venerdì 6 gennaio 2012

Film visti. J. Edgar Hoover, il potere sono io

J. Edgar
Regia: Clint Eastwood
Con: Leonardo Di Caprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Judi Dench, Josh Hamilton, Geoff Pierson, Ken Howard, Dermot Mulroney

[Voto: 4 su 5]

Premetto che l'esercizio di scrittura di questo post sarà quello di non indulgere nell'uso dei superlativi. Perchè con un film come J. Edgar, con un regista come Clint Eastwood e con un attore come Leo Di Caprio è veramente molto facile e naturale usare aggettivi sparati al massimo grado.
Un cenno sul personaggio principale del film, perchè sono sicuro che non sia una figura generalmente nota, almeno qui in Italia. 
J. Edgar Hoover è stato l'uomo più potente degli Stati Uniti d'America per quasi mezzo secolo. A capo dell' FBI per circa 48 anni fino alla data della sua morte nel 1972, non si è fermato davanti a nulla pur di proteggere il suo paese. Con lui e sotto la sua guida l'FBI è nata e si è sviluppata fino a diventare ciò che conosciamo noi, uno strumento investigativo al servizio del governo USA. Un mito per scrittori e sceneggiatori che, basandosi sulle indagini del Bureau, hanno costruito migliaia e migliaia di libri, film, telefilm, piéce teatrali. Un'istituzione che è diventata nell'immaginario collettivo degli americani e non solo degli americani, il simbolo per eccellenza di massima sofisticazione tecnologica investigativa. Le polizie di tutto il mondo si sono ispirate al modello FBI, pensate semplicemente ai nostrani ROS dei Carabinieri che quando devono essere presentati o catalogati sono sempre definiti "la versione italiana dell'FBI americana". Restando in carica durante i mandati di ben 8 Presidenti e tre guerre, Hoover ha dichiarato guerra a minacce sia vere che immaginarie, spesso infrangendo le regole per proteggere i cittadini americani. Il suo fantasma preferito da perseguire e combattere erano i comunisti. Un uomo, Hoover, che sarebbe piaciuto a Berlusconi sotto questo aspetto, con la differenza che egli aveva a che fare con i veri comunisti nel periodo della formazione dell'impero sovietico e della guerra fredda, mentre il nostrano Berlusca i comunisti li utilizza come espediente elettoral-propagandistico, quando ormai del comunismo in Italia e (quasi) nel mondo non vi è praticamente più traccia. I metodi di J. Edgar Hoover erano allo stesso tempo spietati ed eroici e la sua più grande ambizione era quella di essere ammirato a livello globale. Hoover è stato un uomo che dava grande valore ai segreti - soprattutto a quelli degli altri - e non ha mai avuto paura ad usare le informazioni in suo possesso per esercitare la sua autorità sui leader più importanti della nazione. Con intercettazioni di vario tipo (un dossier segreto non mancava per nessuno...) aveva praticamente in pugno chi deteneva il potere politico negli Usa, senza eccezioni di sorta, dai Kennedy a Martin Luther King, dai capi del Ku Klux Clan alle mogli con inclinazioni omosessuali dei politici di rilievo. Consapevole che la conoscenza è potere e che la paura crea le opportunità, ha usato entrambe per ottenere un’influenza senza precedenti e per costruirsi una reputazione che era formidabile e intoccabile.
Il film di Eastwood presenta il personaggio con assoluta credibilità e fedeltà, fino quasi ad essere spietato nel dipingerlo con tutti i suoi difetti. Edgar era un vanesio con manie di protagonismo. Succube della mamma con cui ha sempre convissuto fino  alla sua morte. Omosessuale tollerante con se stesso, ma intransigente e spietato con gli altri, che era pronto a ricattare in nome della ragion di stato e della sicurezza nazionale. Il film ce lo racconta su un doppio binario attraverso gli avvenimenti inseriti in un libro di memorie che Edgar detta ad un suo collaboratore e i flash back con una splendida fotografia quasi in bianco e nero che proietta lo spettatore dentro gli avvenimenti narrati. Questo continuo salto dal presente al passato vede Di Caprio impersonare il protagonista da quando era un giovane appena ventenne fino alla sua morte. Una magistrale prova d'attore che lascia incantati, con un contorno di altri interpreti di assoluto valore, a cominciare da Naomi Watts nel ruolo della fedele e devota segretaria personale, fino a Judy Dench nel ruolo della mamma dominatrice (..."preferisco un figlio morto che un figlio gay" dice rivolgendosi a Edgar).
Clint Eastwood ci restituisce un Edgar dominatore del suo tempo, despota spietato e incoerente, indulgente con se stesso, ma inflessibile e terrile nei confronti degli altri che giudica potenziali nemici del suo paese. Non si ferma di fronte a niente e a nessuno, cercando sempre e comunque di mettersi in mostra e di apparire come strenuo difensore della legalità. Esemplare e significativa la situazione immaginata da Clint in cui Edgar si affaccia al suo balcone per vedere il passaggio dei cortei presidenziali. Una specie di cerimoniale, una sorta di imprimatur, che si ripete varie volte con diversi presidenti. Un simbolo di come il vero potere molto spesso non sia quello dei politici, ma di chi sta alle loro spalle. I presidenti passano, J. Edgar Hoover resta...
Uno splendido film da vedere assolutamente.

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