domenica 17 giugno 2012

Libri. Jo Nesbo e i fantasmi del nazismo




Il pettirosso
di Jo Nesbo


Il Pettirosso è il primo dei libri di Jo Nesbo pubblicati in Italia dal 2000 al quale ne sono seguiti altri nel corso degli anni fino all'ultimo, Il Leopardo, uscito pochi giorni fa. Un grande successo editoriale internazionale del tutto meritato, a giudicare da questo Il pettirosso, che è un libro ben scritto, ben strutturato, con un intreccio noir di prim'ordine. Il protagonosta principale è il detective Harry Hole, un omone grande e grosso con il vizio del bere. Un vizio che lo ferisce profondamente, che gli fa del male fisicamente e mentalmente. Ma non gli impedisce, nei periodi di sobrietà, di essere un poliziotto investigativo di prim'ordine.
La vicenda si svolge nella capitale norvegese, Oslo, ma parte da lontano negli anni della Seconda guerra mondiale, quando la Germania di Hitler invase la Norvegia. Il re fuggì a Londra abbandonando il suo popolo; una parte della popolazione simpatizzante hitleriana e del nazionalsocialismo abbracciò gli invasori come salvatori della patria dai russi bolscevichi e addirittura si formarono reggimenti di volontari norvegesi che indossarono le divise del Terzo Reich passando dall'altra parte. Già, ... "l'altra parte". Qui sta il nocciolo del problema che genera tutta la vicenda. Patrioti o traditori? Vincitori o vinti? Temi ricorrenti quando c'è di mezzo una guerra e schieramenti opposti, tanto più se le divisioni si verificano in seno alla stessa nazione. Succede che Hitler perde la guerra e i volontari norvegesi passati tra le fila naziste, una volta tornati in patria, vengono giudicati e processati come traditori.  Passano gli anni, decine, arriviamo ai giorni nostri, ma c'è ancora qualcuno che cova un rancore sordo per essere stato considerato un traditore agli occhi del mondo e della storia. Al contrario quei reduci si ritengono dei veri eroi patrioti e continuano a fomentare odio raziale ea  diffondere il verbo neonazista. Da qui una serie di omicidi sui quali è chiamato a indagare il commissario Harry Hole. Non aggiungo altro perchè il libro merita una lettura attenta e va gustato per lo stile narrativo di Jo Nesbo, molto asciutto, molto aderente ai fatti, ma non per questo meno attento ai personaggi, sia principali che secondari.

Nel leggere questo noir inevitabilmente il ricordo è andato alla strage compiuta nei mesi scorsi (luglio 2011) in Norvegia da Anders Behring Breivik, un fanatico neonazista che ha ucciso a sangue freddo una novantina di persone, quasi tutti adolescenti, giustificando il suo folle gesto con discorsi sulla purezza della razza, sulla contaminazione degli stranieri immigrati, sul primato della religione cristiana su tutte le altre religioni, sulla lotta contro l'espansione musulmana e altre farneticanti allucinazioni. Il libro precede di una decina di anni i tragici fatti di Oslo del 2011 il che sta a indicare l'aderenza del racconto alla realtà storica e sociale norvegese. Elemento che aggiunge indubbio valore al libro.
La vicenda si conclude lasciando aperti alcuni interrogativi irrisolti. Giocoforza ritenere che nei romanzi successivi i nodi verranno al pettine e i conti saranno tutti regolati. Benissimo. Un altro libro di Jo Nesbo è già pronto da leggere sul comodino...
Buona lettura.

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