martedì 26 aprile 2011

Bombe italiane sulla Libia

Guerra di Libia, giorno 37, Lunedi di Pasqua. Di fronte a una missione sempre più impegnativa e dalla durata incerta, le pressioni di Francia e Gran Bretagna insieme agli Usa hanno alla fine sortito il loro effetto sul governo italiano, recalcitrante fin dall'inizio a un coinvolgimento diretto (il ministro degli esteri Frattini aveva motivato con il passato coloniale dell'Italia queste resistenze appena pochi giorni fa). "Diamo il benvenuto all'annuncio che l'Italia ha deciso di fare un passo in più", ha detto il responsabile dell'Alleanza atlantica (NATO) Anders Fogh Rasmussen, commentando la svolta.
Il passo in più cui si fa riferimento sono i bombardamenti che i jet italiani faranno sulla Libia. E' questa la novità sostanziale, al di là dei giri di parole e ai contorsionismi diplomatici. "Flessibilità nell'intervento militare" nell'espressione usata dal ministro La Russa significa che invece di sole azioni di pattugliamento e copertura i caccia italiani spareranno e bombarderanno al pari di quelli francesi, inglesi e americani. Insomma la Nato ha deciso che l'Italia non poteva defilarsi più ed era ora che si sporcasse le mani di sangue al pari di tutti gli altri. E se la Nato decide, l'Italia obbedisce.
Ma un conto è alzarsi in volo per pattugliare un'area assegnata e fornire copertura, ben altro conto è premere il grilletto dopo aver inquadrato un obiettivo e assistere allo scoppio delle bombe. Al rientro alla base quel pilota italiano saprà di aver ammazzato delle persone, siano essi militari o civili. Come dire che al mattino ci si sveglia, ci si sbarba, si fa colazione, si saluta la moglie o si portano a scuola i figli e poi, imbarcati sul proprio jet, si va al lavoro. Un lavoro che da ora in poi prevede e mette in conto anche di ammazzare gente libica. E' la guerra, bellezza!
Ma perchè siamo arrivati a questo punto? Sbaglio o la nostra Costituzione rinnega la guerra come strumento per la risoluzione di controversie tra stati? Ricordo male? Non saprei citare a memoria l'articolo, ma mi pare che la sostanza sia questa. E andare a sganciare bombe o lanciare missili da un cacciabombardiere non è un atto di guerra, ancor più, radicalmente e tragicamente di più, che pattugliare il cielo sopra Tripoli o Bengasi?
E che non si venga a cianciare della solita missione umanitaria per salvare vite umane dalla barbarie del dittatore di turno. Perchè altrimenti qualcuno dovrebbe spiegarmi come mai in Siria, dove l'esercito sta facendo morti a decine e centinaia fra i dimostranti che chiedono libertà e riforme sociali, nessuno si sogna di intervenire e tutti si limitano a dichiarazioni formali di disapprovazione e di biasimo. Dove sta la differenza tra Libia e Siria? Nel petrolio, ovviamente. In Libia c'è da mettere le mani sui giacimenti petroliferi, in Siria c'è solo sabbia e deserto. Le bombe le riserviamo ai libici che, loro sì, meritano di essere difesi dalla Nato. Che i siriani si fottano.

"Per l'Italia non cambia niente". Come se tra sganciare una bomba o no, non passasse nessuna differenza. Nel leggere questa dichiarazione del ministro La Russa, non so se ridere o piangere.

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