venerdì 28 settembre 2012

Libri. Sotto l'ombrellone con Maigret

L'estate è tradizionalmente un buon periodo per dedicarsi alla lettura, vuoi perchè le giornate lunghe e calde invitano alla tranquillità all'ombra di un albero o al fresco dell'aria condizionata, vuoi perchè è semplicemente periodo di ferie e di vacanze e c'è più tempo per tutto ciò che si tralascia nel resto dell'anno. Per esempio la lettura. Per me è un po' diverso, dal momento che leggo abitualmente sia d'estate che d'inverno, ma è sicuro che durante il periodo estivo, volenti o nolenti, di tempo libero a disposizione ce n'è più del solito.
L'indimenticabile Gino Cervi
nei panni di Maigret
Era da tempo che l'idea mi frullava in testa. Quest'anno sotto l'ombrellone mi faccio una scorpacciata di Maigret. E l'ho fatto. La meta delle vacanze estive era il Salento, all'estremo sud della Puglia. Al momento di partire, invece di pormi la solita difficile domanda "quali libri mi porto in valigia?", il problema è stato presto risolto: Maigret!
Io sono un vecchio appassionato di Georges Simenon e in particolar modo del suo personaggio più famoso, il commissario della polizia giudiziaria di Parigi, Jules Maigret. Una passione cominciata quando ero ragazzo, negli anni 70, per merito della serie televisiva Rai che vedeva il grande e indimenticato Gino Cervi interpretare il commissario fino a diventarne l'alter ego indiscusso nell'immaginario dei lettori di Simenon. Un po' come succede ai giorni nostri per il commissario Montalbano e l'attore Luca Zingaretti. Un binomio indissolubile in entrambi i casi. Tra l'altro Maigret è stato in assoluto uno dei primi amori letterari, anche perchè, sempre in quei fatidici anni 70, prendevo in prestito i libri dalla biblioteca del patronato della parrocchia di S. Antonino all'Arcella (un quartiere di Padova). Quindi scegliere solo Maigret per le vacanze estive è stato quasi un tuffo nel passato e riscoprire un vecchio amico di cui ormai conosco quasi tutto. Dalla famiglia (la mitica signora Maigret) all'ufficio in Quai des Orfèvres a Parigi; dalla brasserie Dauphine, ai personaggi di contorno, ma non per questo sottovalutati da Simenon: gli ispettori Lucas, Torrence, Janvier e il giovane Lapointe; il giudice Comelieau; il dottor Moers, responsabile della parte scientifica ed autentica memoria storica della polizia; il dottor Paul, medico legale; i coniugi Pardon (il marito è tra l'altro il medico personale di Maigret) con i quali il commissario e sua moglie Louise scambiano periodiche cene rigorosamente casalinghe. In una delle poche volte che ho avuto occasione di passare qualche giorno a Parigi sono addirittura andato "in pellegrinaggio" a visitare i luoghi più spesso citati da Simenon per ambientare i suoi romanzi. Primo sito di devozione fra tutti il famosissimo 36, Quai des Orfèvres,  il quartier generale della polizia giudiziaria, quindi il luogo di lavoro di Maigret e della sua squadra. Devo dire che, di fronte a quel palazzone austero, una certa emozione l'ho provata...

Vabbè, per farla corta, nelle due settimane di ferie estive 2012 sotto l'ombrellone in Salento mi sono fatto una scorpacciata di Maigret. Ho letto Maigret e l'affittacamere (1951), La trappola di Maigret (1955), Maigret e il corpo senza testa (1955), L'impiccato di Saint-Pholien (1931) e Maigret e il signor Charles (1972). Le date di scrittura dei romanzi non sono indicate per caso. "Il signor Charles" è l'ultimo libro dedicato a Maigret scritto da Simenon, mentre "L'impiccato" risale al 1931 e non si tratta comunque del primo in assoluto, bensì uno dei primi (dal 1930 in poi). Più di quarant'anni di costruzione ed elaborazione del personaggio per 75 romanzi in totale. Una produzione monumentale che non so se abbia uguali in letteratura, per quantità e qualità. Penso di averne letti almeno un terzo e spesso mi succede di comprarne qualcuno che, una volta a casa, scopro di aver già letto, chissà, forse 10 o 20 anni fa... Facile capire perchè considero il commissario Maigret come un vecchio amico che non tradisce mai.
Il Maigret di Georges Simenon è stato un vero rivoluzionario nel mondo del poliziesco letterario. Una figura di investigatore assolutamente innovativo e per certi versi distruttivo di precedenti modelli consolidati. Mi riferisco alle figure di poliziotti e investigatori assolutamente perfettini, intelligentissimi e correttissimi. Il modello all'inglese tipo Sherlok Holmes (Conan Doyle) o Hercule Poirot (Agatha Christie). Maigret no. Lui è molto latino, molto sanguigno. Non disdegna un buon bicchiere di bianco o una birra fresca, vive in simbiosi con la sua pipa, non disdegna neanche trucchi e trucchetti, trappole e tranelli pur di arrivare all'obiettivo: acciuffare i colpevoli. Non c'è nulla di eroico nel suo lavoro, c'è invece costanza, metodo e umanità. Non vedrete mai Maigret con la lente di ingrandimento in mano in stile british, molto più facile vederlo imbufalito perchè non riesce a venire a capo di un caso difficile. Maigret non formula mai ipotesi premature, anzi esita e temporeggia sempre se c'è da ammanettare qualche indiziato solo per zittire i capi o i giornali. Il rispetto delle persone, anche se criminali, non lo abbandona mai. Simenon costruisce dunque il suo Maigret come un uomo alla ricerca di motivazioni altrettanto umane che portano al delitto, più che un sofisticato investigatore alla perenne ricerca di sottili indizi materiali. La tecnica scientifica (per quanto agli albori in quegli anni) non viene innalzata ad icona da venerare, perchè rimane sempre e solo uno strumento tecnico al servizio della capacità di analisi, alla deduzione, alla riflessione dell'uomo-Maigret. Ed è questa umanità la sua grandezza.



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