lunedì 23 aprile 2012

Film visti. Macelleria Diaz

DIAZ
Regia di Daniele Vicari.
Con Claudio Santamaria, Jennifer Ulrich, Elio Germano, Davide Iacopini, Ralph Amoussou.

[Voto: 3 su 5]



“Don’t clean up this blood”. Non pulire questo sangue... Il sangue è quello lasciato sui muri della scuola Diaz dalle vittime del pestaggio furibondo avvenuto durante l'irruzione della Polizia nel corso del G8 di Genova del 2001. Una triste e vergognosa pagina di storia dell'Italia contemporanea. In pieno berlusconismo, per intenderci.
Il film è angosciante e lascia addosso allo spettatore una sensazione di disagio e di rabbia. Non serve ad ammorbidire l'impatto emotivo la conoscenza dei fatti di allora, ampiamente descritti con dovizia di particolari dai media di tutto il mondo. Le immagini di repertorio originale, di taglio documentaristico, sommate a quelle girate dal regista Vicari, hanno un impatto terribile che non può non lasciare indifferenti, comunque la si pensi in proposito. Già, perchè le angolazioni dalle quali osservare e valutare quanto successe a Genova possono portare a conclusioni anche diametralmente opposte e in questa nostra Italia che è portata visceralmente a dividersi tra pro o contro, ciò non dovrebbe affatto meravigliare chicchessia. Ma, comunque la si pensi, la gravità dei fatti di Genova rimane intatta nella sua gravità oggettiva.
Il film si muove tra la rappresentazione dei fatti secondo il punto di vista dei diversi protagonisti, poliziotti e manifestanti. Un escamotage non nuovo e decisamente meglio realizzato e riuscito in altre occasioni (Prospettive di un delitto, di Pete Travis, 2008, uno degli esempi migliori). Per cui l'irruzione nella scuola Diaz viene mostrata più volte e con diverse soggettive. Ma anche dettagli apparentemente minori seguono la stessa strategia rappresentativa, con il risultato di far apprezzare allo spettatore come anche particolari in apparenza di secondo piano abbiano sempre un loro perchè. Un esempio su tutti, il ripetuto passaggio di una macchina della polizia sotto la scuola poche ore prima della tragica irruzione. Cosa ci fa qui? si chiedono i ragazzi del social forum. La risposta, purtroppo, sarebbe arrivata di lì a poco.

Il film nelle intenzioni del regista non pretende di dare soluzioni o risposte, quanto piuttosto di mettere sul piatto dei fatti e di porre delle domande. Per esempio sul perchè e su come si possa arrivare a tanta ferocia da parte delle istituzioni e degli uomini che ne fanno parte. Sul come sia possibile che alti funzionari della polizia si sentano in diritto di gestire situazioni così delicate con una spregiudicatezza cinica e spietata che da i brividi. Di come uomini e donne normali (siano essi black blok o poliziotti) lascino esplodere una spinta sadica e violenta, evidentemente sopita e repressa, ma pronta a scatenarsi bestialmente. Tutti elementi che portano lo spettatore allo stato di angoscia  di cui sopra.

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