lunedì 5 febbraio 2018

"Non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono negri"

Raid razzista di Macerata. La "colpa" di essere negri
Finora si è quasi soltanto parlato dello sparatore che ha scaricato 30 colpi di pistola su persone dalla pelle scura scelte a caso per strada per il solo fatto di avere la pelle di un colore non gradito. Sarà accusato di strage e mi auguro che si becchi una giusta ed esemplare condanna. 
Ma la cosa peggiore di questa vicenda sono le vergognose giustificazioni del gesto da parte della destra più estrema e razzista. Salvini e Meloni in testa. A sentir loro la colpa di tutto sarebbe della sinistra e dell'invasione di migranti e di gente di colore. Cioè per non finire nel mirino dello sparatore sarebbe bastato non essere "negri" e presenti in Italia. Follia pura. Che è come dire non siamo noi che siamo razzisti, sono loro che sono negri. Più o meno come nei casi di stupro "è lei che era vestita in maniera provocante e se l'è cercata". Alla fine, nella logica perversa della destra razzista e sessista, la colpa finisce per essere delle vittime, mai dei carnefici.
Risultati immagini per luca traini
Vale quindi la pena di occuparsi un po' delle vittime di Macerata, almeno per conoscere i loro nomi e, sia pur sommariamente, le loro storie.
Post pubblicato su facebook da Daniele Cinà.
Daniele Cinà
4 h
I nomi e le storie delle persone ferite a #Macerata dal raid a sfondo razziale compiuto da Luca Traini.
Wilson Kofi ha solo venti anni e viene dal Ghana. 20 anni, un ragazzino e migliaia di chilometri già sulle sue gambe. Pensava di essersi lasciato alle spalle la miseria e la povertà del suo paese e invece ha trovato le pallottole di Luca Traini.
Omar Fadera, richiedente asilo di 23 anni proveniente dal Gambia, paese sull'orlo della guerra col Senegal. Pensava di aver ritrovato rifugio in Italia. Questo, prima di ieri. Per fortuna è stato colpito solo di striscio dalla pallottola di Luca Traini. È stato dimesso.
Jennifer Odion, è l'unica donna ferita della sparatoria. Viene dalla Nigeria. Nei suoi occhi lucidi la paura: "La ferita che mi fa piangere non si vede, non è quella che ho sul corpo, dentro sto molto peggio di come possa apparire esternamente".
Gideon Azeke ha 25 anni e viene anche lui dalla Nigeria. Parla solo inglese e non si capacita ancora dell'aggressione: "Ho pensato di morire, non mi rendo ancora conto di cosa mi è successo, e a chi mi ha aggredito vorrei chiedere soltanto due cose: perché lo ha fatto, e cosa ha contro di me».
Mahamadou Toure, 28 anni, originario del Mali, un paese dilaniato dalla guerra. Eppure la pallottola l'ha beccata a Macerata. È il più grave tra i feriti della folle sparatoria. È ricoverato in rianimazione con un ematoma al fegato. Non si sa ancora se ce la farà.
Festus Omagbon, 32enne della Nigeria. Aveva appena iniziato a frequentare un corso per operaio carrellista. Per lui un sogno che si avverava. Ieri il proiettile lo ha colpito al braccio senza un perché. Ora è ricoverato all'ospedale di Ancona con una lesione vascolare al braccio destro. Chissà se potrà più lavorare come sognava.

Nessun commento: