domenica 13 giugno 2010

Follett colpisce ancora

Mondo senza fine
di Ken Follett

Diciotto anni dopo I Pilastri della Terra, dieci milioni di copie dopo il successo mondiale di quel libro, Follett ci riporta nell’antico villaggio immaginario di Kingsbridge. E anche questa volta ci racconta una storia di cattedrali e di costruttori geniali, di fede e passione, di guerra e potere, di amore e odio. Monarchi spietati e religiosi corrotti in gran quantità. In mezzo a questo bailamme di violenza e corruzione, un popolo misero che lotta contro la fame e le malattie, prosciugato sistematicamente di ogni suo avere da signori feudali spietati e e monaci parassiti. Un popolo che cerca punti di riferimento nei religiosi abbarbicati sui loro possedimenti, sulle loro ricchezze e sulla loro cultura d'elite che servono unicamente ad autolegittimarsi senza essere realmente al servizio della comunità e dei fedeli. La via d'uscita, l'unica possibile per come emerge dal racconto delle vicende (e confermata dalla storia), sta nella ricerca di autonomia e indipendenza del popolo da ottenere attraverso l'affrancamento dal giogo feudale, dal libero mercato e dal libero commercio e dalla creazione e sviluppo di una cultura laica, non dipendente e vincolata dal dominio oppressivo della Chiesa. I prodromi di una cultra borghese e illuminista i cui germi si stavano di lì a poco sviluppando in tutta Europa, anche sullo slancio di dottrine considerate eretiche e scissioniste (Lutero, Calvino), che avrebbero minato alle fondamenta il potere secolare e temporale della Chiesa. A dire il vero (ed è a mio avviso il secondo limite del libro, dopo la trama "a fisarmonica" espandibile a piacimento di cui dirò più avanti), il libro a volte sfiora spesso l'inverosimiglianza quando si incaponisce a dipingere certi personaggi in maniera troppo sfacciatamente moderna e in anticipo sui tempi. Anacronistico, per lo meno.
Ancora una volta Follett abbandona i confortevoli percorsi che fin dagli anni Settanta lo hanno reso celebre nel mondo, quelli della spy-story e del thriller di guerra, per misurarsi con l’impresa di raccontare al suo pubblico l’epopea di un gruppo di uomini e donne sullo sfondo del Medioevo inglese ed europeo. Se vi è piaciuto i Pilastri della terra non potete fare a meno di leggere questo libro che ne è il seguito ideale. Con nuovi personaggi, essendo ambientato oltre duecento anni dopo il precedente, ma con una linea logica e narrativa identica. D'altronde, squadra che vince non si cambia.
E' un libro di oltre 1300 pagine e avrebbe potuto essere anche il doppio in quanto vi si narrano con dovizia di particolari i fatti che si sviluppano nell'arco di circa una quarantina d'anni. Bastava dilatare il periodo et voilà, ecco che il brodo si allunga. Una trama "a fisarmonica" anche troppo ridondante che sviluppa più situazioni e personaggi che sarebbero bastati da soli ad alimentare materiale per altrettanti romanzi. Qualcosa mi dice che ci sarà un seguito ulteriore...
Anche questa volta il libro offre la possibilità di conoscere particolari della storia inglese (questa volta si tratta della dinastia dei Tudor), spaziando anche in Francia e Italia (...Firenze), che altrimenti sarebbe difficile apprendere. Nelle nostre scuole non si insegnano queste cose, a malapena apprendiamo quattro nozioni della storia rinascimentale e risorgimentale d'Italia, figuriamoci quella dell'Inghilterra o dell'Europa. Di qui a poco mi aspetto che il termine Risorgimento possa diventare tabu' nelle scuole italiane. E coi tempi che corrono e con i governanti che abbiamo nel nostro paese, con ministri che si vantano pubblicamente di non leggere mai libri che non trattino di finanza o economia, la contrazione di programmi ad ampio respiro di ispirazione umanistico-storico-letteraria sarà sempre maggiore e marcata. Basti pensare al boicottaggio delle manifestazioni per l'Unità d'Italia, considerato un evento storico in sè privo di significato, un anniversario inutile, un orpello fastidioso che non merita l'interesse di certa classe dirigente...
Ma questa è un'altra storia.
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