Regia di David Fincher, con Andrew Garfield, Justin Timberlake.
Voto: 3,5
Facebook, un simbolo della nostra epoca. Il film The social network presenta la storia di come sia nato Facebook, di come si sia evoluto e con quale spirito si sia modificato e modellato nel corso degli anni. Mica tanti, parliamo del 2003. Quindi a ben vedere l’altro ieri, considerando di quanto viaggi veloce il mondo dell’informatica. L’ideatore di tutto l’ambaradan è Mark Zuckerberg, all'epoca un brufoloso giovanotto americano, geniale al computer quanto stronzo nel profondo dell’animo. Sotto questo aspetto il film è spietato e aderente alla realtà dei fatti: gliene va reso pieno merito. L’ambiente è quello dei college americani (Harvard), con le loro regole di impenetrabilità e le loro gerarchie sociali precise e granitiche, in cui o sei qualcuno che conta per qualche motivo (reddito, fama, capacità, provenienza sociale) o non sei nessuno e dunque non vali niente. In piena sintonia con la società americana di cui i grandi, rinomati e costosissimi college sono una delle massime espressioni come momento di formazione della classe dirigente. La scalata sociale del geniale stronzetto parte proprio da questa sua sete di apparire, ma anche e soprattutto dalla sua incapacità a costruire un rapporto umano degno di questo nome. Amici, amiche, fidanzate o perfetti sconosciuti, sono tutti accomunati dallo stare alla larga dal genietto informatico che di conseguenza cerca spasmodicamente una rivalsa per tutto quello che non è in grado di costruire ed ottenere sul piano peronale. Nell’autunno del 2003, per sfogare la sua rabbia dovuta all’essere stato scaricato dalla sua ragazza, progetta e mette in rete un sito in cui si può esprimere un giudizio sulla bellezza delle compagne di college. Strafighe o bruttone, promosse o bocciate, …e sotto un’altra. Questo è lo spessore del giovanotto e dell’ambiente da cui prende vita facebook. Con questi presupposti (che non conoscevo affatto prima di vedere il film), viene da chiedersi come il giochetto stupido di affibiare le pagelle alle compagne di scuola sia potuto diventare il fenomeno che è attualmente. E invece… se la memoria non mi inganna, gli iscritti a Facebook ammontano a circa 500 milioni e il valore della società costituita dal brufoloso genietto di Harvard è cresciuta fino alla astronomica cifra di 25 miliardi di dollari. Ed entrambi i dati sono in continua crescita! Successo su tutta la linea di portata planetaria. Dunque, se consideriamo l’essenza di facebook (figa o non-figa), è agghiacciante che qualcuno ci abbia guadagnato sopra montagne e montagne di soldi. Il film ricostruisce le vicende processuali in cui gli ex amici ed ex soci di Zuckerberg intendono rivalersi legalmente accusandolo di aver loro rubato l’idea originaria che diede origine al libro delle facce. Il regista Fincher e gli autori non si schierano per nessuna delle parti ma non risparmiano nulla al neo miliardario nel momento di dipingerlo nella maniera più antipatica possibile. Insomma, antipatico quanto si vuole, ma dal punto di vista legale meglio stare su una prudenziale e rigorosa attinenza i fatti nudi e crudi. Hai visto mai che scatta una causa civile da paura….
The social network è dunque un film che assomiglia molto ad una specie di docufiction televisiva, di quelle che supportano un programma giornalistico allo scopo di romanzare i fatti narrati nell’inchiesta. Ma è anche un film che varrebbe la pena di proiettare nelle scuole affinché i giovani riescano ad avere una visione critica di questo fenomeno. Ma vista l’età media degli iscritti al libro delle facce e la facile accessibilità di cui gode il mondo di internet senza filtri e senza controlli efficaci, bisognerebbe incominciare le proiezioni a tappeto fin dalla prima elementare….
Già, perché in facebook c’è di tutto e di più. Del resto viviamo nel mondo di internet, nel mondo della rete e della comunicazione via computer. Io stesso che scrivo e voi stessi che in questo momento mi leggete utilizziamo un blog, ovvero uno strumento informatico della rete. La rete è principalmente sinonimo di informazione e comunicazione. Così è nata e si è sviluppata fino ad entrare in maniera indissolubile nella nostra vita quotidiana. Informare e comunicare hanno però un utilizzo alternativo, ludico e di evasione, costituito dai cosiddetti social network. Facebook, Twitter, il vecchio Icq degli anni 90, MSN e tanti altri ancora.
Personalmente sono arrivato tardi a Facebook, per semplice ignoranza e un po’ di diffidenza, per l’esigenza di non stare dietro a tutte le novità che vengono sfornate a getto continuo, perché è o era uno strumento inizialmente riservato alle fasce più giovani del popolo della rete. Ma poi ho ceduto anch’io alla moda dilagante e ho aperto una pagina personale. Dopo un primo periodo di ambientazione, di esplorazione e, devo dire di curiosità, la sensazione attuale a distanza di un anno circa, è di grande delusione. Facebook ossia letteralmente libro delle facce, quindi in altre parole “album”, è tutto qui? Un megafono di emerite sciocchezze che circolano di pagina in pagina, salvo poche e rarissime eccezioni che potrebbero trovare (e trovano) altre forme di divulgazione in molti altri modi? Facebook nel suo concreto è l’apoteosi del micro pensiero sintetico con tutte le possibili riserve sul termine “pensiero”. Una sorta di messaggistica in stile sms telefonico evoluto. Un esempio? Tizio diventa amico di Caio; Caio dice mi piace; Sempronia condivide la notizia di Caio che diventa amico di Tizio…. E tutte le facce dell’album contemporaneamente leggono via internet che Tizio diventa amico di Caio… che Caio dice mi piace… che Sempronia condivide la notizia di Caio che diventa amico di Tizio…eccetera eccetera… in un vortice senza fine. Il tutto moltiplicato per milioni e milioni di pagine e di facce collegate tra loro. Certo facebook può anche essere un formidabile veicolo di informazione, ma di fatto il grosso delle comunicazioni (diciamo pure la quasi totalità) è solo “fuffa” e nulla più. D’altronde, visti i presupposti per i quali è stato creato, come aspettarsi altro? Per non parlare dell’uso disonesto e fraudolento di Facebook, dello stravolgimento delle identità degli iscritti attraverso l’uso di soprannomi, pseudonimi o nomi di fantasia o del tutto falsi. Si sta alla buona grazia dell’interlocutore che dice di chiamarsi Elisabetta, ma in realtà è Giuseppe con tanto di barba e baffi. Conseguenza pratica: pedofili e malintenzionati a gogò che si scapricciano su vittime ingenue e indifese…
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