giovedì 27 gennaio 2011

Via Poma 21 anni dopo, troppe incertezze per una sentenza di colpevolezza

Ieri c'è stata la sentenza per l'omicidio di Simonetta Cesaroni, il cosiddetto delitto di via Poma nell'accezione con cui è passato alla storia della cronaca di questi decenni. L'ex fidanzato Raniero Busco è stato condannato a 24 anni di carcere. Il tutto a distanza di 21 anni dal delitto. Colto da malore dopo la lettura, l'imputato commenta: «Mi chiedo perché devo essere la vittima».
Il quadro è questo, nella sua estrema sintesi: una condanna che arriva 21 anni dopo il delitto. Un quadro che lascia perplessi e che in un certo senso atterrisce. Un uomo è stato condannato per un delitto commesso 21 anni prima. Nel corso di questo lunghissimo scorcio di tempo le indagini sono state portate avanti in maniera ondivaga, alterna, contraddittoria e spesso incomprensibile. Ricordiamo tutti il nome di Pietrino Vanacore anche senza essere particolarmente informati sui fatti di "Via Poma". Un signor nessuno che in qualche modo è entrato nella conoscenza di tutti. Dal '90 ad oggi una generazione è cresciuta sentendo parlare periodicamente della Cesaroni, di Vanacore e di via Poma, come se fosse un pezzo di storia patria. Questo perchè la vicenda ha evidenziato da subito il suo carattere di apparente casualità e improvvisazione. Come se gli inquirenti andassero un po' a caso o a tentoni, giusto per sopire le polemiche di stampa e dare un contentino al pubblico. Per un po' hanno perseguito il Vanacore, che era il portiere dello stabile, insieme ad un certo Valle che vi abitava. Dopo essere arrivati addirittura al processo, che in secondo grado li ha visti prosciolti, le indagini si sono indirizzate altrove, quasi a riparazione del buco nell'acqua commesso fin dall'inizio. Ed è allora e solo allora che salta fuori l'ex fidanzato Busco. Credo si tratti del 2004, 14 anni dopo. Ma come è possibile? E fino ad allora era ritenuto del tutto estraneo per poi improvvisamente non solo essere coinvolto, ma diventare addirittura l'imputato principale, l'assassino, ilo mostro che ha ucciso con 29 coltellate quella povera ragazza. Ma non è un segno di approssimazione incredibile? O gli inquirenti hanno una pista precisa dettata da prove, circostanze e soprattutto movente che sarebbe dovuta emergere nitidamente da subito oppure non si può cambiare obiettivo e indagato dalla sera alla mattina solo perchè i primitivi colpevoli non sono più stati ritenuti tali. Ma cos'è questo tipo di giustizia, una caccia al tesoro dove ciò che conta è il tesoro e non importa come e quando ci si arrivi? E il premio finale? Una tacca sul calcio della colt come usava nel far west tra gli sceriffi dell'epoca?
Raniero Brusco nel 1990
No, non è possibile. Questo tipo di giustizia non convince per nulla. Soprattutto perchè sembra colpire nel mucchio pur di trovare un colpevole. Non entro nemmeno nel merito delle indagini, anche se sui giornali si legge che le prove a carico dell'imputato non sarebbero frutto di indagini impossibili da svolgere a distanza di 21 anni, ma da perizie tecnico-scientifiche. In altre parole la colpevolezza si deduce dal ritrovamento di tracce organiche sulla scena del delitto in qualche modo riconducibili all'imputato. Ergo: colpevole. Possibile? A chiunque potrebbe succedere di essere coinvolti in questo modo. Succede un fatto di sangue, le indagini vanno a individuare un presunto colpevole. Poi improvvisamente 10, 15 o 20 anni dopo ecco che ci si ritrova coinvolti. Vai tu a trovare nella memoria dell'epoca circostanze, fatti, situazioni, alibi a propria discolpa.... per un episodio risalente ad una vita fa. Già perchè l'ex fidanzato nel frattempo si era fatto una famiglia, una moglie, dei figli come una qualsiasi persona normale. Salvo poi essere chiamato a giustificarsi a distanza di anni. Immagino la situazione paradossale alla domanda posta nel 2004 "dove si trovava il pomeriggio del 7 agosto 1990"? Assurdo.
Raniero Brusco oggi

Ipotesi. L'imputato ricorre in appello e lo vince. Viene prosciolto, è innocente. Che facciamo, si ricomincia daccapo alla ricerca di un altro colpevole? E chi c'è nella lista dopo l'ex fidanzato? Il datore di lavoro, il vicino di casa, il lattaio, il cugino di terzo grado....? A chi tocca? Con che prove, con che testimonianze, con che indagini a distanza di 21 anni? Una vita fa.
L'unica cosa certa in questa storia piena di incertezze del delitto di Via Poma è che Simonetta Cesaroni è morta nel fiore degli anni e della giovinezza. Purtroppo.

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