giovedì 1 dicembre 2011

Libri. Alex, storia tragica di una donna

Alex
di Pierre Lemaitre


Nomen omen, dicevano i latini. Ovvero "di nome e di fatto". L'autore di questo splendido libro è Pierre Lemaitre, il cui cognome tradotto in italiano significa: "il maestro". Maestro di nome e di fatto. Per me è una scoperta in quanto si tratta di un autore finora sconosciuto. Invece leggo che in Francia gode di un indiscusso successo, già prima della pubblicazione di Alex.

Alex è un nome di donna, una giovane donna di bell'aspetto, consapevole della sua bellezza che usa spesso in maniera alquanto spregiudicata. Succede che una certa sera venga brutalmente rapita da uno sconosciuto che la picchia selvaggiamente e la rinchiude in una gabbia di legno sospesa nel vuoto in un edificio abbandonato infestato dai topi. La lascia lì da sola, a morire di fame e di sete, a fare da esca per quegli schifosi roditori affamati e feroci. E' evidentemente mosso da una voglia di vendetta incontenibile. Ma perchè? Qual è il legame tra vittima e carnefice? Sono solo le prime domande che sorgono all'avvio del libro. In seguito altri dubbi e altri interrogativi si porranno e a tutti Lemaitre darà risposta. Un libro vulcanico che non finisce mai di stupire.
A indagare sul caso di rapimento è chiamato Camille Verhoeven, un abile poliziotto (comandante, nel gergo francese) con una storia personale tormentata e dall'aspetto fisico molto particolare. E' poco più di un nano (avete presente il senatore Brunetta...?); durante la gravidanza sua mamma  fumava in maniera smodata e il feto, alla nascita, ne subisce le conseguenze con un ritardo di sviluppo fisico. Un rapporto tra madre e figlio che il comandante Camille si porta dietro per tutta la vita e che Lemaitre pone tra gli elementi cardine del libro aggiungendoli alla trama strettamente poliziesca. Posto il rapimento di Alex come punto di inzio del racconto, Lemaitre sviluppa l'intera vicenda del libro che definire appassionante nei suoi sviluppi è decisamente limitativo.
Il libro è strutturato su due piani narrativi. Uno è quello dal punto di vista di Alex, la vittima; l'altro è quello del comandante Camille Verhoeven. Un'ulteriore suddivisione in tre parti il racconto. Al termine della prima la vicenda giunge ad un punto che sembrerebbe conclusivo e definitivo, ma di fronte ad altre duecento pagine viene da chiedersi cosa debba succedere ancora. E infatti il racconto riparte con nuovi colpi di scena e un crescendo di suspence. Stesso discorso al termine della seconda parte. Stesso interrogativo per il prosieguo della vicenda e subito nuovamente altre situazioni che "acchiappano" fortissimamente il lettore.
Diavolo di un Lemaitre! Riesce a dare nuova energia ad ogni pagina e suscitare interesse ad ogni capitolo. Veramente un maestro (nomen omen...) di scrittura e di inventiva.

Non posso assolutamente aggiungere una parola di più sulla vicenda per non svelare nulla. Non sarebbe giusto nei confronti di chi leggerà il libro. Posso solo suggerire di fidarvi di me. Alex vi terrà col fiato sospeso fino all'ultima pagina, anzi fino all'ultima riga. Invece posso dirvi che il libro non è solo un racconto poliziesco ma riesce a scavare in profondità nei personaggi, descritti in maniera mirabile e approfondita, pur senza mai essere pedante o noioso. Tutta la tragica storia personale di Alex e della sua famiglia sono portanti nell'economia del libro. Alex comincia con l'essere una storia prettamente poliziesca, ma finisce con divenire un'introspezione spietata di personaggi e situazioni sconvolgenti. La famiglia da guscio protettivo e accogliente si trasforma in un inferno distruttivo. Una cosa non cambia dall'inizio alla fine del libro: il destino di Alex, sulla cui vita tutti sembrano esercitarsi in ogni sorta di tragico sadismo senza limiti.
Datemi retta, un gran libro scritto da un vero maestro.
P.S.: attenzione nel capitolo finale all'ultimo scambio di battute tra il comandante Verhoeven e il suo collaboratore...!

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