giovedì 3 novembre 2011

Film visti. La Luisona non perdona (ma non fa ridere)

Bar Sport

Regia: Massimo Martelli
Con: Claudio Bisio, Giuseppe Battiston, Angela Finocchiaro, Antonio Catania, Antonio Cornacchione, Lunetta Savino, Teo Teocoli


Voto: 1 su 5



Vita da bar negli anni '70. Un'altra epoca, un'altra storia. Un'altra Italia, tremendamente diversa da quella di oggi. Quasi naif da far tenerezza. Slot machines? No, scopa e tressette e per i più tecnologici il flipper. Spritz e long drink? No, Crodino e lambrusco. Sky tv e pay per view? No, Rai in bianco e nero. E sullo sfondo il ciclismo epico e cavalleresco o le trasferte per vedere la propria squadra del cuore dal sapore di pane e frittata. Roba d'altri tempi, quando ancora al bar c'erano i vecchi tuttologi che raccontavano e pontificavano intorno al tavolino della briscola.
E' la fauna da bar indimenticabile di quando eravamo ragazzi... Per quelli della mia età, naturalmente.

Insomma in questo quasi romantico quadretto storico-sociale da leccarsi i baffi aggiungiamo un libro di successo, che è un cult consacrato (di Stefano Benni), come fonte letteraria di ispirazione e un cast con attori di prim'ordine. Il successo è assicurato?!? O no?
E invece no, sia pure con queste promesse appetitose, il film è una ciofeca incredibile. Una commedia brillante in cui non si ride neanche un po'. Come definirla? Deprimente? Patetica? Prevedibile? Scontata? Tutto questo e anche di più.
E quello che doveva essere il tormentone di tutto il film, il pezzo forte da far scompisciare dalle risate le folle di spettatori...? E' la Luisona, un incrocio tra un mega bignè e un monumento al diabete prossimo venturo. Un simulacro portafortuna dell'intero Bar Sport, con farcitura alla crema, ma vecchio di anni. Un cimelio del giorno dell'inaugurazione del bar ormai rancido, ma che fa ancora bella mostra di sè nella vetrinetta del bancone, accanto ai cannoli e alle brioches fresche di giornata. Nessuno oserebbe mai sognarsi di addentarla, la Luisona, ben sapendo a cosa andrebbe incontro. Ma per qualche motivo un cliente di passaggio la sceglie e se la mangia con gusto. Una bocca foderata d'amianto di sicuro. Dovrebbe essere la scena clou dell'intero film, l'apoteosi finale. Come la classica scena della signora cicciona e antipatica che scivola sulla buccia di banana nelle comiche dell'epopea del cinema muto. Invece allo spettatore quello sfigato del cliente fa solo pena e non suscita alcuna risata. Anzi, se potesse, vorrebbe addirittura avvisarlo per risparmiargli il castigo divino che lo attende entro qualche minuto. Cosa che puntualmente avviene in un bagno pubblico di un autogrill in autostrada. Ma il poveraccio non fa ridere, al massimo ispira compassione.

Ecco, il film è tutto così.  Personaggi, situazioni, racconti che letti sulle pagine del libro di Benni fanno ridere e divertono perchè interpretabili dalla fantasia del lettore, ma che trasferiti sullo schermo sono ingabbiate in clichè polverosi, visti e rivisti, patetici e tristi, nonostante i buoni attori chiamati ad intepretare la fauna del Bar Sport. Come dire che nonostante gli ingredienti di prima qualità, non sempre la torta Luisona riesce buona e appetitosa da leccarsi i baffi... Che sia colpa del pasticcere?

Un film da dimenticare. Al più presto.

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