionante. Targhe italiane e tedesche soprattutto. Una curiosità su 10 moto incrociate almeno 8 sono ripartite tra Bmw e Harley Davidson, giapponesi quasi inesistenti. E' proprio vero che il mercato è regolato dalle mode e dalle convenzioni. A parlare in giro di moto, il sogno nel cassetto di tutti è la Bmw o una Harley. Non che sia una fama immeritata o immotivata, perchè sono "signore moto", ma mi sembra che si stia un po' esagerando. Il mondo delle due ruote di qualità va ben oltre, soprattutto senza dimenticare anche i marchi classici italiani. Tornando al viaggio, il panorama che si gode ad ogni curva è verdissimo e si apre in ampie vallate a perdita d'occhio, talmente bello da risultare pericoloso. Sì, perchè è facile distrarsi per vedere il panorama e nella malaugurata ipotesi che si perda il controllo, fuori dalla sede stradale il vuoto è pauroso, di decine e centinaia di metri. E non c'è traccia di guard-rail. Caratteristica che balza agli occhi, non appena si rientra in Italia dopo il valico del Passo di Monte Croce Carnico (1360 m.). Magicamente il panorama cambia radicalmente, si fa stretto e scuro perdendo quella sensazione di spazialità del versante austriaco. Anche il meteo ci mette del suo, perchè a Paluzza trovo nuvolo, vento e un po' di pioggia. Ma dura poco, per fortuna, perchè in moto la pioggia non la sopporto proprio. Non è un problema di attrezzatura perchè la tuta antipioggia è sempre in bauletto, ma è proprio una sensazione di disagio che la pioggia mi trasmette sulle due ruote. E pensare che qualcuno trova bello andare in moto sotto la pioggia. Bah.
Arrivati a Palmanova il paesaggio diventa di pianura e decisamente poco interessante. Non resta che galoppare veloci verso casa. Il viaggio è stato lungo. Forse troppo. Dividendolo in due tappe con sosta notturna, probabilmente lo si può godere di più e soprattutto più a lungo. Lungo il percorso è pieno di bed&breakfast, pensioncine graziose e gasthaus (o gasthof...?). C'è solo l'imbarazzo della scelta.
Buon viaggio.
Il percorso in terriorio austriaco (cliccare per ingrandire) |
1 commento:
bellissimo il tuo viaggio ... mi hai ricordato un libro che dovrò riprendere in mano "L'arte zen della manutenzione della motocicletta" più o meno così il titolo...
Posta un commento