martedì 26 aprile 2011

Film visti. Una moderna lampada di Aladino

Limitless

Regia: Neil Burger. Con: Bradley Cooper, Robert De Niro, Abbie Cornish, Anna Friel
[Voto: 1 su 5]

Un amico vi offre una pillolina che consente di moltiplicare le vostre facoltà intellettive. La vostra intelligenza (fate voi: arguzia, acume, persipacia, brillantezza, logica, intraprendenza, apprendimento, lungimiranza, analisi...) si decuplica e vi si schiudono orizzonti prima di allora impensabili. Come uno zoom fotografico che passa dal teleobiettivo al grandangolo dandovi una visione non più ristretta e circoscritta, ma globale e complessiva dei problemi e della realtà. Voi che fareste?
Il protagonista del film, manco a dirlo, impiega un nanosecondo a decidere di arricchirsi a dismisura lanciandosi nel mondo dell'alta finanza, non senza prima abbandonarsi a qualche dissolutezza inevitabile a base di sesso, di alcol e bella vita. Mi fermo qui per non svelare quel poco che resta del film.

Il quadro che emerge è quello di un'America ossessionata dal mito del successo, del denaro a palate, della popolarità, dello sperpero fine a se stesso. Vivere sopra le righe, senza limiti (...limitless) a qualunque costo. Essere speciali e fuori dal comune è la regola primaria, essenziale. Vitale per emergere e sentirsi realizzati. Tutto il resto è spazzatura. Costi quel che costi. Anche a rischiare di rimetterci la pelle e diventare dipendenti da quella pillolina magica senza la quale si torna ad essere delle nullità assolute. E qui sta il punto. Niente successo, niente soldi a palate = nullità. Non esistono vie di mezzo. Non esiste vivere godendo di quello che si ha, non è da prendere iun considerazione valori come l'amicizia e la famiglia, non esiste costruisi un'esistenza con altri valori che non siano il denaro o un'esistenza fuori dall'ordinario. Esiste buttar giù alcol e impasticcarsi a violiontà per sopperire alla mancanza del successo.
Il protagonista prima di trovare la pillolina magica conduce un'esistenza allo sbando senza dignità e amor proprio, senza autostima, vagabondando da un bar all'altro e facendo niente dalla mattina alla sera. Un lavoro qualsiasi come chiunque altro? Non contemplato, roba da falliti. Coltivare amicizie e interessi che aiutino a stare bene e vivere meglio? Non contemplato. L'unica cosa che fa è quella di autocompiangersi della propria nullità.
Ma poi la pillolina magica risolve tutto...

Insomma un bel quadretto molto edificante e istruttivo della società americana, che poi non è molto diversa dal resto dell'occidente che segue pedissequamente a ruota, quello che ci viene raccontato in questo mediocre film senza qualità particolari. Nel vederlo, fin dal primo dipanarsi della vicenda, il pensiero mi è andato alla mitica Lampada di Aladino. Quella che, sfregata e lucidata, fa risvegliare il Genio imprigionato all'interno che mette a disposizione del suo salvatore i tre-desideri-tre da esaudire. Ma nella civiltà contemporanea non c'è spazio per le lampade e il moderno Aladino ha la droga a propria disposizione per soddisfare i propri desideri e le proprie voglie.
Una società chiusa su se stessa e preoccupata solo di salire la scala sociale. E così lo spostato scrittorucolo da strapazzo, una volta impasticcato a dovere diventa un genio della finanza. Mica sfrutta la propria inytelligenza per fare qualcosa che riesca a produrre dei benefici per altre persone. Chessò, inventa un farmaco o mette a punto qualche ritrovato scientifico, o crea ricchezza da condividere. No. Il bisogno primario è quello del proprio successo individuale, senza limiti. E che gli altri si fottano.

L'epilogo della vicenda è talmente insulso e banale da risultare irritante.

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