di Andrea Molesini
Questo romanzo di guerra è ambientato a Refrontolo, comune in provincia di Treviso, e per la precisione a Villa Spada (esiste davvero, accanto alla chiesa del paese), nei 12 mesi dell’invasione austro-tedesca del 1917-1918 seguenti alla disfatta di Caporetto. Uno dei periodi più bui della storia d'Italia, tanto che il termine è passato in uso nel vocabolario comune per indicare una disfatta sia morale che materiale. L'esercito italiano fu travolto dai reparti austro-ungarici rinforzati anche da truppe d'elite germaniche. I nostri soldati furono fatti a pezzi e il comandante in capo Generale Cadorna non trovò di meglio che accusarli di viltà di fronte al nemico. Fulgido esempio di scaricabarile e rifiuto delle responsabilità. Il Friuli e il Veneto fino alla linea del Piave furono invasi dalle forze nemiche e i territori occupati e saccheggiati come bottino di guerra. In questo romanzo di Andrea Molesini (Premio Campiello) si intrecciano orgoglio, patriottismo, odio, amore: passioni vere, naturali e antiche che si mescolano e si scontrano tra loro sotto il dominio di truppe nemiche. La vicenda, narrata in prima persona dal giovane Paolo, si svolge pressochè interamente a Villa Spada, dimora signorile di un paesino a pochi chilometri dal Piave, nei giorni compresi tra il novembre 1917 e l'ottobre 1918: siamo nell'area geografica e nell'arco temporale della disfatta di Caporetto e della conquista austriaca. Nella villa vivono dei signori del posto: il nonno Guglielmo Spada, il capofamiglia che però lascia gestire tutto a sua moglie "nonna" Nancy, colta e ardita; la zia Maria, che tiene in pugno l'andamento della casa; lo stesso Paolo, diciassettenne, orfano, nel pieno dei furori dell'età; la giovane Giulia, procace e un po' folle, con la sua chioma fiammeggiante. E si muove in faccende la servitù: la cuoca Teresa, dura come legno di bosso e di saggezza stagionata; la figlia stolta Loretta, e il gigantesco custode Renato, da poco venuto alla villa. La storia, che il giovane Paolo racconta, inizia con l'insediamento nella grande casa del comando militare nemico. La villa viene requisita per l'alloggio degli ufficiali e per farne il quartier generale. Il paese viene saccheggiato di senza pietà. Un crudo episodio di violenza su fanciulle contadine del villaggio accende il desiderio di rivalsa. Una reazione si impone per contrastare per quanto possibile l'occupazione degli invasori. I personaggi delineano in pieno la loro personalità di fronte alla situazione. Ma su tutto domina il senso di impotenza e di umiliazione nel vedere la propria casa occupata e oltraggiata. I signori e padroni della villa diventano ospiti in casa propria: a comandare sono gli invasori e non resta che adeguarsi, almeno in apparenza. Infatti la reazione patriottica e di rivalsa orgogliosa degli occupati c'è, dapprima segreta e strisciante, per poi uscire alla luce del sole ed è quella che poi porta all'epilogo tragico della vicenda. Un conflitto dove a comandare sono amore e odio, rispetto e vittoria. E resta un senso di impotenza e di oppressione di fronte alla forza delle armi che si arroga il diritto di vita e di morte.
Per chi come me vive in Veneto, l'ambientazione di questo romanzo aggiunge un pizzico di sale alla semplice narrazione, laddove si descrivono luoghi e circostanze. Tutti veri e reali. Le più grandi battaglie della Prima Guerra mondiale si sono svolte proprio in questa terra lasciando una scia di sangue terribile, testimoniata da monumenti eretti a ricordo di quelle vittime e di quegli eroi che persero la loro giovane vita per opporsi al nemico.
Vedi anche: http://volpe56.blogspot.it/2011/05/in-moto-pd-rovereto-valli-del-pasubio.html
Mappa dello spiegamento di forze nella battaglia di Caporetto |