sabato 1 gennaio 2011

Film visti. Tron, l'umanizzazione dei programmi

Tron Legacy
Regia di Joseph Kosinski con Jeff Bridges, Olivia Wilde.
[Voto: 1,5 su 5]

Nel desolante panorama  cinematografico di questo periodo natalizio, tra cinepanettoni di rara volgarità e inutilità, tra film ampiamente sopravvalutati e marginali, si distingue questo Tron Legacy dai mirabolanti effetti digitali presentato in sovrapiù in versione 3D. Il film riprende quello di una trentina di anni fa con le dovute modernizzazioni tecnologiche del caso (e non solo tecnologiche).
Tuttavia il film risulta nel complesso sgradevole per l'eccessiva e martellante dose di immagini digitali e di musica surround al limite dell'insopportabile. All'uscita del cinema mia figlia (che bello andare al cinema con i figli anche da grandi) mi ha chiesto a bruciapelo cosa ne pensassi: ho faticato a rispondere senza cadere nel turpiloquio. Sì perchè le domande a bruciapelo appena fuori dal cinema sono spesso pericolosa fonte di risposte immediate quanto sincere. Perchè si tende a rispondere "di pancia" e non "di testa". Il che però non è detto che sia un errore.
Il Tron prima versione 1982 era un film Disney in tutti i sensi, prodotto divertente per famiglie tutto azione e fantasia. Aveva però anche la caratteristica inusuale di raccontare con rara precisione un mondo che nessuno in quei tempi raccontava, quello caro agli (allora pochi) appassionati di informatica. Era l'epoca dei videogiochi del tipo Space Invaders, dei fantasmini mangia-mangia e altre ingenuità del genere. La storia di Tron metteva in scena l'esistenza di piastre madri, di sistemi I/O, di bus, di programmi, di codici e via dicendo. Roba sconosciuta di cui nessuno aveva mai sentito parlare (non che adesso sia sia tutti diventati esperti informatici, ma almeno si tratta di termini più usuali e meno misteriosi). La storia immaginava che i programmi avessero una vita propria e una coscienza che cercava consapevolezza riconoscendo nell'essere umano il Creatore della loro realtà virtuale. Rivoluzionario per quell'epoca semi-pionieristica in cui i computer di allora avevano meno potenza e memoria del telefonino che oggi abbiamo tutti in tasca.
Il Tron del 2010 vuole tentare il salto di qualità ed estremizza il medesimo percorso e lo esaspera rimescolando i rapporti e gli equilibri che "umano" e "tecnologico" mantengono nelle narrazioni fantasy. Laddove la fantascienza solitamente sancisce la vittoria dello spirito sulla materia, cioè dell'elemento umano su quello tecnologico in maniera piuttosto tranquillizzante, Tron Legacy si spinge fino a cercare lo spirituale nel digitale, una possibilità di rinascita tra il religioso e il mistico. Ed è qui che va ricercato il principale limite del film: voler dare eccessiva rilevanza e importanza a questa rivincita della sfera tecnologica che mira ad umanizzarsi. Un "programma" che pensa, agisce e combatte per perseguire un proprio scopo ed obiettivo è cosa che istintivamente (mi) induce diffidenza e distacco e, perchè no, turbamento. Va bene il fantasy, ma non è il caso di esagerare. Anche perchè alla fine, sebbene l'essere umano sia misticamente identificato con il Creatore con la C maiuscola (e tutto quel che ne consegue), non bisogna dimenticare che basta spegnere la corrente perchè tutto abbia fine. E questo sì che è rassicurante e tranquillizzante.
Non mi è piaciuto per niente, contrariamente al solito, Jeff Bridges che appare un po' bollito nel doppio ruolo di se stesso come Creatore e del suo bellicoso clone informatico ringiovanito di oltre vent'anni. Una smagliante presenza ma nulla di più per la coprotagonista Olivia Wilde, già vista in serial televisivi del tipo Dottor House.
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