mercoledì 30 giugno 2010

Simpatico come uno scarafaggio

Paolo Sorrentino è uno dei cosiddetti giovani autori del cinema italiano. Il suo primo film è stato “L’uomo in più” (che non ho visto) con Toni Servillo che ottiene un passaggio alla Mostra internazionale del cinema di Venezia. E' poi la volta di Cannes, nel 2004 con  “Le conseguenze dell’amore” (bello) e nel 2006 con “L’amico di famiglia” (molto meno). La consacrazione come regista arriva con il pluripremiato "Il Divo" del 2008.
Non è un cinema facile quello del rampante e apprezzato regista napoletano. Poco abbordabili e digeribili i suoi film con personaggi al limite del grottesco e spesso anche oltre. Non fa eccezione il personaggio Andreotti, concepito e interpretato in maniera quansi angosciante da Toni Servillo, attore must di Sorrentino. In qualche modo i film e i personaggi di Sorrentino mi hanno suscitato un senso di repulsione appiccicosa,  specie "L'amico di famiglia".  Chiarisco cosa intendo con repulsione appiccicosa. E' quando si fa, si legge o si vede qualcosa che non riesce a piacere, ma dalla quale è difficile staccarsi. Un senso dell'orrido che attira chi ci viene a contatto, invece di respingere del tutto. Pensate al personaggio de L'amico di famiglia o allo stesso inquietante Andreotti. Quasi tutti sono film aventi a che fare con l'ambiente e la cultura napoletana, fatta spesso di mezze tacche border line e liberi pensatori,  espressione di un sapere popolare, ma non per questo meno nobile di altri. Sorrentino ha deciso di fare il salto nel mondo della letteratura con questo libro che non si discosta molto dall'ambiente e dagli umori dei suoi film. Napoletano il protagonista, napoletano il linguaggio usato nella stesura del libro, napoletana l'atmosfera che si respira. Comunque con quel senso di repulsione appiccicosa di cui sopra.
Tony Pagoda è il protagonista. Un cantante melodico, come si definisce lui stesso. Anema e core e lacrime al vento.... Il suo repertorio è iper classico. I suoi cavalli di battaglia che gli danno successo non solo in Italia dove ci sia un briciolo di cultura italiana veicolata dall'emigrazione (per esempio tra italiani d'America, Frank Sinatra in testa...) sono canzoni d'amore che fanno leva sui sentimenti più semplici e popolari: l'amore e il romanticismo e i buoni sentimenti. Per trovare un paragone reale, inevitabile pensare ad un cantante alla Gigi D'Alessio, tanto per intenderci.
Ma Tony Pagoda, grande cantante, "tiene" parecchi difetti. E' un cocainomane dichiarato, un puttaniere conclamato, un disinvolto frequentatore di personaggi di ogni tipo, malaviotosi e non, con cui non ha difficoltà eccessive a rapportarsi, un marito plurifedifrago e via discorrendo. Un personaggio visceralmente antipatico, almeno per quanto mi riguarda. Non certo una simpatica canaglia come all'inizio del libro mi sembrava fosse presentato. Ed è proprio questa ostentazione di malavita e cocaina che non mi è piaciuta affatto. A questo si aggiunga la presunzione di Tony nel giudicare la gente con cui viene a contatto, a sezionarla e classificarla, a voler loro insegnare a vivere, a pensare, a comportarsi secondo i suoi parametri e stili di vita. Insopportabile.
Sorrentino ha della genialità nel suo stile di scrittura e nella sua tessitura del personaggio esattamente come quando si mette dietro la macchina da presa. Geniale, ma non per questo facile da approcciare e assimilare. Nonostante la bravura evidente di Sorrentino (o forse per questo?) è il personaggio stesso di Tony Pagoda che a tutto tondo mi è risultato insopportabile. Si alternano nel libro pagine godibilissime ad altre insopportabili. Nel complesso un libro poco digeribile e forse da riprendere in mano una seconda volta con un approccio più generoso e accondiscendente da parte del lettore. Cioè io. Probabilmente il mio giudizio non positivo non collima con la media di altri ai quali, da quanto ho sentito e letto, è invece piaciuto molto. Pazienza.
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1 commento:

Anonimo ha detto...

Ti sbagli il libro e bellissimo. E' la dimostrazione che chi non è allineato e omologato non viene prima capito e poi accettato.

Mi.L.