domenica 25 aprile 2010

Film visti. Green zone

Green zone
regia di Paul Greengrass, con Matt Damon, Greg Kinnear, Jason Isaacs, Amy Ryan.
[voto: 3 su 5]

Un solido, convincente e spettacolare action movie a sfondo bellico. E anche qualcosa di più. Infatti il film va oltre la solita pellicola sui marines eroici e i cattivi di turno da combattere e sconfiggere. Green zone è anche un film politico e storico, sia pure in chiave hollywodiana. Tanto per intenderci la parte dei buoni qui è affidata agli agenti della Cia in lotta aperta con i politici di Washington...., non so se mi spiego.
Il contesto storico che fa da sfondo alla vicenda è la guerra in Iraq del 2003. Ho detto di un film anche storico e politico perchè per apprezzare e seguire le vicende del film occorre avere un po' di idee chiare su quelli che furono i fatti e gli avvenimenti di quei mesi che precedettero e seguirono l'invasione dell'Iraq di Saddham Hussein. L' accusa di possedere arsenali di armi di distruzione di massa fu la molla che fece scattare l'invasione da parte degli Usa e degli alleati. Accuse e relative prove a suffragio raccolte dagli Usa dell'amministrazione Bush e avallate da una decisione dell'Onu che di fatto dava il via libera alle operazioni militari, ossia alla guerra. Peccato che poi quegli arsenali di armi chimiche, batteriologiche e atomiche non furono mai trovate dalle truppe del superteconologico e potente esercito americano. La cosiddetta pistola fumante era, in realtà, fredda. Un dettaglio che poteva far risparmiare decine di migliaia di vite umane, sia fra i militari di ambo le parti che fra la popolazione civile. Il film narra proprio di questi eventi - debitamente romanzati, ma non troppo- che scoperchiarono la vergognosa manipolazione di notizie date in pasto all'opinione pubblica al solo scopo di giustificare una guerra mascherata come atto di difesa preventiva, ma che aveva in realtà connotati e giustificazioni di carattere politico ed economico preordinati dall'amministrazione Bush.
Il film fa il paio, per certi versi, con quello di Roman Polanski (The gost writer - L'uomo nell'ombra), tuttora nelle sale cinematografiche, che tratta all'incirca lo stesso argomento, ma dal punto di vista del declino politico del Primo Ministro britannico (facilmente identificabile in Tony Blair), fedele alleato degli Usa, proprio per lo scandalo della bufala della pistola fumante.
Una considerazione. Questi due film sono l'esempio lampante di come Hollywood riesca, nonostante tutto, a trattare argomenti -politici e d'attualità- scottanti e delicati come questi pur facendo parte del sistema-america. La politica americana e dei suoi alleati ne escono con le ossa rotte, ma ciononostante il cinema ne parla e senza fare troppi sconti a nessuno. Una concreta e tangibile indipendenza culturale e artistica dal potere politico? (ci metto un punto di domanda, chè il beneficio del dubbbio non guasta mai in questi casi e su certi argomenti...). Sarebbe mai possibile un'operazione del genere in Italia? Ricordiamo tutti, credo, le feroci polemiche che anticiparono e seguirono l'uscita del film di Moretti Il Caimano esplicitamente ispirato al personaggio Berlusconi.... Un esempio, ma si potrebbero citare anche Il Divo di Sorrentino (Andreotti e la DC) o La Prima linea di De Maria (terrorismo). Un mezzo terremoto distruttivo per il cinema e il mondo politico italiano con una bufera di polemiche al calor bianco. Negli Usa Hollywood sforna film e i politici governano. A ognuno il suo mestiere... Il successo del film lo decreta il pubblico e/o la critica, non certo i politici ringhiosi.
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