domenica 3 giugno 2012

Film visti. Messicani brutta gente (?)

Viaggio in paradiso
Regia di Adrian Grunberg. Con Mel Gibson

[voto: 2,5 su 5]


Messicani, brutta gente. Criminali delinquenti della peggior specie. Brutti, sporchi e cattivi. Chiunque della civile e ricca America entri in contatto con loro ne viene infettato e corrotto nell'anima e nell'aspetto, siano essi poliziotti di frontiera o attaché al consolato statunitense. Feccia latina.

Sono forse impazzito? No, per niente. Questo è il quadro del Messico e dei messicani che emerge dal film Viaggio in paradiso, con Mel Gibson. Una storiaccia con decine e decine di morti ammazzati, ma dal taglio brillante e a tratti ironico, che racconta di un rapinatore che viene inseguito e acciuffato dai poliziotti americani e messicani sul confine tra i due stati. I tutori dell'ordine si contendono il rapinatore e soprattutto il bottino della rapina (circa 2 milioni di dollari) con l'evidente intenzione di intascarselo. La spuntano i messicani e Mel Gibson finisce a sperimentare personalmente le delizie del sistema carcerario messicano. Da qui si dipana una brutale storia di vendette incrociate presentate come se fosse un videogioco, perchè la rapina non è stata perpretata ai danni di una banca, bensì di un malavitoso yankee in combutta con criminali messicani. La parte romantica della storia, che ben si addice ai languidi occhi azzurri dell'ormai rugoso Mel Gibson (gli anni passano per tutti...), ha a che fare con un bambino allevato dal boss malavitoso messicano come fonte di approvvigionamento di un fegato nuovo e funzionante da trapiantare al posto del suo, malato e da buttare. Il rude rapinatore yankee si intenerisce di fronte al triste destino del piccolo, ma soprattutto è tentato dalla mamma del piccolo, sfiorita sì, dagli anni e dalla vita da prostituta, ma pur sempre una apprezzabile possibilità per ricominciare daccapo e rifarsi una vita. Ma non dopo aver sistemato un po' di conti in sospeso a pistolettate e bombe a mano...

Il film offre un quadro del Messico e dei messicani a dir poco raccapricciante e insultante al punto che se fossi un messicano sento che mi incazzerei di brutto. La solita spocchia degli americani che si sentono numerose spanne al di sopra di tutti gli altri popoli e nazioni e osservano tutti dall'alto in basso. Un po' come viene quasi sempre dipinta l'Italia nei film americani. Provate a ricordare il trattamento riservato al nostro paese in un film di discreto successo della scorsa stagione, "Mangia, prega, ama" con la fatalona-bocca-larga Julia Roberts che arriva nel nostro paese e trova alloggio in un appartamento del centro di Roma senza riscaldamento e senza acqua calda in un immobile semi diroccato.... Salvo poi rimpinzarsi di ogni ben di dio nelle trattorie di Trastevere fino a scoppiare.

Tornando al film di oggi, non è possibile definirlo un brutto film, anche se non supera la soglia della sufficienza risicata. Mel Gibson gioca a fare il gigione impersonando il ruolo del rapinatore belloccio che la sa lunga e non ci sta a farsi fregare da nessuno. Un po' troppo lezioso e costruito per essere credibile fino in fondo. Dell'ambientazione oltraggiosa abbiamo già detto. E non c'è molto altro da aggiungere, salvo una chicca, soprendente nel contesto del film, in cui Mel fa il verso a Clint Eastwood facendosi passare per lui al telefono al fine di ottenere un appuntamento con un facoltoso imprenditore malavitoso. Non so come sia nella versione originale, ma quella doppiata nelle sale italiane è abbastanza credibile pur con una voce afona che, a memoria, non mi pare sia quella abituale del grande Clint.

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