La briscola in cinque
di Marco Malvaldi
Un piccolo libro di genere noir con risvolti divertenti nonostante si parli di omicidi. Lo stile è fresco e vivace, come si addice ad un giovane autore (Malvaldi è del 1974).
La vicenda si svolge in un paese immaginario della costa toscana, Pineta. Località turistica e molto frequentata durante la stagione, decisamente più sonnacchiosa e tranquilla nel resto dell'anno. Ambientazione prevalente, il bar di Massimo, il protagonista. Un personaggio arguto e con un'indole da provocatore che fa il "barrista" (con due erre) perchè baciato dalla fortuna che gli ha fatto vincere una grossa somma al Totocalcio con cui ha acquistato il locale. Ma è un barrista-filosofo a cui piace dire di no alle comande dei clienti se non gli garbano, magari facendo contemporaneamente un pediluvio per alleviare l'afa estiva.
Intorno a lui un plotoncino di arzilli vecchietti a ridosso dell'ottantina d'anni che frequentano stabilmente il bar. Una specie di seconda casa dove passare le lunghe ore della giornata, chiacchierando, facendosi i fatti degli altri, bisticciando e soprattutto giocando a carte. In particolare la briscola in cinque, variante della classica briscola in coppia, a cui hanno inziato il giovane barrista Massimo. La peculiarità del gioco sta nel nascondere le alleanze fra i giocatori in modo che i cinque non sappiano esattamente chi è il compare di carte e chi gli avversari. E dunque si va avanti a mentire spudoratamente, in un gioco delle parti, per ingannare gli altri e disorientarli, con l'obiettivo della vittoria finale. Un po' una parodia del gioco della vita che, come nella briscola, si svolge tra alleanze e tradimenti, tra fiducia più o meno ben riposta in alcuni giocatori piuttosto che in altri, tra colpi di scena, incazzature e l'immancabile "carico da undici" finale.
La storia narrata con mano leggera da Malvaldi si svolge praticamente tutta lì, al bar, che diventa il cuore del paese su cui convergono le vicende dei personaggi. Una fetta di società di provincia toscana, calma e sonnacchiosa con equilibri scolpiti nella roccia, i giovani irrequieti e problematici, gli adulti impegnati a scannarsi nei loro affari e intrighi quotidiani, gli anziani che dall'alto della loro età assomigliano ai muppets appollaiati sul palco a teatro a lanciare strali e battutacce su quanto avviene sul palcoscenico della vita.
La storia noir parte con il ritrovamento di un cadavere e si dipana fino alla scoperta del colpevole da parte del barrista. Non del commissario di polizia che è un inetto presuntuoso, buono solo ad arrestare il primo sospettato che gli capita a tiro per calmare le acque e offrire un colpevole ai media. No, è Massimo che, coinvolto personalmente come testimone, prende a cuore la vicenda fino a dipanarla da cima a fondo. Fin qui tutto bene, ma il finale è brutto, insoddisfacente e frettoloso. Un epilogo narrato a posteriori che spegne di botto l'interesse del lettore fino ad allora tenuto vivo da una narrazione briosa e a tratti arguta e divertente che sfrutta anche le espressioni dialettali dei protagonisti. In una parola: deludente. Ma che, tuttavia, si lascia leggere con facilità in un fine settimana, o ancora in meno tempo, per i divoratori di pagine.
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