lunedì 5 aprile 2010

Film visti. Mine vaganti

Mine vaganti
regia di Ferzan Ozpetek con Riccardo Scamarcio, Nicole Grimaudo, Alessandro Preziosi, Ennio Fantastichini, Lunetta Savino, Carolina Crescentini, Elena Sofia Ricci, Ilaria Occhini.
[voto: 2 su 5]

Omosessuali, gay, culatoni, checche, froci, ricchioni.... I vocaboli in uso sono molteplici e variano a seconda che si voglia affibiare un senso dispregiativo al termine indicante una non omologata caratteristica sessuale. Per intenderci subito, Mine vaganti inizia parlando di omosessuali e finisce col rappresentarli come froci. Fatto salvo questo distinguo preliminare, questo ultimo lavoro di Ozpetek poteva essere un buon film (l'idea di fondo è ottima) sul tema dell'omosessualità vissuta nel quotidiano finalmente libera da clichè di maniera; invece degenera riducendo alcuni dei personaggi alle solite macchiette da avanspettacolo. Per l'appunto, ricchioni o froci. Peccato, perchè se il film avesse mantenuto le promesse iniziali poteva essere un'occasione per parlare di omosessualità in maniera più seria e vera. All'inizio è stato proprio questo il pensiero che mi girava per la testa: finalmente un film in cui gli omosessuali non sculettano o parlano come al solito... Il prosieguo del film mi ha fatto ricredere.
Scamarcio e Preziosi sono due fratelli di famiglia benestante che decidono di fare outing spinti a questo passo per cercare altre vie di realizzazione personale che non siano l'azienda di famiglia in un ambiente chiuso e bacchettone come quello leccese dove è ambientata la vicenda e soprattutto dall'oppressione insostenibile della famiglia stessa, ossessionata dal mito dominante del maschio sciupafemmine. Infatti alla rivelazione pubblica del segreto segue l'inferno con tanto di infarto del padre che si sente tradito dalle filiali preferenze sessuali non conformi al comune pensiero omofobico. Si innestano i vari personaggi peraltro tutti molto "già visti" e prevedibili: la nonna saggia e filosofa (una sempre bella Ilaria Occhini), il padre-padrone e marito di cui sopra puttaniere e autoritario,  la madre e moglie cornuta e consenziente, la zia svampita e semi alcolizzata, la pletora di famigliari, domestiche e amici di famiglia, tutti secondo clichè. C'è anche l'immancabile donna-manager in carriera (una notevole Nicole Grimaudo), insoddisfatta, depressa e -chissà perchè- pericolosa al volante. Quasi patetici i flash back della nonna sposina in abito bianco nuziale che rimembra i giorni della sua giovinezza e del suo matrimonio infelice. Insomma tutto all'insegna del più banale déjà vu, comprese le frasi pensose-simil-filosofiche da cioccolatini perugina snocciolate dalla nonna-filosofa. Ciliegina sulla torta gli amici froci di Scamarcio che sembrano presi pari pari da un film dei Vanzina. Tutto per strappare qualche risata e alleggerire la storia (?). Mah.

In sintesi, il film nasce da buone intenzioni e altrettanto buone premesse, salvo poi arenarsi su tanti, troppi, luoghi comuni e clichè super sfruttati e già visti.
Un altro (ultimo) appunto a Ozpetek: come si fa ad ambientare un film a Lecce mostrando in tutto il film solo un paio di inquadrature della splendida città salentina e senza un solo personaggio che parli con un accento leccese appena decente...? Oltretutto la cadenza salentina è così bella e musicale!
Bocciato.

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