sabato 6 marzo 2010

Brunonia, la lettrice bugiarda

Avevo letto de La Lettrice Bugiarda come di una specie di fenomeno letterario scritto da Brunonia Barry con la particolarità che, dopo essere stato stampato a spese dell’autrice, aveva conosciuto onori e gloria grazie ad uno degli strumenti più collaudati che ci siano in grado di decretare il successo di un libro: il passaparola tra i lettori. Quando me lo sono trovato per le mani in libreria l'ho comprato al volo attratto soprattutto, lo confesso, dall'incredibile nome della scrittrice, quasi che una che si chiama Brunonia dovesse per forza essere una brava scrittrice. Ma poi l'ho tenuto in uno scaffale per parecchi mesi finchè qualcuno mi ha ripetuto di averlo letto con piacere. E rieccoci col passaparola. Tra l'altro mi attirava non poco il fatto che fosse scritto da una donna. Per le mie abitudini di lettore di libri è abbastanza infrequente, anzi rarissimo. Non so se sia un caso o una scelta inconscia, ma è un dato di fatto che gli autori che leggo siano praticamente quasi tutti uomini. Chissà se c'è un significato recondito oppure sia solo un dato statistico.
E di protagoniste femminili abbonda il libro. Infatti quasi tutti i personaggi principali sono donne e decisamente matriarcale è la famiglia di appartenenza della protagonista Towner, giovane donna rimasta traumatizzata dal suicidio della gemella che, ohibò, la madre aveva regalato alla zia impossibilitata ad avere figli. I maschietti della vicenda, come spesso accade in una storia prettamente e volutamente "al femminile", non ci fanno una bella figura e sono tutti piuttosto marginali o scialbi o addirittura odiosi. Tant'è.
Torbida storia,  confusa e anche troppo complicata, che mette a dura prova il lettore con un intreccio di situazioni in luoghi e tempi diversi. Towner, in seguito a eventi di cui il lettore viene edotto col contagocce, rimane a lungo in un ospedale psichiatrico e il racconto a posteriori fatto nel libro salta di palo in frasca col risultato di disorientare il povero lettore. Il tutto è condito da un alone di mistero e di magia a cominciare dalla scelta della cittadina americana dove si svolge la vicenda. Niente di meno che Salem. Un nome che riporta immediatamente alla memoria la caccia alle streghe e i roghi  che tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVIII secolo nell'occidente cristiano ne bruciarono barbaramente migliaia in tutto il mondo, in nome di una religione distortamente sanguinaria, integralista e intollerante.
L'atmosfera di mistero è subito introdotta da Brunonia (ah, che nome!) con Towner che torna a Salem dove risiedeva la zia acquisita Eva, che è scomparsa e che viene ritrovata morta. Come è successo? Omicidio o suicidio? Tutto è raccontato in prima persona dalla giovane Towner, afflitta da una mente non propriamente lucida, al punto che nei primi capitoli traspare una certa confusione tra realtà, fantasia e allucinazioni. La lettrice bugiarda del titolo è la parte più inverosimile e fantasiosa di tutta la vicenda e fa riferimento alla capacità di predire il futuro e il destino attraverso l'interpretazione (lettura) dei ghirigori dei ricami del merletto il cui confezionamento in quel di Salem è una delle principali attività economiche, insieme al turismo un po' orrido e truculento sulle tracce dei roghi delle streghe giustiziate da quei pii cittadini.
Insomma un libro con un certo fascino, ma abbastanza pasticciato. Vale la pena leggerlo? Forse sì, se proprio non avete niente di meglio sottomano.

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