Grande Ammaniti. Grazie Ammaniti. Il nuovo romanzo torna alle vette alle quali Niccolò ci aveva abituati con i suoi precedenti lavori, ad eccezione del deludente e francamente eccessivo e grottesco Che la festa cominci, pubblicato l'anno scorso. Parlo di Ti prendo e ti porto via, di Come Dio comanda. Veri capolavori. Che sollievo ritrovare intatta quella sua capacità di descrivere situazioni e personaggi con eleganza e una immediatezza quasi fotografica. Il fluire sciolto e magnetico del suo narrare. Una volta iniziato a leggere Io e te è difficile fermarsi. La costruzione del libro di Ammaniti è scarna e ridotta all'essenziale. Pochi i personaggi, poche le vicende che si susseguono dall'inizio alla fine. Ma splendidamente descritti. Cosa chiedere di più?
L'unico neo, del tutto marginale, è il layout del libro. Sulla disadorna copertina, uno scarabocchio (scarno come il romanzo...?), pomposamente spacciato per disegno (dello stesso Ammaniti). Ho visto di meglio. Mai come in questo caso, però, la sostanza sopravvanza la forma.
Faccio un passo indietro e torno al titolo del post. Che vuol dire "bolla solipsistica"? Boh, francamente me lo sono inventato, ma a dire il vero un significato ce l'ha. Mi è venuto in mente dopo aver letto il libro quasi tutto d'un fiato (è un romanzetto tanto breve quanto bello, circa 100 pagine) perchè tra le altre, mi hanno colpito due cose. Nel risvolto di copertina si parla di sogno solipsistico di felicità del giovanissimo protagonista. Il termine e il concetto mi hanno inizialmente "incagliato" non poco, non capendo che volesse dire. Una breve ricerca e il mistero è svelato: solipsismo, dal latino solus (solo) e ipse (stesso), ossia "solo se stesso". Infatti Lorenzo, il ragazzino, va alla ricerca di una propria dimensione e di una identità tutta sua isolandosi e chiudendosi in cantina, facendo credere a tutti (riuscendoci) di essere andato in settimana bianca a Cortina, ospite di compagni di scuola. E la bolla che c'azzecca? Lì in quella cantina, un piccolo mondo chiuso ma confortevole all'interno del quale Lorenzo decide di installarsi in segreto ma in maniera accogliente, succederanno delle cose e verrà in contatto con una persona che lo segneranno indelebilmente per sempre. Il riferimento in sè alla bolla lo si trova in un passaggio del libro appena accennato marginalmente e in modo quasi insignificante, allorquando ci si imbatte in una descrizione brevissima sullo stato d'animo di Lorenzo che si trova imbottigliato in auto con sua mamma nel traffico di Roma. Un paio di righe, non di più. Ma illuminanti. Beh, qui siamo di fronte ad una di quelle situazioni che assomigliano molto a una rivelazione. Come quando si gira intorno ad una idea o ad un concetto che sono più o meno abbozzati, ma che poi si appalesano e si svelano completamente in un attimo. Spesso per merito di fattori esterni. Una lettura, un discorso, una chiacchiera. Che bella l'immagine della bolla, accogliente e confortevole, che ci circonda e ci protegge. Fragile, incosistente, fatta di nulla se non di sensazioni. Ma comunque protettiva. Quante possono essere le bolle che ci fanno sentire bene con noi stessi e spesso non dipendenti da nessuno? Ognuna ha la sua, di bolla. Ognuno se la può inventare o costruire. Per esempio una delle mie bolle preferite ha una dimensione e un collocamento ben preciso: di sera nella mia camera, un buon libro che attende solo di essere letto, la penombra della stanza rotta solo dalla abat-jour sul comodino e la radio che diffonde musica jazz di sottofondo, discreta e calda. Il piacere di poter fare tardi senza di preoccupazioni di risvegli odiosi per andare al lavoro. Ecco cos'è una bolla, una delle mie bolle. Geometricamente, una sfera. Ovvero una delle figure geometriche perfette. Tridimensionale, perfetta nella forma, perfetta nell'equilibrio che la governa, perfetta da qualunque punto la si osservi. Mi ricordo ancora la formula del volume, memorizzata in forma quasi di cantilena, come si usava a scuola (ai miei tempi). Sono passati circa trentacinque anni, ma mi sembra praticamente l'altro giorno....quattroterzipigrecoerretrè. Olè.
L'unico neo, del tutto marginale, è il layout del libro. Sulla disadorna copertina, uno scarabocchio (scarno come il romanzo...?), pomposamente spacciato per disegno (dello stesso Ammaniti). Ho visto di meglio. Mai come in questo caso, però, la sostanza sopravvanza la forma.
Faccio un passo indietro e torno al titolo del post. Che vuol dire "bolla solipsistica"? Boh, francamente me lo sono inventato, ma a dire il vero un significato ce l'ha. Mi è venuto in mente dopo aver letto il libro quasi tutto d'un fiato (è un romanzetto tanto breve quanto bello, circa 100 pagine) perchè tra le altre, mi hanno colpito due cose. Nel risvolto di copertina si parla di sogno solipsistico di felicità del giovanissimo protagonista. Il termine e il concetto mi hanno inizialmente "incagliato" non poco, non capendo che volesse dire. Una breve ricerca e il mistero è svelato: solipsismo, dal latino solus (solo) e ipse (stesso), ossia "solo se stesso". Infatti Lorenzo, il ragazzino, va alla ricerca di una propria dimensione e di una identità tutta sua isolandosi e chiudendosi in cantina, facendo credere a tutti (riuscendoci) di essere andato in settimana bianca a Cortina, ospite di compagni di scuola. E la bolla che c'azzecca? Lì in quella cantina, un piccolo mondo chiuso ma confortevole all'interno del quale Lorenzo decide di installarsi in segreto ma in maniera accogliente, succederanno delle cose e verrà in contatto con una persona che lo segneranno indelebilmente per sempre. Il riferimento in sè alla bolla lo si trova in un passaggio del libro appena accennato marginalmente e in modo quasi insignificante, allorquando ci si imbatte in una descrizione brevissima sullo stato d'animo di Lorenzo che si trova imbottigliato in auto con sua mamma nel traffico di Roma. Un paio di righe, non di più. Ma illuminanti. Beh, qui siamo di fronte ad una di quelle situazioni che assomigliano molto a una rivelazione. Come quando si gira intorno ad una idea o ad un concetto che sono più o meno abbozzati, ma che poi si appalesano e si svelano completamente in un attimo. Spesso per merito di fattori esterni. Una lettura, un discorso, una chiacchiera. Che bella l'immagine della bolla, accogliente e confortevole, che ci circonda e ci protegge. Fragile, incosistente, fatta di nulla se non di sensazioni. Ma comunque protettiva. Quante possono essere le bolle che ci fanno sentire bene con noi stessi e spesso non dipendenti da nessuno? Ognuna ha la sua, di bolla. Ognuno se la può inventare o costruire. Per esempio una delle mie bolle preferite ha una dimensione e un collocamento ben preciso: di sera nella mia camera, un buon libro che attende solo di essere letto, la penombra della stanza rotta solo dalla abat-jour sul comodino e la radio che diffonde musica jazz di sottofondo, discreta e calda. Il piacere di poter fare tardi senza di preoccupazioni di risvegli odiosi per andare al lavoro. Ecco cos'è una bolla, una delle mie bolle. Geometricamente, una sfera. Ovvero una delle figure geometriche perfette. Tridimensionale, perfetta nella forma, perfetta nell'equilibrio che la governa, perfetta da qualunque punto la si osservi. Mi ricordo ancora la formula del volume, memorizzata in forma quasi di cantilena, come si usava a scuola (ai miei tempi). Sono passati circa trentacinque anni, ma mi sembra praticamente l'altro giorno....quattroterzipigrecoerretrè. Olè.
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