lunedì 1 marzo 2010

Film visti. Invictus

INVICTUS
Regia di Clint Eastwood, con Morgan Freeman, Matt Damon.

[Voto: 3 su 5]

Sono combattuto. Non so se valutare il film con l'occhio dell'appassionato di rugby o con quello dell'amante del cinema. Per non parlare del "debole" dichiarato per Clint-regista.
Andiamo con ordine. Il film tratta di un passaggio storico e cruciale della storia del Sudafrica all'indomani della fine dell'apartheid. I bianchi perdono le elezioni dopo una vita di dominio incontrastato e di violenze razziste. I neri salgono al potere e si temono le vendette di ritorsione nei confronti degli ex persecutori. Per fortuna di tutti a capo della nazione "arcobaleno" c'è Nelson Mandela che ha la capacità, la lungimiranza, l'intelligenza e la tenacia di portare avanti una politica, non di vendetta, ma di integrazione, unificazione e pacificazione di tutti i sudafricani. Un progetto grandioso e difficilissimo da attuare e realizzare che va a cozzare con le resistenze di tutti, neri e bianchi.. Ma Mandela è uno che ha sofferto molto e se all'epoca dei fatti -negli anni 90- è ancora vivo, dopo quasi trent'anni di prigionia (detenuto 46664...), è perchè la sua anima è invincibile, sostenuta dalla forza della consapevolezza di essere nel giusto (Invictus - invincibile- è il titolo di una poesia che Mandela leggeva in cella). Così parte in questa sua avventura disperata cercando qualsiasi appiglio che possa tornare utile alla sua causa. Non escluso lo sport e il rugby in particolare. Ora bisogna dire che questo sport è quasi una leggenda per i valori che porta con sè. Cito una frase significativa: il rugby è uno sport da selvaggi praticato da gentiluomini. Ossia in campo ci si può menare, si può combattere e affrontare a muso duro, ma comunque mantenendo il rispetto dell'avversario. Ama il tuo nemico. Questo è il messaggio che Mandela voleva lanciare ai sudafricani. E il rugby gli forniva l'occasione in concomitanza con la Coppa del Mondo del 1995 giustappunto ospitata dal Sudafrica. Protagonista la squadra nazionale denominata Springboks (dal nome di un'antilope africana) intorno alla quale costruire l'interesse e la passione comune di bianchi e neri sudafricani. Il rugby come strumento di pacificazione a posteriori, nonostante l'oppressione razzista. Il riferimento alle strette di mano alla fine di una partita senza risparmio di colpi, anche proibiti, è chiaro ed evidente.
Da qui, il dipanarsi del film. Un traghettamento verso un nuovo mondo, da costruire più che da scoprire. Clint Eastwood ci offre un film quasi documentaristico in quanto legato a vicende vere e documentate storicamente che non permettono eccessive invenzioni autoriali a livello di trama e sceneggiatura. I vari personaggi sono talmente veri e reali che è impossibile inventarsi percorsi narrativi che possano granchè esulare dalla storia che, ricordiamolo, risale appena a pochi anni fa, qundi è forse più cronaca che storia in senso stretto. Questo è forse il principale limite del film al quale se ne aggiunge un secondo legato al rugby, così come viene rappresentato sullo schermo. Dico subito che è una visione di questo sport molto naif, molto ingenua, che facilmente può scontentare chi il rugby lo conosce approfonditamente. Molte le imprecisioni o le approssimazioni a volte quasi ridicole. Per non parlare della base audio delle situazioni di gioco in cui i grugniti animaleschi dei giocatori di mischia abbondano in maniera imbarazzante... Certo che documentarsi un po' prima di montare il film, non sarebbe stata una cattiva idea.
Ciò detto, rimane la sensazione di un film a tratti commovente, ma altre volte abbastanza freddo e descrittivo, proprio in stile quasi documentaristico. Fredda e priva di colore la fotografia per nulla generosa con un Sudafrica che invece dal punto di vista naturalistico sarebbe esattamente l'opposto. Qui si intuisce una precisa scelta di regia che nulla concede al folklore e alla retorica naturalistica. I neri non sono presentati come simpaticoni dediti a danze variopinte, bensì come gente che ha sofferto e pagato con la vita e con la privazione della libertà il dominio razzista dei bianchi; l'ambiente non è quello lussureggiante del Kruger Park, ma le squallide, luride e sterminate township dove gli Springboks vengono mandati a fare proselitismo. Questo rigore estetico è uno dei meriti di Clint che avrebbe potuto darci dentro alla grande andando a toccare facili nervi scoperti facendo un film lacrimevole e retorico. Invece la narrazione è asciutta ed essenziale. Curiosa la colonna sonora inframmezzata dalla frequente citazione di alcune note di O' sole mio eseguite con una delicata trama jazzistica (Clint è un cultore di musica jazz). O ho preso un abbaglio io oppure mi rimane misterioso il legame del famoso brano italiano con il Sudafrica.
Due parole su una considerazione che mi è venuta spontanea durante la visione dle film. L'idea propugnata e realizzata da Mandela di una politica al servizio della nazione e dei cittadini è esemplare e mi ha fatto sognare un Mandela italiano che abbia la capacità di fare politica per l'Italia e per il popolo italiano piuttosto che per pochi eletti o per una casta dirigente mantenendo e salvaguardando i propri interessi e quelli di una ristretta élite di cortigiani. Ma anche che una volta arrivato al poter non infierisca sulla minoranza sconfitta mettendola nell'angolo e facendola fuori politicamente. Perchè soprattutto questo è il messaggio di Mandela. Ama il tuo nemico. Con i fatti, non con le parole e gli slogan...
Ma, si sa, i sogni sono desideri spesso irrealizzabili. Almeno in Italia e con questa attuale genìa di politici.

3 commenti:

Francesca ha detto...

Non ho ancora avuto modo di vedere questo film e perciò non posso fare alcun commento in merito. Ho però riflettuto riguardo all'uso di "O'sole mio" forse il regista ha voluto esprimere anche attraverso l'uso della musica la rinascita di un paese ed il simbolismo di un testo che esprime la gioia del sorgere nel caso specifico il "risorgere" di un paese. Ecco qui la prima strofa "Che bella cosa na jurnata 'e sole n'aria serena doppo na tempesta! Pe' ll'aria fresca pare gia' na festa. Che bella cosa na jurnata 'e sole" Che ne dici?
Francesca C.

Unknown ha detto...

Interpretazione affascinante. La abbraccio assolutamente. In effetti i trascorsi italiani di Clint (Sergio Leone) avvalorerebbero la tua tesi. Ed è anche bello pensare al sole come momento di rinascita.

Anonimo ha detto...

E non potrebbe essere semplicemente invece che O Sole Mio ... sia solo nella versione italiana?

Anna Cinzia