martedì 21 dicembre 2010

Libri. XY o dell'ordinario impossibile

XY
di Sandro Veronesi

Trentino, Italia. Nel bosco adiacente a Borgo San Giuda (San Giuda Taddeo, protettore delle cause impossibili, non il Giuda Iscariota traditore di Gesù) si verifica un'orribile eccidio. Undici persone sono uccise e una bambina è scomparsa. La comunità tranquilla e sonnacchiosa di montanari trentini ne rimane sconvolta al pari dell'intera opinione pubblica nazionale. Si scatenano i mass media e il piccolo borgo montano di una cinquantina di anime e un prete viene altrettanto sconvolto dall'arrivo di orde di giornalisti e di curiosi. Nel frattempo una giovane psichiatra ed ex sciatrice di alto livello si sveglia nella vicina Cles con una inspiegabile ferita ad una mano, lì dove quindici anni prima si era tagliata affettando maldestramente il pane. Il mistero si infittisce.
Questo è l'inizio strepitoso del libro che per qualche decina di pagine lascia intravvedere, per le modalità della strage e i fatti ad essa connessi, risvolti romanzati illimitati ed imprevedibili. Ma ben presto, quando si delineano alcuni particolari specifici delle morti, il lettore si rende conto che il castello iniziale è talmente impossibile che non può essere sfruttato a lungo nel prosieguo del libro. E infatti il libro devia radicalmente, abbandonando il mistery per fluire ad una introspezione di personaggi e situazioni molto sofisticata e intellettuale. La chiave di tutto sta nel taglio estrememente improntato all'analisi psicologica e psicanalitica di tutta la vicenda. Tutto, da un certo momento in poi, nel libro diventa occasione e pretesto di analisi psicologiche. Un'orgia di analisti e terapeuti. I personaggi ragionano e si muovono in questa chiave e il libro diventa noioso e per certi versi deprimente. Vero è che personalmente provo una diffidenza istintiva verso tutto ciò che "puzza" di psicanalisi, di psiciologia esasperata e di strizzacervelli usati come il prezzemolo, ossia in tutte le salse, ma grande è stata la caduta verticale del mio interesse verso il libro. L'ho lasciato lì per qualche giorno, impantanato in dotte e intellettuali riflessioni e masturbazioni mentali, per poi riprenderlo solo per vedere come andava a finire. Faccio un esempio, giusto per dare un'idea di cosa intendo dire. I protagonisti del libro sono due, Giovanna la ex sciatrice-psichiatra e don Ermete il parroco del borgo montano. Ad un certo punto lei (un tipetto che non esita a definire "maschio immaturo" il suo ex compagno lasciato dalla sera alla mattina che ha la grave colpa di non accettare la sua decisione come se niente fosse) smarrisce il suo telefonino, dimenticandolo sul bancone della farmacia del paese. Una volta ritrovato, la sua riflessione è che del fatto (cioè del telefonino smarrito) dovrebbe parlarne al suo terapeuta e "lavorarci su". Allucinante. Come dire che ogni cosa, ogni avvenimento nella vicenda ed ogni personaggio sono visti ed affrontati in chiave psicologica e psicanalitica. Esasperante, almeno per i miei gusti. Il che non è del tutto un'invenzione di Veronesi specifica per il suo libro, ma credo che possa essere un certo atteggiamento mentale (una moda? un clichè?) abbastanza diffuso in certi ambienti intellettuali o pseudo intellettuali. La psicanalisi sempre e ovunque. Insopportabile.

Ma cosa vuole dirci Veronesi con questo suo XY? Che messaggio vuole mettere in campo? C'è molta carne al fuoco, sotto questo aspetto. Intanto la scelta del titolo può essere interpretata come l'unione e contrapposizione di due opposti: il bene e il male, il maschio e la femmina, l'inzio e la fine, Dio e Satana... Certo è che l'eccidio da cui prende le mosse il racconto è qualcosa di talmente impossibile che la pista dell'indagine deve essere abbandonata non potendo dare alcuna parvenza di razionalità (e quindi indagabile e analizzabile) a quanto accaduto. Preferisco evitare di scendere in dettagli, ma assicuro che è un guazzabuglio diabolico. Altrettanto vero è che l'impossibile descritto è materia della cronaca di tutti i giorni. Quante volte ci capita di pensare "ma come è possibile che succedano cose del genere" leggendo i fatti cronaca quotidiana? L'orrido della porta accanto, l'evento raccapricciante e sconvolgente della nostra quotidianità malata di violenza. Tutto questo è assimilabile all'eccidio nel bosco del Trentino che apre il libro. E come reagiamo di fronte a questi fatti eccezionali ed eccezionalmente feroci? Che strumenti abbiamo per resistere alla facile tentazione di abbassare la guardia e farci travolgere inermi dalla ferocia della nostra società? Con la Fede (don Ermete) e/o con la Ragione (Giovanna, la psichiatra).  ...X e Y, appunto.

Onestamente non so se consigliare la lettura di questo libro. Direi senz'altro di sì (non fosse altro perchè è scritto molto bene), se non avete preconcetti verso l'uso esasperato della pscicanalisi nel banale quotidiano, come invece ho io. Vedete voi...

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