giovedì 29 aprile 2010

Il transetto, questo sconosciuto...

I pilastri della terra, di Ken Follett.
Un'epopea medievale che si sviluppa attraverso l'arco di una quarantina d'anni nel XII secolo di un'Inghilterra feudale dilaniata da lotte intestine tra i potenti nobili in perenne caccia di potere e denaro. Sullo sfondo una chiesa che già impone la sua presenza dominante sgomitando sia sul fronte confessionale che quello temporale.  Storie di cattedrali da erigere e di frati devoti, ma anche di vescovi felloni e spregiudicati. Ma anche di re, di cavalieri, di conti e di dame che, ora l'uno ora l'altro, governano, spadroneggiano, cadono e risorgono senza soluzione di continuità. Insomma ce n'è per tutti i gusti. Il libro è del 1995. In tutti questi anni ci sono girato intorno in maniera ondivaga. Interessato e incuriosito ma non al punto da iniziarne la lettura. Lo leggo, non lo leggo... sempre in dubbio soprattutto per la fama di scrittore popolare di non eccelse qualità che l'autore Ken Follett si porta dietro. Non secondariamente, anche perchè intimorito dalle dimensioni del libro: circa 1000 (mille!) pagine. Per mantenere interesse e qualità sulla distanza di una vera e propria maratona bisogna essere degli scrittori formidabili... Ma alla fine venne il momento di attaccare i pilastri della terra. E' stata una lettura interessante, tranquilla, istruttiva, Non sarà alta letteratura come dicono i palati fini, ma certamente non manca di coinvolgere il lettore. Interessante soprattutto sotto il profilo storico-artistico per le minuziose descrizioni sia delle vicende dell'Inghilterra medievale che dell'arte dell'epoca, nel passaggio dal romanico al gotico, dall'arco a tutto sesto a quello a sesto acuto. Diciamo che ho dovuto rispolverare i miei sbiaditi ricordi di storia dell'arte del liceo (il transetto, questo sconosciuto...) per stare dietro alla narrazione delle gesta architettoniche di Tom il costruttore e del suo figlioccio Jack perdutamente innamorato della bella Aliena, la contessina in disgrazia. Ok non sarà un capolavoro, tuttavia non è difficile fare le due di notte per finire assolutamente quel tal capitolo che non si può proprio lasciare lì in sospeso...
Una curiosità. Follett cita spesso i mercanti italiani che cominciavano ad affacciarsi sui mercati del nord. Ma ho qualche dubbio che storicamente abbiano un senso i termini Italia e italiano in pieno 1100. La penisola italica in quel tempo era tutto tranne che un paese unitariamente identificabile sotto un'unico nome, bensì un mosaico dalle mille tessere. Chi ha sbagliato (se di sbaglio si tratta effettivamente)? Follett o il traduttore?
Esiste un seguito del romanzo sulle vicende legate alla cattedrale di Kingsbridge, Mondo senza fine pubblicato un paio di anni fa. Sono 1.300 (milletrecento!!) pagine. Auguratemi buona fortuna, ho appena cominciato a leggerlo...
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