domenica 13 marzo 2011

All'inseguimento della stella di Strindberg

La stella di Strindberg
di Jan Wallentin

Una croce ansata, una stella, un metallo sconosciuto, strane iscrizioni in una lingua misteriosa, un viaggio in pallone sui ghiacci del Polo, degli omicidi insoluti e un ritrovamento di reperti in un pozzo in fondo ad una miniera abbandonata. Questi gli elementi di avvio del libro di Wallentin, autore svedese pomposamente paragonato ora a Stieg Larsson (Millennium)ora a Dan Brown (Il codice Da Vinci). Credo che il tutto vada ridimensionato, e non di poco. 
La stella di Strindberg è essenzialmente un romanzo d'avventure più che qualsiasi altra cosa. Da quanti anni o decenni non leggevo niente del genere? Un'enormità, e devo dire che non mi è affatto dispiaciuto farlo, perchè mi ha rispedito indietro nel tempo e dio sa quanto fa bene farlo ogni tanto e ritornare un po' bambini, capaci di rimanere a bocca aperta davanti ad un racconto.
 
Questo libro, bisogna dirlo chiaramente, ha però più ombre che luci, specie nell'epilogo che è totalmente assurdo e includente, raffazzonato e poco credibile, quasi da far sorgere il fondato dubbio che l'autore non sapesse come uscirne per arrivare alla fine. Le cose buone del libro sono tutte prima dell'epilogo nel momento in cui la narrazione si stacca dalle avventure dei protagonisti in senso stretto gettando uno sguardo sulla storia europea delle prime due Guerre mondiali. Ecco allora che la qualità cresce e diventa interessante quando ha agganci e riferimenti storici concreti, l'esatto contrario di quando Jan Wallentin lavora di pura fantasia. Conseguentemente, il giudizio complessivo non può essere sufficiente. Particolarmente irritante la figura del protagonista Don Titelman che si impasticca di farmaci anfetaminici per tutto il libro e cita frasi in lingua Yiddish ad ogni piè sospinto. Insopportabile. E se il protagonista risulta istintivamente e visceralmente antipatico è pressochè inevitabile che il libro (di avventure) segua lo stesso destino.

Nessun commento: