LA PASSIONE
Regia di Carlo Mazzacurati, con Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Corrado Guzzanti, Kasia Smutniak.
[Voto: 2,5 su 5]
E' sempre difficile per me esprimermi serenamente e con distacco sui film di Mazzacurati. Perchè padovano e dunque mio conterraneo, ma anche perchè mio ex compagno di scuola al liceo (nella mitica quinta B, maturata nell'anno di grazia 1975). E' facile essere troppo severi per non scadere in indulgenti giudizi di parte e al tempo stesso è altrettanto facile l'esatto contrario. Tant'è.
Purtroppo ci troviamo di fronte all'ennesimo film di Mazzacurati del "vorrei, ma non posso", ovvero dell'opera che potrebbe fare il salto di qualità, ma le manca un soldino per farcela. Cominciamo dai pregi. La Passione riesce a far ridere senza mai scadere nel volgare, cosa rara nel panorama del cinema italiano, dove la commedia scollacciata e greve è genere dominante. Per contro, La Passione riesce ad essere lieve e divertente con eleganza, arguzia e semplicità. Tuttavia non è un film riduttivamente leggero, perchè è al tempo stesso intensamente drammatico, immerso com'è nella crisi personale ed artistica del protagonista, regista in crisi di creatività, Gianni Dubois. Silvio Orlando da corpo al personaggio con il suo solito repertorio ben collaudato. E questo è già un primo limite. Infatti risulta per nulla nuova ed originale proprio la figura del regista in crisi che lo stesso Orlando ha già interpretato -se non sbaglio- in un film di Nanni Moretti (Il caimano). Un clichè, quello dell'insicuro in crisi di identità, che calza sì a pennello su Orlando, ma troppo ripetitivo e dunque già visto che non aggiunge e non inventa nulla. Va molto meglio con i personaggi di contorno, primi fra tutti Corrado Guzzanti, spassoso nel ruolo dell'attore-cane che si crede un grande artista e Giuseppe Battiston, povero diavolo che cerca nella recitazione da strada una via di redenzione personale.
La vicenda è semplicissima e prende spunto da un episodio realmente occorso a Mazzacurati. Al regista viene proposto di curare la rappresentazione della Passione del Venerdi Santo in cambio di sorvolare sui danni ad un prezioso affresco del Cinquecento causati dalla perdita di un tubo idraulico rotto. Con varie vicissitudini grottesche e qualche dramma si arriva al momento della verità con tutti i tasselli che vanno -quasi- al loro posto...
Qui sta il punto di svolta del racconto. Battiston-Gesù spezza il pane nell'Ultima cena, ma cade malamente scatenando l'ilarità impietosa e irrispettosa del pubblico. La rappresentazione va avanti con fatica tra mille difficoltà e l'imperversare delle intemperie meteo. Facile vedere in questo una rappresentazione dell'Italia di oggi dove troppo spesso si sta alla finestra a guardare con indifferenza e con disperezzo le disavventure e le difficoltà altrui, forti della propria posizione di forza (esemplare l'arroganza del produttore cinematografico che copre di angherie il povero Dubois).
Ma dopo la Passione del venerdi, arriva sempre la Pasqua della Resurrezione... Speriamo.
3 commenti:
Ho visto anch'io La Passione, domenica sera. Mi è piaciuto molto. Battiston è grande. Giusta l'osservazione sulla scelta di Silvio Orlando, perennemente in crisi.
Non sapevo che il soggetto prendesse spunto da un episodio realmente accaduto. Puoi raccontare qualcosa di più?
Per quanto ne so, la richiesta di curare la rappresentazione sacra da cui prende spunto il film non è stata formulata in maniera pressante come si vede nel film, che ovviamente risente di una interpretazione romanzata della vicenda. Mazzacurati in una intervista ha dichiarato che quando gli è stata fatta la proposta non c'era di mezzo nessun ricatto più o meno velato, ma ha comunque pensato che sarebbe stato meglio accettarla per non mettersi contro l'amministrazione locale. In quel caso si trattava della ristrutturazione della casa invece del guasto idraulico. Ma più o meno la sostanza è la stessa.
Grazie
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