venerdì 4 gennaio 2013

Film visti. La regola del silenzio

La regola del silenzio
Regia di Robert Redford
Con: Robert Redford, Shia LaBeouf, Stanley Tucci, Nick Nolte, Susan Sarandon, Julie Christie.

[Voto: 3 su 5]


Un film per nostalgici, ecco come definirei questo ultimo lavoro di Robert Redford nelle vesti di attore e regista del cinema alternativo americano. Ovvero non le grandi superproduzioni hollywoodiane, ma quel cinema meno grandioso ma spesso più vigoroso e sostanzioso che si vede tipicamente in rassegne come il Sundance festival. Perchè un film "per nostalgici"? Perchè tutto, dalla vicenda agli interpreti, riporta indietro negli anni e neanche pochi. Guardate il cast di grandi/vecchie glorie del cinema americano in cui spiccano la sempre bella Julie Christie, la sempre affascinante Susan Sarandon, l'incartapecorito Robert Redford, l'ingrassato Nick Nolte.
La storia prende l'avvio dalla cattura di Susan Sarandon da parte della FBI, rea confessa di un omicidio di stampo terroristico avvenuto oltre trenta anni prima, in pieno periodo di contestazioni studentesche per la guerra nel Vietnam. Ricordate il periodo dei figli dei fiori, degli slogan planetari tipo "fate l'amore non fate la guerra" ecc.? Ecco, proprio quello. Ma non tutto era peace & love in quel periodo, c'era anche chi pensava di poter fermare l'amministrazione americana a colpi di bombe. Fu l'epoca del terrorismo interno, della minaccia che veniva dalla nazione e non dall'esterno. Dunque il quel clima infuocato degli anni 60, un gruppo terroristico compie una rapina in banca di autofinanziamento. Le cose non filano liscie e ci scappa il morto. Una guardia giurata ci lascia la pelle. Le indagini portano all'individuazione dei colpevoli, tutti appartenenti ad una scheggia impazzita del movimento. Ma nessuno finisce in galera perchè gli appartenenti entrano in clandestinità e spariscono definitivamente dalla circolazione. Sembra una storia ormai dimenticata, quando una delle responsabili della banda di rapinatori (Susan Sarandon) decide di costituirsi. Una crisi di coscienza, il rimorso, la voglia di dire basta con i fantasmi del passato che la perseguitavano da allora. Una tranquilla casalinga insospettabile, ecco come si era trasformata la rapinatrice terrorista di un tempo. Il film è dunque anche un'occasione di riflessione sul tempo e sulla sua capacità di modificare le cose, le persone, i pensieri, le idee. Interessante e affrontato con serenità, nonostante la drammaticità degli eventi narrati. 
L'arresto della rapinatrice/casalinga porta lo sconquasso nel gruppo in clandestinità, i cui componenti hanno tutti una diversa identità, un'attività rispettabile, assolutamente insospettabili confusi nella immensa middle class americana. Ma ci mette il naso un intraprendente giornalista di giornaletto di provincia alle prese con la quadratura del bilancio, che si ritrova tra le mani lo scoop della vita. Ci si butta a capofitto e si insinua tra la banda imboscata e l'FBI che svolge le indagini. Svolge a sua volta delle indagini che lo portano a rintracciare uno a uno gli anziani rapinatori. Eccetera, eccetera...
Il film ricorda molto il riaprire un vecchio album di fotografie e trovarsi a rivivere situazioni morte e sepolte di cui si aveva persa ogni traccia di memoria. Per i rapinatori di un tempo, braccati dalla polizia da un lato e dal giornalista investigativo dall'altro, è anche l'occasione di revisionare fotogramma per fotogramma la loro storia, rivedere criticamente molte delle posizioni dell'epoca. Qualcuno invece nonostante il tempo trascorso difende ancora strenuamente e fieramente quelle idee e quelle azioni (Julie Christie). In una parola, fare i conti con il proprio passato e con la propria coscienza. Robert Redford è l'asse portante di tutta la vicenda, da quando viene stanato come tranqillo avvocato di provincia fino a diventare ricercato numero 1 dell'FBI. Tutto fino al finale niente affatto banale nel colpo di scena, abbastanza prevedibile invece nell'epilogo. Ma non posso dire di più. Da segnalare a margine, ma non poi tanto, il personaggio del giovane e agguerrito giornalista. Ha un rispetto quasi sacrale per la sua professione, per il diritto/dovere di cronaca e l'osservanza rigida del principio di verità. Il che porta a immediatamente a fare qualche paragone con la realtà italiana dove la libertà di informazione e di parola viene stravolta con la libertà di diffamazione. Con l'aggiunta della vocazione al martirio qualora dovesse scapparci una condanna giusta del tribunale... Ogni riferimento a persone o fatti reali della nostra Italia è assolutamente voluto. Ma il collegamento con la nostra realtà italica contemporanea viene anche dall'approccio che nel film hanno gli ex terroristi con le proprie responsabilità storiche, individuali e di gruppo. Il pensiero corre immediatamente a quel triste e losco personaggio che è il terrorista dell BR Cesare Battisti. Pluriomicida riconosciuto e condannato dai tribunali italiani e in fuga all'estero dichiarandosi vittima e martire di persecuzioni politiche. Altri tempi, altri luoghi, altre realtà.

Il film nel complesso è godibile, lento quel che basta per appassionare con gradualità lo spettatore, movimentato quel che basta per tenerlo desto negli sviluppi della vicenda, altrimenti a rischio sonnolenza. Insomma un buon film e un ottimo cast di attori.
Nota. Visto nel periodo natalizio, con sala mezza piena ed età media sopra la cinquantina. In linea con il cast...

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