lunedì 12 settembre 2011

Che ti sia lieve la terra... amico Toni

Non ce la faceva più ad andare avanti così. Questa notte Toni l'ha fatta finita e si è buttato dal terrazzo di casa. Toni non era più lui da quasi un anno e mezzo. Faceva dentro e fuori dalle cliniche psichiatriche per tentare di recuperare il suo equilibrio mentale che non c'era più. Un uomo alla deriva, l'ombra dell'uomo brillante e pieno di verve irrefrenabile di un tempo e che tutti abbiamo conosciuto.  Toni se ne è andato in una frazione di secondo, il tempo di precipitare dal terrazzo di casa. Se ne è andato volando, lui che ha sempre avuto un fisico pesante e corpulento che lo teneva attaccato a terra. Una stazza pesante e massiccia che aveva da sempre il vezzo di minimizzare dichiarando sempre qualche chilo in meno del suo peso o vestendosi in maniera eccentrica. Era un rugbysta, un pilone.
Un old, come si dice in gergo. Ovvero un ex giocatore che rimane comunque ammalato di rugby. Era un pilone, uno di quelli grossi con la maglia n. 1 o 3, gli uomini forti della squadra. Uno di quelli su cui sai di poter fare affidamento sempre e in qualsiasi circostanza. E lui era proprio così. Gli dava un piacere quasi orgasmico dimostrare di aver fatto tutto il possibile, e anche di più, per fare un favore a un amico. Professionalmente non ho mai sentito nessuno lagnarsi di Toni. Impeccabile e di successo, sotto il profilo lavorativo.  Sempre ai primi posti delle classifiche dei maggiori contribuenti della città. Da quando aveva smesso di lavorare tutto era andato in malora. La sua agenzia, i contatti professionali, i clienti. Ormai tutto questo per lui non conta più niente, Toni non c'è più.
Che personaggio, Toni. Spesso andava a ruota libera e si inventava fatti e situazioni alquanto improbabili, pur di apparire sempre al meglio e vincente. Era il suo peggior difetto. Non gliel'ho mai nascosto. Nessuno gli perdonava niente, a Toni. Se le voleva tutte, se le andava a cercare, pur di apparire ad ogni costo. Un uomo nato sotto il segno di Narciso e narcisista fino al midollo.  Dopo aver vissuoto da narciso se n'è anche andato da narciso, protagonista fino all'ultimo. Ma se ne è andato a palcoscenico vuoto, da solo e disperato, senza nessuno spettatore alla sua ultima recita. E’ incredibile accorgersi quanto una persona faccia parte del proprio perimetro di conoscenze se non quando non c’è più. Io e Toni ci conoscevamo da circa 35 anni. Non ci siamo mai frequentati molto, una volta o due è venuto a casa mia per vedere il rugby su Sky in compagnia (e in famiglia ancora se lo ricordano….) e le nostre frequentazioni avvenivano soprattutto alla Guizza, al Plebiscito o da Baessato che per Toni era un secondo ufficio dove bivaccava per un sacco di tempo. Ma in quelle occasioni non mancavano le discussioni e le litigate, perché Toni lo sapevamo tutti com’era. Difficile andarci d’accordo e soprattutto non si poteva dargli sempre ragione. Si litigava, ci si mandava affanc… ma poi tutto finiva lì e la volta dopo amici come prima. Io sono fatto così e non porto rancore per nessuno. Il tempo è galantuomo e prima o poi aggiusta le cose.

L’ultima volta che l’ho visto e ci ho scambiato qualche parola è stato poco prima del Natale 2009. Dopo di allora è stato impossibile raggiungerlo se non con qualche telefonata a cui rispondeva malvolentieri e con un filo di voce. Mancavano pochi giorni a Natale, avevo appena acquistato in libreria a prezzo d’occasione tre copie di un libro fotografico di rugby da regalare agli amici per le Feste. Manco a dirlo ho incrociato Toni da Baessato con il suo cappottone di cammello e la papalina in testa; la sua divisa d’ordinanza insomma. D’istinto gli ho regalato uno dei libri che avevo sotto il braccio. Perché a Toni, nonostante tutto, gli volevo bene. Non so bene perché, ma gli volevo bene. Forse perché semplicemente era un rugbista come me. Perché amava il Petrarca, come me. Non sarà stato un campione eccellente (anche se lui era fermamente convinto del contrario), esattamente come me, ma forse era proprio anche per questo che gli volevo bene.

Ricordo quella volta durante la mia semestrale permanenza in ospedale, era il 2007. Mi telefonava dicendo che aveva pregato la Madonna, di cui era una grande devoto. E se gli facevo notare che io invece sono fondamentalmente un dubbioso con tendenze agnostiche , rispondeva che non importa, che non era colpa mia se non capivo un c...zzo. La Madonna invece avrebbe capito e ascoltato le sue preghiere per me. Era fatto così. Peccato che fosse anche un gran bestemmiatore, proprio della sua "amica madonnina", come la chiamava. Vallo a capire. Poi all'improvviso venne a trovarmi. Cosa ci si va a fare in ospedale nel far visita ad un ricoverato? Lo si tira un po’ su, lo si aggiorna sulle cose di fuori, sugli amici, si scherza e si ride se l’ammalato è in grado di farlo oppure gli si fa semplicemente compagnia. No, con Toni niente di tutto questo. Appena mi vide sbiancò in volto e rimase a bocca aperta. Io ero molto malconcio, aperto come una cozza e tenuto insieme da decine e decine di punti, rattoppato alla bell’e meglio, con un sacco di tubicini che uscivano dall’addome. Non un bello spettacolo. “Non posso vederti così” mi disse. E si mise a piangere. Alla fine fui io, il ricoverato, a dover consolare il visitatore. Ecco questo era Toni. Un rugbista un po’ vanaglorioso e fanfarone, ma pur sempre un amico dal cuore d’oro.
Non a tutti riusciva di accettare il suo carattere. Anzi, direi proprio il contrario. Si era fatto nemici per questo. Ma forse più che nemici è più giusto dire che nella sua voglia di primeggiare e di sbalordire riusciva a rendersi antipatico con facilità. E bisogna dire che ci riusciva benissimo.
In fin dei conti, anche se volando da solo dal terrazzo di casa, se n'è andato da prim'attore. Una specie di trionfo sul suo personalissimo palcoscenico della vita. Chissà cosa si pensa quando si precipita al suolo. Chissà se si ha il tempo di pensare, e che cosa passa per la testa di uno che sta per schiantarsi volontariamente per farla finita.
Questi pensieri mi gelano il sangue.

Che ti sia lieve la terra, caro Toni. Chissà se lassù, dove sei ora si gioca a rugby. Spero di sì.
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1 commento:

enzo ha detto...

Bravo Angelo, lo ricordo proprio così.
Anch'io ho perso un amico, magari difficile, ma un Amico. L'unico amico che sapeva dirmi: "Tesoro, ti voglio bene!".
Lo ricordo nella trasferta sudafricana per il Golden Oldies, in cui salì sul palco prendendo il microfono per cantare. Fece ballare e cantare migliaia, si migliaia, di persone sotto un enorme palatenda. Finì la performance lasciando cantare in playback, logicamente, il buon Ivano, mentre lui cantava nascosto dietro il palco.
Ciao Amico, grazie della tua amicizia.