mercoledì 8 dicembre 2010

Libri. L'alfabetista

L'ALFABETISTA
di Torsten Petterson

Recente esempio del filone scandinavo di romanzi a sfondo poliziesco sull'onda lunga del grande successo della trilogia del Millennium di Stig Larsson. Solitamente interessanti, piacevoli, ben scritti, non solo polizieschi, ma con un certo spessore. Ma, attenzione, non tutto è oro quel che luccica....
Nel tranquillo parco pubblico di Forshälla, in Finlandia, qualcuno ha strangolato una donna, le ha cavato gli occhi e le ha inciso una A sulla pancia. Il detective Lindmark interroga e arresta il fidanzato della vittima, che - messo sotto pressione - confessa l'omicidio. Dopo pochi giorni, però, vengono ritrovati altri due cadaveri. Anche loro sono stati strangolati, sono nudi, senza occhi e con una lettera incisa sulla pancia: la macabra firma di un serial killer.
Messa così, tutto lascerebbe pensare a sviluppi scoppiettanti, a forza di lettere incise a sangue e con tutto l'alfabeto a disposizione... Invece no. Sotto questo aspetto il libro è una delusione perchè dopo non succede più niente che vada ad alimentare la tensione poliziesca. Prende invece il sopravvento l'inserimento e la descrizione accurata e approfondita di personaggi che inizialmente non si capisce che ruolo giochino nel racconto. Anche se poi ogni tessera andrà al suo posto. O quasi. Perchè molto rimane in sospeso, quasi dimenticato e non si capisce che fine faccia e che ruolo debba rivestire, salvo pensare che vi sarà un seguito al romanzo. Infatti da qualche parte ho letto che si tratterebbe del primo episodio di una trilogia. Eddai. Non so se avrà successo e se sarà alla'ltezza dell'illustre precedente di Millennium che ha dato il "la" al filone scandinavo.
Suspence assente, come detto, tuttavia l'autore ci presenta un buon quadro di varia umanità che ruota sulla scena del racconto della fredda Finlandia. Francamente il personaggio dell'investigatore, il commissario  Lindmark, risulta da subito visceralmente antipatico quando conduce le indagini sul presunto colpevole del primo omicidio in maniera arrogante e supponente, con tesi precostituite studiate a tavolino e poi adeguate a forza sul caso.  Un pacchiano errore giudiziario che tuttavia non lo scuote più di tanto, nella presunzione di essere comunque nel giusto. Insomma un poliziotto che va controcorrente rispetto alla moda attuale, molto politically correct. Tuttavia non si riesce a vedere in lui una simpatica canaglia, bensì solo un fascistello arrogante  e supponente. Le cose migliori vengono dai personaggi che si delineano successivamente che l'autore ci presenta uno per volta attraverso dei diari che narrano le loro storie drammatiche e tragiche. Anche qui siamo di fronte solo a tessere del mosaico che lì per lì lasciano alquanto interdetto il lettore, salvo poi collimare a dovere.
Come detto, tutto sembra restare in sospeso e la stessa conclusione del libro giunge quasi a sorpresa, ma senza pathos, senza coup de theatre mirato a risollevare l'apprezzamento dell'investigatore, cosa che pure ci sarebbe potuta stare tranquillamente. Resta comunque antipatico e saccente.
Andrà meglio nel seguito della trilogia annunciata?  Vedremo. Ma prima devo convincermi che ne valga la pena e al momento siamo un po' distanti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

anch'io la penso esattamente come te, non mi ha entusiasmato molto il libro, anche se sono curiosa di sapere come sarà il seguito....non si sa ancora quando uscirà????