mercoledì 13 giugno 2012

Cassano, i "froci" e il gioco delle parti...

Insomma, con tutti i guai dell'Italia che ci assillano quotidianamente (o forse proprio per questo...), i giornali e le loro pagine web riportano oggi in primissimo piano con grande risalto il "caso Cassano". Sì sì, proprio così, il "caso Cassano" tra virgolette. Succede che in una conferenza stampa in Polonia, dove si disputano i campionati europei di calcio, il giocatore sia stato interrogato da un giornalista sulle dichiarazioni di Cecchi Paone (giornalista noto più per il suo coming out che per le dote professionali) che aveva dichiarato di aver avuto una relazione con un calciatore e-per buona misura-  che in nazionale vi erano alcuni casi di atleti segretamente gay e metrosexuals. In un mondo sfacciatamente perbenista e formalista come il calcio (ma lo sport in genere, salvo rari casi, non fa eccezione) la "rivelazione" era decisamente destabilizzante e dunque troppo ghiotta per non essere affrontata e analizzata in una pubblica conferenza stampa. Il guaio è che la domanda è stata posta ad uno come Nicola Cassano che notoriamente non passa per un gentleman, nè tanto meno per un fine diplomatico. Anzi diciamola tutta senza girarci intorno: Cassano è noto per essere una specie di beota ignorante e illetterato che ha sì, un ottimo tocco di palla, ma scarsissimo appeal intellettuale.
I giornalisti ci si buttano a capofitto e gli riportano la frase di Cecchi Paone, secondo il quale in nazionale ci sarebbero «due gay, un bisessuale e tre metrosexual». Cassano abbocca all'amo e dice quello che non doveva dire ma che tutti i presenti speravano dicesse: «Se penso quello che dico è la fine... ma credo che di froci non ce ne sono e comunque sono problemi loro». Il tutto stuprando platealmente congiuntivi e analisi logica e grammaticale.
Apriti cielo!
Ci mancava giusto l’uscita omofoba. E pensare che l'allenatore della nazionale, Prandelli, nella prefazione al libro di Cecchi Paone aveva invitato i calciatori a fare coraggiosamente coming out, scagliandosi contro i «tabù sull’omosessualità nel calcio». Parole, parole, parole.

Premesso che personalmente non ho la più pallida idea di chi sia un metrosexual*(tendenzialmente escluderei che abbia maliziosamente qualcosa a che fare con un'unità di misura), la risposta di Cassano è stata perfettamente in linea con il suo personaggio e la sua dimensione culturale. Intendendo per culturale non una accezione negativa o spregiativa, ma semplicemente che ognuno da, fa o dice ciò di cui è portatore. Nulla di più. Da un tipo come Cassano cosa ci si poteva dunque aspettare? Cosa doveva dire per non urtare la suscettibilità di chi sembra non stare che ad aspettare col ditino puntato di farsi urtare nella propria suscettibilità? Ha usato termini e concetti popolari per dire in due parole ciò che il comunicato ufficiale della federazione calcio ci ha tenuto a precisare (ovvero tradurre) poco dopo:
Testualmente la parafrasi federale delle parole di Cassano: "Ho solo detto che è un problema che non mi riguarda e non mi permetto di esprimere giudizi sulle scelte di altri, che vanno tutte rispettate".
Ma adesso sì, siamo tutti felici e contenti. Le battagliere minoranze gay sono soddisfatte e si sentono tutelate e rispettate nel loro diritto alla omosessualità. Il temibile Cassano ora non è più un pericolo per loro. L'Italia può continuare a occuparsi degli altri problemucci che la assillano. Amen.

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* Glossario
  1. La metrosessualità è, nel linguaggio giornalistico, il termine che viene usato per indicare una specifica condizione psicologica in rapporto alla propria identità sessuale. Si riferisce alla parola inglese metrosexual: si tratta di un incrocio linguistico tra le parole metro ed "eterosessuale". La parola metrosexual è utilizzata per indicare una nuova generazione di uomini, eterosessuali e non, tendenzialmente metropolitani (metro-), consumatori di cosmetica avanzata, curatissimi nell'aspetto (tra i vezzi più diffusi: l'ossessione per il fitness, l'abbronzatura a raggi UVA, la depilazione parziale o totale del corpo). Gli interessati sono appassionati di shopping e tendenzialmente salutisti.
  2. Froci. Una delle tesi sull'antica provenienza del termine “frocio” sarebbe la derivazione da fronscè: pronunzia volutamente scorretta di “fronsè” = fransé = francese. Ma non è l'unica tesi. Durante il tragico sacco di Roma del 1527, i Lanzichenecchi, milizia mercenaria al soldo dell’imperatore germanico, pare abbiano stuprato migliaia di uomini e donne senza distinzione. Per questo motivo i romani, terrorizzati, li chiamarono “feroci”: da qui, “froci”.

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