Sono morti in sei. Sei soldati italiani mandati in Afghanistan formalmente per portare l'ordine e la pace, informalmente per combattere una guerra non dichiarata, strisciante, subdola, ma non per questo meno violenta e mortale. Questa è la prima disgrazia. Pace all'anima loro, poveri ragazzi.
La seconda disgrazia è data dalla marea di servizi (pseudo) giornalistici, di interviste, di lacrime false, di atteggiamenti contriti, ma solo di circostanza. Una montagna di spazzatura che ci è stata riversata addosso principalmente dalle televisioni di ogni tipo, sia attraverso telegiornali, notiziari o da speciali di taglio giornalistico, ma anche e soprattutto da squallidi programmi di intrattenimento che normalmente ospitano gossip, tronisti rintronati o veline sculettanti. L'operazione lacrima facile è biecamente cinica: si sostituisce la bellona di turno con un congiunto in lutto di una vittima di Kabul e il gioco è fatto. Audience alle stelle, lacrime sparse a secchiate, frasi di circostanza e labbruccio tremulo della conduttrice/conduttore di turno. I più bravi riescono anche a sfoderare una voce rotta da emozione. Complimenti. Tutto a comando, tutto previsto e confezionato, tutto falso.
Poveri soldati italiani.
Nessun commento:
Posta un commento