domenica 11 dicembre 2011

Film visti. Midnight in Paris (con i saluti dell'Ente per il Turismo francese...)

Midnight in Paris
Regia: Woody Allen
Con: Owen Wilson, Carla Bruni, Adrien Brody, Marion Cotillard, Kathy Bates, Léa Seydoux.


Voto: 3 su 5



Leggo le recensioni di Midnight in Paris su vari giornali. Voti altissimi, giudizi eccellenti, entusiasmo alle stelle. Mah... Possibile che all'improvviso, dopo anni di aurea mediocrità, il vecchio Woody sia tornato ai suoi antichi splendori? Me lo immagino sempre più impantanato tra un numero imprecisato di figli e qualche moglie troppo giovane per lui. Che abbia davvero ritrovato il bandolo della matassa e rinverdito la sua vena di grande "cinematografaro"? Il dubbio mi assilla, mi rode, mi attanaglia. Fidarsi delle recensioni o fare come al solito: ignorarle? Ma alla fine decido, vado.
Sabato pomeriggio. Sala semivuota, non è un buon segnale. In genere il passaparola del pubblico funziona meglio delle recensioni dei critici, troppo pensosi e intellettuali. Non che mi aspettassi la sala piena, ma neanche solo una misera decina di persone.
La vicenda narra di uno sceneggiatore hollywoodiano di successo che, ad un certo punto della sua vita e della sua carriera, decide di prendersi un anno sabbatico e cimentarsi con la scrittura vera, un romanzo tutto suo. Con la sua fidanzata di buona e ricca famiglia va fare un viaggio in Europa, vecchia e tradizionale meta degli americani in viaggio per turismo. La scelta è Parigi, la meravigliosa, straordinaria, intellettuale Parigi. Colà, tra una passeggiata sul lungo Senna e un pomeriggio di shopping,  incontrano una coppia di amici. Lui è a Parigi per una conferenza alla Sorbona, è il tipico so-tutto-io, massimo esperto e gran conoscitore di ogni cosa dello scibile umano. Insomma un saccente rompiballe. Le due ragazze, grandi amiche, organizzano immediatamente seratine frizzanti tra grandi ristoranti e super discoteche. Ma il nostro protagonista/aspirante/scrittore è stufo di chiasso e confusione e inoltre non sopporta il sapientone so-tutto-io. Decide di non aggregarsi all'allegra compagnia e di preferisce solitarie, quanto rilassanti, passeggiate notturne per le strade di Parigi. Preferibilmente sotto la pioggia. Un diluvio di luoghi comuni. Un trionfo di banalità in carta patinata. Cartoline illustrate da spedire agli amici, se già non preferite la foto scattata col telefonino e spedita per mms in tempo reale. Giusto per fare invidia a chi è a casa a lavorare. Avete mai provato a girare per Parigi sotto la pioggia? Ve lo dico io che l'ho provata, fidatevi: l'acqua piovana di Parigi è una vera schifezza, umida e fastidiosa, nè più e nè meno come la pioggia italica nostrana.

L'ho fatta un po' lunga, più di quanto servisse, per introdurre bene l'antefatto.  Finora è tutto di una banalità disarmante. Un grande spot pubblicitario di Parigi che potrebbe senz'altro essere stato commissionato dall'Ente per il Turismo parigino. Il protagonista, il biondo e belloccio Owen Wilson, una fotocopia ossigenata del vecchio Woody, si agita e balbetta imitando il maestro, ma riesce solo ad innervosirmi. La fidanzata, biondiccia e belloccia anche lei, è altrettanto agitata e ansiosa. I personaggi di contorno non meritano particolari menzioni. La comparsata di Carla Bruni è pleonastica e del tutto ininfluente. Andiamo bene. Comincio a guardare l'orologio. Brutto segno, indice di scadente qualità del film.
Ma, proprio quando sento che sta per arrivare l'abbiocco da noia, ecco la genialata che cambia le carte in tavola. Lo sceneggiatore/aspirante/scrittore finisce, per qualche strano motivo non precisato, proiettato indietro nel tempo. A ritroso fino agli anni '20, agli anni della grandeur artistica di Parigi. Incredibile ma vero, gli sfilano davanti, tra una festa e l'altra, personaggi come Hemingway, Scott Fitzgerald, Picasso, Gauguin, Cezanne, Toulouse Lautrec, Dalì (un Adrien Brody strepitoso), Bunuel e tutto il milieu culturale del tempo e prima ancora, a ritroso fino alla Belle Epoque. Non manca neanche un degno rappresentante del mondo musicale, tale Cole Porter, ancora sconosciuto alle masse. Tutti lì, a sorseggiare cognac o bere champagne, tra un tavolino in una brasserie e una festa sciccosa ed elegante. Tutti disponibili, giovani e di belle speranze. Nessun altezzoso atteggiamento da star, pardon, étoiles... Per forza, non sono ancora nè celebri, nè famosi. Un dipinto impressionista quando l'Impressionismo nessuno sapeva cosa fosse? Solo 500 franchi. Roba da annusare l'affare e comprarne una mezza dozzina in attesa di rivenderli a decine di milioni ciascuno...
Naturalmente il nostro scrittorucolo in trasferta da Hollywood, di fronte a mostri sacri come Scott Fitzgerald o Hemingway, va in sollucchero e vive tutto come un trionfo estatico. E come altro si potrebbe vivere una situazione del genere? Peccato che il transfert temporale funzioni solo di notte, dopo il dodicesimo rintocco e invece durante il giorno si ritrovi a fare i conti con lo zuccheroso mondo di giovani americani in vacanza a Parigi. Tutti troppo volgari, troppo dediti al meschino shopping, alle meschine feste e alle meschine discoteche. Quanta volgarità nel 2010, quanta rozzezza d'animo, quanta superficialità. Insomma per farla breve, il biondo alter ego del vecchio Woody si innamora, negli anni '20, di una modella di Picasso, una vezzosa Marion Cotillard, che nel frattempo amoreggia con quell'impenitente di Hemingway. Lo scrittorucolo vorrebbe non uscire più da quel bozzolo temporale e non lasciare più Parigi, non fare più ritorno a Hollywood, non vedere più quella lagna della fidanzata e il suo insopportabile amico sapientone. Ancher se a ben vedere, il sapientone ne dice effettivamente una di giusta quando sentenzia che l'amore per le cose antiche nasconde un'intrinseca incapacità di vivere bene il tempo presente. Una dotta analisi snocciolata con non chalance durante una visita ai giardini di Versailles con il gruppo di amici americani. Un po' il succo di tutto il film. A inseguire spasmodicamente il passato il vero rischio è di perdere di vista il presente, cioè la realtà.

Foto di scena sul lungo-Senna
Non vi dico come va a finire il film, naturalmente. La parte decisamente migliore è quella con la presenza dei grandi artisti del passato, tutti magnificamente impersonati da grandi attori da gustarsi uno a uno. Il film diventa scoppiettante e inarrestabile in un magistrale gioco tra presente e passato, tra reale e irreale. Degno del buon vecchio Woody, come non si vedeva da troppo tempo.  Buona visione, nonostante tutto (gli nuoce la parte introduttiva e il caramelloso atteggiamento verso Parigi) il film lo merita, anche se sinceramente non ne parlerei in termini del tutto entusiastici, come invece si legge sui giornali.

Mais oui... Parigi, è pur sempre Parigi..., parola di Woody Allen (e dell'Ente per il Turismo parigino....).

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