mercoledì 6 giugno 2012

Libri. Un Guccini per over 50

Dizionario delle cose perdute
di Francesco Guccini

La copertina del libro dice tutto già alla prima occhiata. E' la riproduzione del pacchetto di sigarette delle Nazionali. Roba di un altro mondo e di un'altra vita per ultracinquantenni. Non so nemmeno se siano ancora in commercio quelle sigarette. Ma questo lavoro di Guccini punta tutto sulla memoria e sui ricordi di piccole e grandi cose dei giorni andati, della sua giovinezza (Guccini ha superato i 70 anni d'età) e di un'Italia che non esiste quasi più. Il Dizionario è strutturato per capitoli nei quali vengono trattati singoli temi con riferimenti al passato filtrati attraverso la memoria dell'autore. Dai calzoni corti che gli adolescenti di una volta portavano tutto l'anno, estate e inverno, per continuare con il chewin gum introdotto in Italia dagli americani durante la seconda guerra mondiale, alla Fiat Topilino, al cinema o alle sigarette che si compravano sfuse. Una rivisitazione precisa e circostanziata fortunatamente fatta senza scadere nella retorica malinconica del "com'era bello quando eravamo giovani". Un'opera di filtraggio molto acuta e lucida senza indulgenze retoriche. Temo che chi abbia meno di cinquant'anni abbia poco interesse per questo libro, mancando il termine di raffronto storico. Perchè il meccanismo peculiare che rende piacevole questo Dizionario delle cose perdute sta anche nel confronto tra i ricordi di Guccini e quelli personali del lettore. Ognuno di noi ha una visione personale delle cose e dei fatti e naturalmente è giocoforza arrivare al confronto. Personalmente sposo al 100% tutto il capitolo dedicato al cinema. Quante verità, quanti ricordi di quelle sale di periferia della domenica pomeriggio a vedere film e respirare gratis nicotina. Per non parlare delle sale parrocchiali con un biglietto pagato poche lire ricevuto al sabato come premio per essere andato alla lezione di catechismo in parrocchia. Ricordi di un cinema dei tempi andati che ogni tanto è giusto rispolverare perchè non vadano persi definitivamente in qualche moderna multisala ipertecnologica.

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