giovedì 11 febbraio 2010

Solo me ne vo' per la città...

Cosa vi ispira questo disegno a lato? Sensazioni di disagio? Di freddo, di pioggia, di buio? Di umido e di scarpe fradice? Sì, forse. Anche. In realtà l'immagine raffigura una delle mie passioni non dichiarate. Camminare la sera col buio nella nebbia o con la pioggia. Di giorno mi darebbe fastidio e lo evito in tutti i modi. La sera, no. Succedeva spesso che dopo cena mi infilassi il piumino più caldo, magari corroborato da un bel maglione, berretto "fracà", guanti e via. Adesso non più, almeno non più come una volta. Non ce la farei. Camminare a lungo mi affatica troppo. Ma ogni tanto ci provo ugualmente riducendo il raggio d'azione. Passeggiate senza meta, facendomi guidare dal caso. La situazione più bella e affascinante di tutte è la nebbia. Rende tutto approssimativo, vago, misterioso. Alla sera, per le strade di periferia, non si ode altro rumore se non quello dei propri passi e dei propri pensieri. Il freddo cerca di penetrare nelle ossa e cerca varchi ovunque.   Il viso è preso a morsi dal gelo umido della sera, ma tutto il resto è al riparo dei vari strati. E' una cosa ben strana quella sensazione di caldo circoscritto che mi avvolge e mi protegge da quello che c'è fuori. Un guscio avvolgente e accogliente. Il massimo è quando mi accendo un toscano. Le volute di fumo si mescolano al fiato che si condensa. Nuvoloni ovunque che al passaggio lasciano una scia non solo odorosa o che si confondono con la nebbia, quando c'è. Per questo uso i guanti di lana con le mezze dita: mi permettono di tenere il toscano senza doverli sfilare e farli congelare. La mia città è bella di sera. Il centro storico si raggiunge in 20 minuti a piedi con passo regolare, senza strafare. Un intreccio di stradine porticate con i ciotoli al posto dell'asfalto. Lontano dai luminosi e futili negozi grandi-firme. Lì c'è un sacco di gente che fa lo struscio serale.
Non lì bisogna indirizzarsi per gustare il buio e il silenzio della notte. Una delle mete preferite che inevitabilmente finisco col raggiungere è quella del vecchio ghetto ebraico, nel cuore della città. L'atmosfera sembra ferma nel tempo. La zona pedonale limita quasi a zero il traffico e sembra quasi di vivere in un'altra epoca. Le rare auto che passano rotolando sull'acciotolato fanno un rumore decisamente diverso, quasi più accettabile all'orecchio. Palazzetti ultracentenari appoggiati l'uno all'altro senza soluzione di continuità che sembrano sostenersi a vicenda. Finestre illuminate che lasciano intuire attività domestiche, luci, ombre cinesi, musica, i bagliori azzurrini delle tv accese. Il tutto reso impalpabile dalla nebbia o lavato dalla pioggia che pulisce tutto e tutto quasi rinnova a nuova immagine. E i pensieri vagano, si rincorrono, si perdono, ma poi riaffiorano. Spesso forti, altre volte sbiaditi. Dalla nebbia e dal tempo. Solo me ne vo' per la città...

Solo me ne vo per la città
passo tra la folla che non sa
che non vede il mio dolore
cercando te, sognando te, che più non ho.
Ogni viso guardo e non sei tu
ogni voce ascolto e non sei tu
Dove sei perduto amore?
Ti rivedrò, ti troverò, ti seguirò.
Io tento invano di dimenticar
il primo amore non si può scordar
è scritto un nome, un nome solo in fondo al cuor
ti ho conosciuto ed ora so che sei l'amor,
il vero amor, il grande amor.
Solo me ne vo per la città
passo tra la folla che non sa
che non vede il mio dolore
cercando te, sognando te, che più non ho.
E'scritto un nome, un nome solo in fondo al cuor
ti ho conosciuto ed ora so che sei l'amor,
il vero amor, il grande amor.
Solo me ne vo per la città
passo tra la folla che non sa
che non vede il mio dolore
cercando te, sognando te, che più non ho. [S.T.]
-
.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che bello! grazie per aver portato anche noi...(Lunapiena)