lunedì 3 maggio 2010

Film visti. Cosa voglio di più

Cosa voglio di più
Regia di Silvio Soldini, con Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston.
[Voto: 2.5 su 5]

Innanzitutto il titolo. Cosa voglio di più nel senso di "cosa preferisco" oppure cosa voglio di più nel senso relativo di "cosa pretendo di più di quanto già non abbia"? Dubbio che è un po' una chiave o la chiave di lettura del film. Cosa vogliono di più che già non abbiano i protagonisti della storia narrata da Silvio Soldini? Oppure su quale dei due, tra amante e moglie/marito, cadrà la scelta di vita che in qualche modo sono chiamati a fare?
La storia è una come tante altre, di coppie che si arrabattano a livello di galleggiamento nel tran tran quotidiano, alle prese con il mutuo da pagare, con i conti che non tornano mai, con i figli -se già ci sono- oppure con il progetto di metterne in cantiere uno perchè forse è arrivato il momento giusto, con gli amici, con i progetti per le vacanze low cost. Storie di vita ordinarie e per questo brutalmente banali, piatte e monotone. Ma ad un certo punto queste vite piatte si incrociano tra di loro e deragliano nel breve giro di qualche sguardo e qualche sms. Un Lui e una Lei qualsiasi (il piacione Favino e l'algida Rohrwacher), che hanno una vita di coppia, che hanno dei compagni/e e anche dei figli decidono di dare una svolta alla loro piatta esistenza e di avviare una relazione tutta sesso e clandestinità. E qui torniamo al titolo ambivalente. Cosa vogliono di più? Non gli basta ciò che già hanno e che fino ad allora sembrava soddisfarli? Cosa vogliono di più? E' preferibile una vita tranquilla, ma banalmente piatta o la sferzata di adrenalina che deriva da una relazione proibita che li svegli dal loro torpore?
L'ambientazione in cui si svolge la vicenda mi ha riportato, per atmosfere e caratterizzazioni dei personaggi, ad un Pietro Germi d'annata, tradotto e aggiornato con il linguaggio dei giorni nostri. Un'operazione nostalgia che coglie in pieno le atmosfere malinconiche e depresse di quell'ambiente popolare dove tutto è routine, dove i due stipendi non bastano mai e la massima botta di vita viene dalle serate con gli amici al pub tra un Risiko e un Monopoli. E' una fotografia dell'Italia di oggi come lo era quella degli anni '50 splendidamente letta e interpretata dal genio di Germi. Soldini sforna un'opera piutttosto sonnolenta e spesso ripetitiva nelle situazione descritte; sembra quasi che la piattezza dell'esistenza dei protagonisti sia anche una certa piattezza del film stesso. Perfino le scene di sesso tra i due amanti, ampiamente sottolineate da trailers e locandine, sono piatte e sembrano ricordare un glamour da hard discount di periferia. Anzi i sospiri lussuriosi dei due poveri amanti sembrano più delle crisi di asma bronchiale che vette di sesso infuocato.
Insomma tutto sembra essere pervaso da un senso di depressione che finisce per coinvolgere lo spettatore che alla fine del film esce dalla sala con un senso di tristezza difficile da scrollarsi di dosso. Primato forse uguagliato dai precedenti lavori di Soldini, sia Pane e tulipani, ma soprattutto Giorni e nuvole. Anche in quelle precedenti opere il malessere del vivere era palpabile. Un malessere che ha le sue radici sia nelle anime dei personaggi che nella vita che loro conducono, condizionata sempre dai soliti problemi personali, economici, di relazione. Problemi che portano inevitabilmente alla fuga. Da tutto: dalla famiglia, dal lavoro, dagli affetti più cari, cui pure si è profondamente legati.
Salvo poi riprendersi i propri bagali e fare ritorno a casa, lasciando dietro di sè una scia di ricordi e di lacrime amare per aver solo furtivamente assaporato quello che poteva essere e che non è stato.

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