martedì 13 ottobre 2009

L'ombra del vento. Bello il titolo, deludente il romanzo

L'ombra del vento di Carlos Ruiz Zafon

Dico la verità: ho fatto fatica a finirlo. Mi perdonino gli estimatori di Zafon, ma ho trovato questo romanzo terribilmente noioso, privo di spunti interessanti che rendessero vivo il racconto e una tendenza di fondo al drammone con venature sentimentaleggianti. Una volta tanto il passaparola non ha funzionato. Me lo avevano consigliato come "sicuro" e invece proprio non ci siamo. Lo considererei decisamente sopravvalutato. Insomma, se della critica è meglio diffidare (per tanti motivi), se il passaparola non sempre c'azzecca e toppa così vistosamente, allora cosa rimane?

In sintesi la trama, senza entrare troppo nei particolari. Secondo dopoguerra, Barcellona, Spagna del periodo franchista. Daniel è il figlio decenne e orfano di madre di un libraio antiquario ed è nell'ordine delle cose che il mondo dei libri sia il suo ambiente naturale. Dal padre viene introdotto, ancora bambino, al piacere della letteratura con un singolare rituale: scegliere più o meno casualmente e d'istinto un libro sconosciuto in una specie di catacomba libraria semi segreta, "adottarlo" e custodirlo gelosamente per la vita. Bislacco, quantomeno. Il caso (o il destino) gli pone tra le mani il romanzo sconosciuto di uno sconosciuto scrittore, L'ombra del vento di Julian Carax, e da quel momento in poi la sua vita (del bambino e di chi gli sta intorno) è segnata. Mi fermo qui.

Perchè non mi è piaciuto? Perchè la struttura narrativa è costellata da una serie di racconti nel racconto che impoveriscono la storia portante prendendo troppe e troppo lunghe strade laterali che distraggono dal fulcro della storia. Perchè il racconto oscilla dal drammatico al tenebroso, dal sentimentale al comico-grottesco, finendo per non avere una sua identità se non quello di una grossa frittata con troppi ingredienti. Quelli che parlano bene direbbero eccesso di melò?
La palma del più antipatico e improbabile tra i personaggi va proprio al protagonista Daniel Sampere, al quale l'autore Carlos Ruiz Zafon mette in bocca ragionamenti da adulto già da quando è bambino, del tutto inadeguati e troppo "grandi" per un imberbe piccoletto poco più che decenne. La forbice tra l'età del protagonista e il suo vissuto narrativo continua su questa falsariga fino a quando nel corso dello sviluppo la vicenda arriva al suo epilogo. A quel punto Daniel ha circa diciotto anni, ma per tutto quello che fino a quel momento gli è accaduto e per come il personaggio è sviluppato, di anni potrebbe benissimo averne il doppio (e sarebbe stato meglio...). Mi sembra che basti e avanzi per dare un'inquadratura alla verosimiglianza del racconto.
Alla fine di tutto, tra passioni amorose, assassinii, misteri più o meno svelati, guerre civili, figli segreti, qualche coup de theatre ...e via narrando, rimane un dubbio di fondo. Che diavolo aveva di così eccezionale il romanzo perduto del misterioso Julian Carax intorno al quale ruota tutto il libro (e gli da il titolo)? BOH.

3 commenti:

Giovanni Sonego ha detto...

Inizialmente mi aveva preso. Poi, man mano che procedevo nella lettura, lo trovavo sempre più sconclusionato e, soprattutto, noioso.

L'ho mollato lì, a 100 pagine dalla fine.

Anonimo ha detto...

Noioso noioso brutto mollato a metà.. (lunapiena)

Unknown ha detto...

....è ancora là, sul comodino in camera da letto (brutto posto per un libro!)
Le prime sessanta pagine scorrono quasi piacevolmente....

Poi incomincia a formarsi un nodo narrativo che nemmeno i miei trascorsi marinareschi aiutano a dipanare.....
alla pagina 150 o giù di li cedo e lascio perdere..
E' in buono stato e penso di farne un regalo.